Strage di Casteldaccia, tre condanne per la villa della morte

Strage di Casteldaccia, tre condanne per la villa della morte

La villetta della tragedia
L'esondazione del fiume Milicia provocò 9 morti, tra cui due bambini

Tre anni ciascuno di carcere. Il Tribunale di Termini Imerese ha condannato i tre imputati per la tragedia di Casteldaccia che costò la vita a nove persone, rimaste intrappolate dentro una villetta travolta dalle acque del fiume Milicia. Un’intera famiglia distrutta, compresi due bambini di 15 e 3 anni.

Le pene sono state inflitte dal collegio presieduto da Vittorio Alcamo al sindaco Giovanni Di Giacinto, all’architetto e responsabile della Protezione civile comunale Maria De Nembo e al proprietario dell’immobile, Antonio Pace. Decisa anche l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Pena accessoria non definitiva che, dunque, secondo la difesa, non sarebbe ostativa per la candidatura di Di Giacinto a sindaco di Casteldaccia.

“Anche se la famiglia dell’imputato Pace che assisto, ancora oggi sente il grave peso morale degli effetti di un disastro immane consumatosi tra le mura della propria casa, respinge ogni addebito penale – spiega l’avvocato Mariangela Cicero -. Attendiamo il deposito della motivazione, che ci renderà conto delle ragioni poste a fondamento della ritenuta responsabilità. Proporremo senz’altro motivi di appello”.

L’avvocato Mariangela Cicero

IL VIDEO DELLA VILLETTA IL GIORNO DELLA STRAGE

La villetta era abusiva e una sentenza del Tribunale del 2010 imponeva di demolirla. Un ordine disatteso, tanto che era stata presa in affitto da Giuseppe Giordano e dalla sua famiglia. Vi trascorrevano le festività e i fine settimana. Come in quel maledetto 3 novembre 2018.

Da sinistra l’avvocato Angela Ajello, Giuseppe Giordano e Anthony De Lisi
Tre vittime della strage

Le vittime

Nella tragedia persero la vita Francesco Rughoo, Monia, Antonio, Marco, Federico e Rachele Giordano, assieme a Nunzia Flamia, Matilde Comito e Stefania Catanzaro. Secondo la ricostruzione dell’accusa, la tragedia poteva essere evitate. Il Comune sarebbe stato informato dell’allerta meteo ed era al corrente del fatto che la casa fosse abusiva e andava abbattuta. Da qui le accuse per Di Giacinto e De Nembo di omissione di atti d’ufficio (da cui sono stati assolti) e omicidio colposo. Il proprietario dell’immobile, Pace, risponde solo di omicidio colposo. La pioggia ingrosso il piccolo fiume, che straripò trasformano l’immobile in una trappola.

Le parti civili

I familiari delle vittime si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Anthony De Lisi, Enrico Tignini, Miriam Lo Bello, Carmelo Adamo, Angela Ajello, Barbara Mistretta, Giuseppe Meli, Maria Valentina Morgana. Hanno ottenuto provvisionali immediatamente esecutiva comprese tra 50 e 100 mila euro. Il danno complessivo sarà stabilito in sede civile.

Non è passata la tesi difensiva secondo cui, gli imputati non avrebbero potuto evitare la strage. L’alveo del Milicia era ostruito a monte dai detriti scaricati abusivamente durante i lavori per l’ammodernamento della strada statale 121. E poi la quantità di pioggia caduta quel giorno in un’ora fu di 58 millimetri di acqua. In questi giorni nell’Emilia Romagna, falcidiata dal maltempo, fa notare la difesa, di millimetri ne sono caduto 300 in 24 ore. Ciò darebbe la portata della straordinarietà degli eventi atmosferici di Casteldaccia.


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