La tragedia di Aldo Naro. E, intorno, una città che dimentica il morto e il dolore; perché non ha interesse a provare pietà. Perché vuole soltanto rinchiudersi nel suo ghetto di pensieri rimasticati.

Regge al vaglio del giudice la ricostruzione dei carabinieri che si è chiusa con la confessione del minorenne. Il fermo è stato convalidato al termine di un nuovo interrogatorio.

Il caso Naro è tutt'altro che chiuso. Resta aperto il capitolo della rissa scoppiata in discoteca. Alcuni dei ragazzi coinvolti sarebbero già stati individuati. Altri, ancora no. Oggi nuovo interrogatorio per il diciassettenne che ha confessato il delitto.

Sarebbero gli addetti alla sicurezza parallela. Buttafuori pagati in nero per controllare chi vive nel loro stesso quartiere e cerca di imbucarsi in discoteca.

Il commerciante freddato lunedì sera, dopo la chiusura del negozio. (Nella foto la Procura di Palermo)

E' nel popolare quartiere palermitano che gli investigatori scavano per trovare l'autore o gli autori del pestaggio mortale di Aldo Naro. Da lì sarebbe partito il gruppo di giovani giunto a tarda notte al Goa che avrebbe poi provocato la rissa. E sempre allo Zen vivono persone che gravitavano attorno al servizio di sicurezza della discoteca. Sui loro ruoli sono in corso le indagini.

Le donne dei mafiosi devono seguire la strada che qualcun altro ha tracciato per loro. E quando Giuseppe Di Giacomo venne assassinato a Porta Nuova, furono i boss dello stesso mandamento a stringersi attorno alla moglie. Uno spaccato della quotidianità raccontato dalle intercettazioni in carcere. 

Gli esperti che hanno analizzato i resti umani rinvenuti in un grosso bidone sono riusciti ad isolare una traccia parziale di Dna compatibile con quello della giovane uccisa lo scorso aprile nel paese in provincia di Palermo.

Le intercettazioni in carcere fra i fratelli Giovanni e Giuseppe Di Giacomo, che sarebbe stato assassinato alla Zisa, svelano un retroscena su cui ora si concentrano le indagini per la barbara uccisione del penalista palermitano.

Depositate le motivazioni sulla conferma dell'arresto per la mamma accusata dell'omicidio del figlio Loris Stival avvenuto a Santa Croce Camerina. I giudizi durissimi dei giudici del Tribunale del Riesame. (Nella foto Veronica Panarello).

La donna venne uccisa con colpi di pietra il 7 gennaio scorso nel cimitero del capoluogo etneo. Ecco quali sono le persone indagate.

Lo ha deciso il Tribunale della Libertà che ha accolto il ricorso dell'avvocato Maria Michela Trovato ed ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare.

Esclusivo. I verbali dell'ex boss dell'Acquasanta e aspirante collaboratore di giustizia, entrano nell'inchiesta sull'omicidio di Giuseppe Di Giacomo, freddato per le strade della Zisa nel marzo scorso.

Un omicidio e la concessione dei domiciliari. Poi, il ritorno in carcere. Nonostante l'età.

Cade la prova chiave. Scagionato un cliente di Anna Maria Renna, assassinata in via Maggiore Toselli, e affetto da schizofrenia. Era sua la scarpa con la suola sporca di una sostanza che sembrava ma non era sangue. Il Dna del killer trovato nel lavandino.