Zone blu e parcheggio al Tribunale| Braccio di ferro da 1,5 milioni - Live Sicilia

Zone blu e parcheggio al Tribunale| Braccio di ferro da 1,5 milioni

Il Comune chiede indietro gli extra profitti, ma la Panormus 2000, che ha affidato la gestione delle aree di sosta all'Apcoa, rompe il silenzio e passa all'attacco: "Soldi non dovuti, l'opera non è costata un euro allo Stato e ai cittadini".

PALERMO – Un braccio di ferro che vale quasi un milione e mezzo di euro e che ruota intorno al parcheggio multipiano costruito sotto il Tribunale e alla gestione delle strisce blu del centro città. Da un lato l’amministrazione comunale guidata da Leoluca Orlando, che batte cassa e chiede di rivedere la convenzione, dall’altra la Panormus 2000, società creata ad hoc dalla Gecopre che ha poi affidato la gestione delle opere alla Apcoa.

La questione riguarda la lettera h dell’articolo 6 della convenzione stipulata nel 2005 con cui si concede al Comune, passato il primo biennio, di procedere annualmente alla verifica dei bilanci della Panormus: un modo per monitorare gli incassi e calcolare un eventuale extra profitto da restituire al Comune in contanti oppure decurtando il numero degli stalli blu. Secondo i calcoli di Palazzo delle Aquile, il guadagno extra sinora conseguito ammonta a quasi 1,5 milioni di euro, di cui 1,3 fino al 2013 e il resto calcolato per il 2014.

Il 4 dicembre scorso il Comune ha così scritto alla Panormus chiedendo i soldi, a mezzo bonifico, entro 60 giorni. Ma l’azienda non ci sta e, forte di un parere legale dello studio Armao, si prepara a dare battaglia. “In questi anni – dice la società, che per la prima volta rompe il suo tradizionale silenzio – abbiamo sempre rispettato la convenzione con il Comune, garantendo la perfetta funzionalità del parcheggio che molte città italiane, e non solo, ci invidiano. Oggi ci ritroviamo nella situazione paradossale di dover subire, da parte dell’amministrazione comunale, con cui abbiamo sempre cercato, invano, un dialogo costruttivo, la richiesta di un importo di poco inferiore al milione e cinquecentomila euro a titolo di extraprofitti, in altre parole maggiori utili che non abbiamo mai conseguito. Una richiesta del tutto illegittima e infondata. Ma evidentemente non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire: le nostre osservazioni sono rimaste sinora inascoltate”.

Secondo la Panormus, infatti, il calcolo di eventuali profitti extra va desunto confrontando i bilanci di previsione allegati alla convenzione del 2005 con quelli relativi ai risultati conseguiti, tenendo in considerazione i bilanci e non solo i ricavi, come sostiene invece il Comune. “Un sacrosanto principio riconosciuto in precedenti sentenze dal Tar e dal Consiglio di Stato, per i quali il piano economico-finanziario allegato alla convenzione costituisce il nucleo centrale degli interventi – continua la Panormus – anche perché consente di verificare la sostenibilità della proposta di iniziativa privata da parte dell’investitore, sotto il profilo dei ricavi attesi e dei relativi flussi di cassa in rapporto ai costi di produzione e gestione”. Aspetto non da poco, visto che Parnomus sostiene di aver addirittura avuto ricavi minori del previsto per oltre 800mila euro.

La querelle, che vale 1,5 milioni, riguarda peraltro un progetto oggetto di numerose polemiche. Nel 2005 infatti l’amministrazione Cammarata diede il via libera al progetto di finanza per la costruzione del parcheggio a 4 piani da 711 posti, a cui aggiungere 2.701 in superficie a pagamento (le strisce blu): il tutto regolato da una convenzione e da un piano economico finanziario relativi alla concessione della durata di 90 anni. Ma i rapporti fra le parti non sempre stati sereni, come dimostra anche il fitto carteggio. Il Comune ha così chiesto un parere all’Unità tecnica per la finanza di progetto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha sancito come qualunque modifica della convenzione vada concordata e non possa essere attuata unilateralmente, oltre a sottolineare l’anomalia di una concessione così lunga.

