Alessandro D'Ambrogio, reggente del mandamento mafioso di Porta Nuova, e Giuseppe Di Giacomo, ultima vittima della guerra di Cosa nostra, si sarebbero inventati una nuova forma di estorsione. E c'è chi pagherebbe tangenti per "liberare" il tonno sequestrato.

"Per pagare vendi un polmone, voi 'sbirriastivu'". Gli estorsori non andavano tanto per il sottile. Ecco come si rivolgevano alle vittime del racket. E' l'operazione che ha portato a sette arresti a Palermo. Coinvolti i titolari del 'Bucatino'.

di RICCARDO LO VERSO Una storia di pizzo e pestaggi a Palermo. Sette persone in manette. Coinvolti Giovanni e Maurizio De Santis, padre e figlio, titolari del ristorante 'Il Bucatino' di via Principe di Villafranca. Uno dei locali più noti e frequentati del centro città.

Salvo Albicocco nel 2010 fece arrestare i propri estorsori a Palermo. La scorsa notte ignoti hanno bloccato con la colla i lucchetti del negozio in fase di ristrutturazione del fratello, che si trova in via Palmerino.

L'imprenditore antiracket racconta la sua odissea ai microfoni del programma di Italia 1. Dopo gli attentati, la denuncia, il processo che ha condannato i membri del clan Panepinto e la scelta coraggiosa di restare nel suo paese, Cutrò è sul lastrico e lotta contro chi lo dovrebbe proteggere (All'interno il video)

Lettera dell'ex candidata alle Europee: "Il silenzio dopo la mia esclusione mi ha fatto sentire sola come quando ho dovuto affrontare le conseguenze delle denunce alla richiesta del pizzo".

E' il terzo 'segnale' del racket in due giorni nel capoluogo.

Dopo la decisione dei giudici che dispone il confronto in aula con Maurizio Lucchese, uno dei presunti estorsori dello chef, Giunta dice di essere "stanco di saltare da un'aula di giustizia all'altra". E durante il suo sfogo precisa: "Sono io la vittima, non il colpevole. E' un percorso infinito che scoraggia chi vuole denunciare".

Il portale raccoglierà testimonianze e iniziative delle associazioni antiracket nella Sicilia occidentale. Uno spazio, è dedicato alla testimonianza degli imprenditori che hanno denunciato i propri estorsori. Nella foto, Enrico Colajanni, Gregory Bongiorno, Elena Ferraro e Nicola Clemenza.

Secondo i supremi giudici, i pubblici ministeri hanno avuto ragione a chiedere gli arresti domiciliari per Guido Ferrante, agente del Reparto mobile di Palermo, poi scarcerato dal Riesame. Avrebbe suggerito ad un commerciante di corso Calatafimi di "mettersi a posto" con Michele Armanno e Giuseppe Zizo, poi arrestati. Erano loro a gestire le estorsioni nella zona.

La polizia ha accertato che un uomo ha sfondato la porta d'ingresso ed è poi fuggito. Nessuno si è introdotto nel locale, ma potrebbe trattarsi di un'intimidazione.

Giovan Battista Tagliavia, 29 anni, aveva dato fuoco all'auto della vittima per poi ricattarla: "Dammi 500 euro in una busta che così di tutto quello che è successo facciamo finta che sia stato un equivoco". Dopo la denuncia alla polizia, la condanna per tentata estorsione.

Sei e sette anni sono stati chiesti dal pm nei confronti dei tre presunti estorsori di Natale Giunta. La sentenza slitta per un ulteriore accertamento su una conversazione telefonica.

di DAVIDE GAMBALE La polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, più un obbligo di dimora, che ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di estorsioni, spaccio di droga, furti e danneggiamenti.

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