PALERMO – I bancari di Palermo, nella giornata nazionale del risparmio, sono scesi in piazza incrociando le braccia – in pieno salotto cittadino, tra via Generale Magliocco e via Ruggero Settimo – per protestare “contro la minaccia di nuovi tagli a occupazione e retribuzioni”. Si tratta della prima mobilitazione unitaria dopo tredici anni. La prima ‘rivolta’, promossa in tutta Italia, dalle organizzazioni sindacali di categoria (Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca, Fabi, Sinfub e Ugl) che hanno ribadito con forza il loro no alla disdetta unilaterale del contratto nazionale di settore formalizzato dall’Abi (Associazione banche italiane), la cui scadenza era invece fissata entro il luglio 2014. “Il contratto è stato rescisso diversi mesi prima della sua scadenza naturale – dice Leonardo Castagnetta -. Con questo atto ci stanno velatamente dicendo che non abbiamo più diritti. Vogliono utilizzare la crisi per ridurre il costo del personale e ciò è inammissibile. Un sopruso e un ricatto che non intendiamo accettare in silenzio”. Tensione e animi caldi tra i lavoratori presenti che assicurano: “Non ci fermeremo qui, faremo anche azioni eclatanti nei prossimi giorni, se necessario”.
“Siamo bancari, non banchieri”, questa la scritta a caratteri cubitali posta a capo del sit-in. Un modo per dire basta “all’erogazione di regali milionari al management” e chiedere più servizi alla clientela e maggiori garanzie per i lavoratori. “In passato il bancario era visto come una classe a parte – precisa Mario Benincasa, dirigente sindacale Fabi -, il buon partito diciamo, ma in realtà non è tutto oro ciò che luccica. La vera casta è rappresentata dai banchieri, la cosiddetta classe dirigente che prende milioni di euro e tiene strette le poltrone del potere fregandosene degli interessi di dipendenti e clienti”.
Parole forti e rammarico quando l’attenzione viene spostata sul tema dell’occupazione in Sicilia. Nell’Isola, infatti, nell’arco di 15 anni sono stati persi circa dodicimila posti di lavoro. “Sono stati persi tanti, troppi posti di lavoro nel settore bancario in questi anni – spiega Salvatore Mineo -, che non sono stati più cambiati e in un territorio come quello siciliano, già provato dalla crisi, ciò assume sempre più i contorni di un dramma umano ed esistenziale”. Un grido d’aiuto, infine, quello rivolto dai bancari al governo nazionale regionale per chiedere “una maggiore attenzione per i lavoratori che affollano gli istituti di credito”. “Vogliamo evitare a tutti i costi di essere ridotti ad automi che vendono prodotti esclusivamente speculativi – concludono i lavoratori -. Sì all’occupazione no al potere della casta, basta con i banchieri che si sentono i padroni del mondo”.