“Questa è una rapina”. Così hanno detto, con tono perentorio, coltello in mano e passamontagna a coprire il volto. Minacciosi, nonostante la giovane età. “E mio padre – racconta la figlia del commerciante di Casteldaccia, nel Palermitano, rapinato nei giorni scorsi – si è spaventato”. Era l’ora di chiusura e si è ritrovato questi due ragazzini davanti. Volevano l’incasso. Ma lui si è rifiutato, si è accorto che erano inesperti”. Inesperti e… golosi, a quanto pare.
L’arroganza della minaccia, infatti, ha quasi subito lasciato il posto alla dolcezza. “In negozio, accanto al registratore di cassa – spiega ancora la ragazza – mio padre tiene dei contenitori pieni di caramelle sfuse. I ragazzi ne hanno preso uno e se ne sono andati: ‘Allora ci prendiamo queste’ hanno detto prima di uscire”. Come a dire, ‘non ce n’andiamo mica a mani vuote, è una rapina questa, e noi ci portiamo via dieci euro’… in caramelle sfuse.
La figlia del commerciante accetta di riferire ciò che le ha raccontato suo padre nella sera della settimana scorsa, quando è avvenuta la rapina. “Mio padre ha capito che erano ragazzini, inesperti – dice – ma si è comunque spaventato alla vista del coltello. Quando ci ha raccontato ciò che era accaduto, dopo diverse ore, si è fatto una risata, rendendosi conto della storia paradossale che gli era capitata”. Il negozio non vende tabacchi, come inizialmente si era detto. E’ una vecchia attività di famiglia. “Mio nonno l’ha lasciata a mio padre”, precisa ancora la giovane. E, che lei ricordi, non ci sono mai state rapine. “Mio padre ha comunque chiamato i carabinieri e presentato denuncia: nonostante il bottino un po’ ridicolo è stata pur sempre una rapina a mano armata”. “Se finissero tutte così però – riflette uno dei cinque tabaccai di Casteldaccia – non sarebbe male”.