Francesco e la sua vita distrutta - Live Sicilia

Francesco e la sua vita distrutta

La voce che risponde al telefono dal carcere di Paola, vicino Cosenza, è gentile, nonostante un’ispezione in corso: “Il detenuto Cardella Francesco sta qua. Certo, verrà a Palermo in questo momento tragico per lui e per i suoi cari. Come vuole che stia dottore? E’ distrutto”. Cardella Francesco era finito sui giornali qualche tempo fa. Citiamo da Livesicilia: “Il gup di Palermo, Giuseppe Sgadari, ha condannato per spaccio di droga quattro persone. La pena più alta è stata inflitta ad Alex Montalbano, che si è visto infliggere due anni. Domenico Lauricella e Francesco Cardella sono stati condannati ad un anno e quattro mesi. Infine, Francesco Vultaggio, assistito dall’avvocato Tommy De Lisi, ha avuto un anno (pena sospesa). A Vultaggio è stata riconosciuta la parziale incapacità di intendere e volere. I quattro erano stati arrestati a maggio dell’anno scorso, in un’operazione antidroga nel quartiere Sperone, a Palermo; nella stessa operazione erano stati sequestrati un chilo e mezzo di hashish e 11 mila euro, che sarebbero il frutto dell’attività di spaccio. Gli investigatori, nel corso di una serie di appostamenti in via XXVII maggio, ritenuta una delle basi di spaccio del quartiere, hanno concentrato le indagini su alcuni sospettati. Una serie di perquisizioni, condotte con l’ausilio di unità cinofile, hanno consentito di individuare la droga nascosta nel giardino e nelle abitazioni di alcuni degli arrestati”. E’ una cronaca del 3 maggio scorso.

Una vita difficile. Grane con la giustizia, in un contesto molto ben inserito nel mondo dello spaccio. Francesco Cardella aspettava la visita dei suoi parenti a Paola. Aspettava le figlie, la compagna e la suocera. Non li ha visti. Non ha potuto riabbracciare le sue bambine, Lucia e Patrizia,  per una questione di permessi non in regola. La famiglia è tornata a mani vuote. Sulla strada verso casa, l’incidente, la strage. Cardella era detenuto all’Ucciardone di Palermo, prima del trasferimento. I sussurri della giustizia raccontano di una lite con una guardia carceraria e del successivo cambio di sede. Destinazione Paola. Ufficialmente si accenna a “problemi ambientali in carcere”.
Via XXVII Maggio, nel cuore dello Sperone. Luogo celebre per lo spaccio. Zona elettiva della droga, come lo Zen  e il Borgo. Francesco ha preso la via delle sbarre. “Un nucleo familiare unito – racconta l’avvocato Rosa Salemi che l’assiste -. Lui, prima della disgrazia diceva: ‘Posso farmi anche dieci anni di carcere. Mi basta che ci siano le mie bambine, con me, di tanto in tanto’. Ieri è stata una fatalità, una controversia su un nullaosta – spiega l’avvocato -. Il comandante non c’era. Io ho parlato con Patrizia Cirlincione, la suocera di Francesco, fino all’una e mezza. Poi loro sono ripartiti, senza avere compiuto la visita. Oggi tutti hanno collaborato con grande sensibilità”.

Così ha inizio l’altro viaggio, la via crucis dello strazio di Francesco, palermitano dello Sperone.  A Catanzaro, in ospedale, da Lucia, la figlia morta nonostante i tentativi dei medici.  A Polistena per gli altri corpi. Tutti insieme torneranno a Palermo, nella tremenda estate di questo lungo addio.


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