Agli attacchi politici di vari consiglieri comunali, Paolo Caracausi e Filippo Occhipinti in primis, si è aggiunta lo scorso dicembre la presa di posizione del Comune. “Già dal 2005 – ha detto l’assessore alla Mobilità Giusto Catania – la precedente amministrazione era a conoscenza del fatto che il progetto di Project Financing che ha portato ad una abnorme distribuzione e gestione delle Zone blu a Palermo presentava delle criticità, a partire dalla inusuale concessione per ben 90 anni. Nonostante questo, la vecchia amministrazione ha deciso di tirare dritto, imponendo una gestione che sembra essere a tutto vantaggio della parte privata e che per di più ha delle zone d’ombra circa il ruolo di Apcoa, società che non sarebbe socia della Panormus 2000, né avrebbe partecipato alla procedura di gara per la realizzazione dell’opera. Con il provvedimento notificato alla Panormus e con il quale viene richiesta la restituzione di circa 1,5 milioni si apre una nuova fase dei rapporti fra Comune e soggetto privato perché dovrà esserci la massima trasparenza e correttezza, vista la delicatezza della situazione”. “Da anni – aveva aggiunto Orlando – ripeto e in tanti ripetiamo che questo sistema delle zone blu a Palermo presenta delle anomalie. Il fatto che le anomalie fossero note già nel 2005 getta un’ombra sull’intera operazione e ci determina ancora di più a fare chiarezza perché quello che in tutte le città è un servizio per la collettività non diventi invece uno strumento di guadagno facile per un soggetto privato”.

Accuse che però oggi la società respinge al mittente. “Panormus 2000 ha garantito in questi anni un servizio all’utenza e ci stupisce alquanto la dichiarazione del sindaco Orlando che lo ha definito ‘uno strumento di guadagno facile per un soggetto privato’ o quelle di alcuni consiglieri comunali che hanno parlato erroneamente ‘del pagamento di una tassa’. Il parcheggio non è costato un euro allo Stato e ai cittadini. Siamo disponibili a ricevere le osservazioni e i suggerimenti per il miglioramento del servizio, in un’ottica di collaborazione, ma chiediamo all’amministrazione comunale il rispetto dei termini della convenzione in tutte le sue parti”.

LE REAZIONI
“È singolare come la società Panormus sostenga che la vicenda non costi nulla ai palermitani – dice il consigliere Filippo Occhipinti – i termini di scadenza, novanta anni, non esistono in alcun investimento analogo fatto in Italia. Inoltre, l’operazione così come poi perfezionata, è stata sin dalla sua origine sbilanciata, in termini di vantaggio, a favore della parte privata. Lo sostiene in una relazione sin dal 2005 la stessa Unità di finanza e progetto del Ministero delle Finanze che portò la delibera di concessione anche ad avere un parere negativo dal Ragioniere generale del tempo. La realtà ci dice che la gestione degli stalli in superficie può e deve essere rinegoziata, che la scadenza deve essere riportata a non più di venti anni, come per analoghe operazioni. La Panormus, e per suo conto Apcoa, ha diritto a gestire il parcheggio del tribunale, ma deve rivedere sia i termini di scadenza della concessione che il numero degli stalli dando respiro ai residenti del centro. Il Sindaco, nell’interesse dei palermitani, chieda la rivalutazione del contratto o di parte del contratto e sottoponga una revisione dello stesso alla Panormus anche in virtù delle perdite, 800 mila euro, che questa ha dichiarato nella nota di risposta del Comune che invece ne chiede 1,5 milioni come extra profitti. Per questa cosa è singolare come si tenda a scaricare il rischio di impresa sul pubblico. Se Apcoa ha avuto garantito un certo flusso di ricavi superiore a quello previsto dal piano dell’opera deve restituirlo ,così come previsto . Se va in perdita non può scaricare sul comune le sue inefficienze di impresa”.

 


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