CATANIA . Pasquale Pacifico e Giuseppe Berretta si confrontano sul decreto svuota carceri durante un dibattito promosso dall’associazione Addiopizzo. “Sembra una resa dello Stato e della legalità ed è la riprova dell’incapacità della politica di risolvere i problemi”, dice il magistrato napoletano chiamato a commentare il decreto recentemente approvato dal parlamento italiano. Nato sotto la spada di Damocle di una sanzione da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo (legata alle pessime condizioni in cui vivono i detenuti italiani) e il caldo invito del Presidente della Repubblica, il decreto svuota carceri è ormai legge dello Stato. Le perplessità, legate anche a una serie di ricadute pratiche, ad ogni modo rimangono. Il presidente della sezione etnea della Anm, Pasquale Pacifico, è netto: “C’è stato un indulto nel 2006, che si era detto, doveva essere l’ultimo intervento tampone e invece dopo pochi mesi la situazione carceraria italiana era nuovamente allarmante, si ha quasi il sospetto che sia un’emergenza voluta per poter poi adottare provvedimenti di questo tipo”. Al carattere emergenziale del provvedimento, inoltre, si somma un’altra considerazione. “Per altro- aggiunge Pacifico- la cosa più grave è che passa un messaggio negativo cioè che in Italia, in un modo o in un altro, si può farla franca. Così come il principio di certezza della pena, una chimera che in Italia non esiste più”.
Non la pensa così, l’ormai ex sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Berretta, uno dei principali artefici della norma. Il parlamentare democratico difende il suo operato sottolineando le difficili condizioni riscontrate all’interno delle carceri italiane in termini di “rispetto della dignità umana” e di sovraffollamento (circa tre metri quadri di cella a disposizione per ogni detenuto che, nel migliore dei casi, diventeranno 4 con le misure previste). Berretta sciorina una serie di dati per sottolineare l’emergenza, che pure esiste e che lo stesso Pacifico riconosce. Per ottemperare al problema si è deciso di accelerare “il piano carceri” con la realizzazione di nuovi padiglioni e la ristrutturazione di alcune strutture, il bilancio previsto è di 4000 posti detenuto in più entro l’anno. A questo intervento si sommano tutte quelle “misure utili” contenute nel decreto che incentivano al ricorso di “forme alternative rispetto alla detenzione carceraria” di espiazione della pena come “la messa in regime della detenzione domiciliare”. Tra le altre novità ci sono le “modifiche alla disciplina in termini di piccolo spaccio”, l’istituzione della figura del garante nazionale dei detenuti e un potenziamento dell’utilizzo dei braccialetti elettronici. Una misura, quest’ultima, che il pm Pacifico giudica positivamente, ma sottolinea un “problema di carattere pratico” non indifferente: i braccialetti mancano in dotazione alla Questura di Catania.
Ma i rischi concreti riguardano soprattutto un altro provvedimento: la liberazione anticipata speciale. Il decreto svuota carceri, infatti, prevede che lo sconto (per buona condotta) della pena sale a 75 giorni ogni sei mesi invece che 45 giorni per semestre come prevedeva la liberazione anticipata. “Non è un provvedimento che si applica in automatico,- ci tiene a precisare Berretta- ma conferisce al magistrato la responsabilità di valutare se il soggetto sia meritevole di fruirne”. Un primo punto oscuro del provvedimento, prima dell’ultimo passaggio parlamentare, è che la liberazione anticipata speciale era estesa a tutti i detenuti a prescindere dal reato che li riguardava. Poi la rotta è stata raddrizzata escludendo nell’articolo 4-bis alcuni “reati di pericolosità sociale, come quelli per mafia”.
Eppure, qualcosa ancora non va come dimostra l’osservazione del pm Pacifico. “Sono molto critico nei confronti del provvedimento perché attraverso un meccanismo tecnico non determinerà soltanto la scarcerazione di soggetti detenuti per fatti di minore gravità, ma la scarcerazione di fatto anche di soggetti imputati per mafia, anche se è stata eliminata la possibilità concessione diretta del beneficio”. “Infatti, – spiega Pacifico- il soggetto mafioso non sempre è condannato per reati di mafia, può essere condannato per una rapina o per traffico di droga, nel momento in cui per questi reati viene applicato il beneficio della liberazione anticipata speciale, come previsto dal decreto svuota carceri, inevitabilmente per il principio di fungibilità di pena c’è il rischio che quella pena in più scontata venga imputata alle imputazioni di associazioni a delinquere di stampo mafioso, quindi ai reati che dovrebbero essere esclusi, determinando di fatto la scarcerazione di soggetti malavitosi”. Da un primo studio portato avanti dall’associazione nazionale magistrati emerge un dato estremamente preoccupante. “Siamo convinti che almeno dieci o dodici esponenti di spicco della criminalità organizzata mafiosa catanese usciranno per effetto di questo decreto svuota carceri”, dice il pm.