Spitaleri lancia la candidatura: |“Chiari problemi e soluzioni” - Live Sicilia

Spitaleri lancia la candidatura: |“Chiari problemi e soluzioni”

Sono cinque le liste che sostengono la corsa a sindaco della giovane democratica.

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GIARRE – Con i suoi 33 anni Tania Spitaleri, laureata in Filosofia, è la più giovane tra i candidati sindaco a Giarre. Giovane ma già con una lunga esperienza politica alle spalle. A 25 anni inizia la sua attività in consiglio comunale, dove viene eletta tra le fila del Partito democratico. Cinque anni dopo la riconferma nel civico consesso ancora una volta negli scranni dell’opposizione. Per tre anni, dal 2010 al 2013, è componente dell’esecutivo provinciale del Pd di Catania con delega al “Lavoro e Sapere”. Attualmente fa parte della Direzione Regionale del Pd Sicilia. Cinque le liste che sostengono la sua candidatura: Sicilia Futura, Proposta popolare, Giarre 2.0, Il Megafono e Il Quadrifoglio. 

Perché questa candidatura?

E’ stata una scelta meditata ed è dovuta alla convinzione che per incidere davvero sulla realtà, sul futuro e sul presente del Comune di Giarre bisogna ambire ad un ruolo di governo. Otto anni di opposizione hanno fatto sì che io conoscessi bene la macchina amministrativa, le istituzioni, i problemi del comune. Ed ho ritenuto, insieme alle persone che hanno deciso di sostenere la mia candidatura, che era giunto il momento di spendersi in prima persona per cercare di governare questa città e cambiarla dal governo con un nuovo modo di pensare allo sviluppo, alle giovani generazioni, alle donne, alla riorganizzazione della macchina amministrativa e ai servizi sociali. Tra l’altro ci vuole anche un modo nuovo di pensare al reperimento delle risorse perché sappiamo quale sia lo stato del bilancio del comune di Giarre e bisogna avere rapporti con il governo regionale e nazionale e soprattutto progettare per intercettare i fondi di Europa 2014- 2020, che sono l’unica vera certezza di finanziamento. Da lì bisogna ripartire, da uno sportello Europa che sia veramente all’altezza, da una formazione dei dipendenti specialistica per la progettazione europea e ovviamente non si può che mettere per prima cosa davanti il bilancio del comune e quindi accertare la verità sullo stato dei conti.

E’ stata comunque una candidatura sofferta. Prima delle dimissioni di Bonaccorsi si parlava già di una sua probabile candidatura per il 2018. Se si fosse andati al voto a scadenza naturale, pensa che si sarebbe potuta evitare questa lacerazione nel partito? 

E’ stato uno strappo dovuto, credo, ad un modo di procedere che non è stato condiviso, che ha visto delle uscite anticipate e che ha visto qualcosa che, a mio avviso, è stato errato: cercare alleanze al di fuori del Pd e del centrosinistra, prima di cercarle all’interno del centrosinistra di governo. Partire da un accordo con coloro che, possono anche essere alleati del Partito democratico a livello nazionale, abbiamo combattuto dai banchi del consiglio comunale, a mio avviso è un controsenso, che non può essere dimenticato e interpretato dopo quindici giorni dalle dimissioni di Roberto Bonaccorsi. Se avessimo voluto intraprendere rapporti politici saremmo entrati in giunta e non avremmo fatto sì che si dimettesse Bonaccorsi. Dimenticare il recentissimo passato dopo soli pochi giorni sembra la mancanza di segnale di un punto politico, che sulla questione locale deve essere imprescindibile.

Qual è stato l’errore più grande di Bonaccorsi? 

A mio avviso l’errore di Bonaccorsi, non l’uomo ma il sindaco, è stato quello di pensare che i problemi si potessero affrontare da un’unica prospettiva che era quella del sindaco. Quindi poco avvezzo all’ascolto delle istituzioni, alla comprensione dei malumori politici dovuti in gran parte, ritengo, ad un modo di procedere unilaterale, ad una mancanza di confronto. Ed a mio avviso l’errore più grande è stato quello di non aver fatto fondamentalmente il sindaco, ma di essersi intestato delle questioni meramente tecniche, di aver tenuto per sé tantissime deleghe importanti che di fatto hanno lasciato un vuoto politico all’interno di quei mondi, di quegli uffici. Non abbiamo avuto un assessore all’Urbanistica, al Personale , ai Lavori Pubblici. Abbiamo avuto in misto tra un tecnico ed un assessore al Bilancio. Gli è mancato un concetto vero di delega ed in politica quando bisogna fare delle cose si deve avere la capacità e la fiducia per poter delegare.

Ci presenta i suoi assessori designati?

I miei assessori designati sono totalmente in linea con il modo di ripensare l’amministrazione che la mia candidatura a sindaco, sostenuta da tutta una squadra molto forte, da cinque liste, da una coalizione molto ampia, vuole rappresentare a questa città. Sono due giovani professionisti, quarantenni. C’è un giovane avvocato, Vincenzo Silvestro, ed un ingegnere, Giusy Tomarchio, che hanno dei curriculum invidiabili, che si sono formati a Giarre, che conoscono i problemi di Giarre. Ho chiesto loro di darmi un supporto, di mettere la loro esperienza lavorativa, nell’ambito del sociale e le loro competenze al servizio di questo progetto. Ci sono progetti che riguardano le tecnologie, lo sviluppo, l’aprire lo sguardo oltre Giarre e ci sono conoscenze dal punto di vista amministrativo, e non solo, che sicuramente possono dare un segnale importante. Significa voler rompere gli schemi, in senso positivo, e voler dire che abbiamo delle risorse culturali e professionali che devono essere messe in luce. Avere avuto da loro piena disponibilità per me è un motivo di grande orgoglio. Sono molto simili a me e al progetto che voglio rappresentare. Non sono dei politici navigati, quindi è bello sapere che decidono di fare questo percorso insieme a me perché ci credono.

Nella sua coalizione ci sono tante anime, qualcuno dice troppe. Come pensa di metterle insieme?

L’adesione nasce su un progetto. Credo che il mio modo di intendere la politica in questi anni sia stato sotto gli occhi di tutti. C’è insieme quella coalizione che è quella del governo regionale, che guarda al riformismo portato avanti dal governo nazionale. Sono coloro che, eccetto qualcuno, hanno voluto rappresentare nell’ultimo anno e mezzo l’alternativa all’amministrazione Bonaccorsi. Quello che ci interessa non è ciò che si è fatto fino a qualche anno fa. Ci interessa sapere cosa si può fare insieme per il futuro. Si ha contezza, soprattutto da parte di chi ha esperienza, che non è più possibile replicare modelli che sono schemi vecchi, che sono modelli di governo che non fanno più bene alla città che si amministra, e che è giusto intraprendere percorsi nuovi. Ci vuole tanto coraggio anche da parte di chi ha più esperienza, però il coraggio lo abbiamo dimostrato anche quando siamo andati a casa abbandonando quelle che i cittadini chiamano le poltrone. Abbiamo abbandonato un seggio che non aveva più senso di essere ricoperto proprio perché non c’era modo per fare politica, per incidere.

Però pezzi di questa coalizione stavano per chiudere un accordo con l’ex sindaco Bonaccorsi e per entrare in giunta. 

Ritengo che non ci sia stato lo stesso modo di vedere le cose da parte di chi non voleva entrare in giunta ma che pensava che, data la situazione del comune, si potesse dare un contributo. Proprio sul modo di intendere la politica non si è trovata quella comunione di intenti che invece qualcuno auspicava di trovare. Però è stata un’operazione fatta alla luce del sole. Poi in politica ti insegnano a parlare con tutti e ad ascoltare tutti e di provare, se ci sono le condizioni, a mediare. Visto che non c’erano le condizioni e che i poli erano sempre più distanti, lì c’è stata la consapevolezza da parte di Roberto Bonaccorsi forse che doveva andar via perché non riusciva più a governare la città e nessuna delle persone che adesso mi sostengono si è messa di traverso. Si è accettato perché si è voluto. Ricordiamo che in tredici consiglieri comunali avevamo firmato una mozione di sfiducia che è l’atto politico per eccellenza. Quindi il giudizio negativo su quella amministrazione era già messo nero su bianco su quella mozione di sfiducia che poi non è stata presentata perché mancava un voto in aula. Basta mettere insieme alcune cose per capire che chi adesso pensa di nascondersi dietro una verginità ritrovata, invece, è chi e ha deciso le sorti di Giarre ininterrottamente per quasi 15 anni. 

I vostri punti di forza

La capacità di avere chiaro cosa vogliamo fare, la conoscenza reale di tutti i problemi che affliggono il comune di Giarre. Per otto anni non ho mai abbandonato la nave, nel senso che sono stata sempre a tempo pieno dedicata allo studio, alla conoscenza, all’ascolto dei problemi dei cittadini e interni alla macchina amministrativa. Quindi il quadro è chiaro ed anche le soluzioni sono chiare. Soluzioni già proposte ma mai messe in atto proprio perché si parlava dai banchi dell’opposizione. 

Le tre priorità di Giarre 

Senza dubbio lo sviluppo, quindi il commercio e l’artigianato che devono essere sostenuti, ripensati. Bisogna partire da quello che c’è di buono e far sì però che si torni ad investire a Giarre. Sviluppo significa occupazione e significa che gli imprenditori che sceglieranno di investire qui o di tenere le loro aziende qui devono sentirsi tutelati da un’amministrazione stabile e competente, che sia anche da guida per questi imprenditori. Se si hanno i collegamenti, se si hanno i progetti e le idee, le cose possono essere fatte anche bene, cambiando anche il volto di un territorio in maniera forte ed evidente. Le altre priorità non possono non essere che i più deboli. Dove stanno bene pochi non sta bene nessuno. Una città che deve ripartire deve anche guardare a coloro che non ce la fanno e ripensare anche il sistema dei servizi sociali, che non può essere puro assistenzialismo ma che deve dare opportunità e guardare ai bisogni degli anziani, dei giovani ma soprattutto delle giovani madri. Quindi ripristinando servizi come l’asilo nido. Questo per me è un punto nodale. Poi ovviamente i giovani. A Giarre è come se non ci fossero o comunque stentano a dire la loro a tutti i livelli. Da lì bisogna ripartire con delle politiche che abbiamo messo nel programma come prioritarie. Chi ha la voglia di fare cose, di investire a Giarre, deve vedere nel comune chi tende la mano, non chi demotiva i giovani di buona volontà. Dove mancano i giovani manca il futuro e Giarre oggi ha un’immagine spettrale.

Dissesto sì, dissesto no

Il dissesto non è una scelta. Bisogna che si verifichino alcune condizioni. Visto che sono componete da otto anni della Commissione Bilancio, non me la sono sentita ad oggi di prendere una posizione chiara. L’impegno prioritario è quello di fare una ricognizione vera dello stato delle finanze del comune. Se regge il piano di riequilibrio faremo di tutto perché si eviti. Se questo piano di riequilibrio, invece, è troppo fragile, allora bisogna fare delle scelte raccontando punto per punto ai cittadini qual è la situazione. A servizio di questa ricognizione metteremo le migliori risorse tecniche della Regione Siciliana. Sul tema del bilancio negli ultimi dieci anni si è fatta politica e propaganda. E’ un tema troppo delicato invece per prendere una posizione immediata e irreversibile. Bisogna capire anche cosa diranno gli organismi di controllo, anche perché le dimissioni del sindaco hanno lasciato inevasi degli atti fondamentali che servivano proprio ad evitare il dissesto: il bilancio di previsione, il conto consuntivo, una reale ricognizione dei residui. La mancanza di guida invece adesso fa vacillare ancor di più la situazione finanziaria. La Corte dei Conti aveva chiesto della documentazione entro il 30 giugno per fare il monitoraggio semestrale obbligatorio sul piano di predissesto o di riequilibrio. Vedremo se la Corte dei Conti prenderà tempo o se ci dirà se quel piano regge o non regge. Noi saremo a disposizione di tutti gli organismi preposti per decidere insieme a loro quale sia il futuro migliore per i giarresi e non solo per le casse del comune. Giarre deve tornare ad essere altro con la buona politica, perché non bisogna nascondersi dietro movimenti che non hanno a che fare con la politica. Bisogna invece mettere a servizio di Giarre tutti i rapporti istituzionali che si hanno, se si vuole veramente salvare questa città.

 

 


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