CATANIA – “Siamo stati messi con le spalle al muro”. Rovente il commento di Nuccio Condorelli, capogruppo della pattuglia Pdl a Palazzo degli Elefanti, sulla delibera con la quale il consiglio lunedì sera ha dato il via libera al piano di dismissione delle società partecipate del Comune presentato dal sindaco Raffaele Stancanelli. “Non è in questo modo – sottolinea Condorelli- che vanno fatte le scelte importanti di interesse collettivo per il bene della città”. La polemica è tutta in direzione del primo cittadino, responsabile, a detta degli stessi esponenti della maggioranza, di non aver contribuito affinché si realizzasse “quella sana collaborazione tra consiglio comunale e amministrazione che avrebbe evitato posizioni conflittuali e di scontro”.
La denuncia di Condorelli, “amareggiato” per quanto accaduto in aula, è in sostanza sull’intera gestione del voto: “Non si convocano i capigruppo – ammonisce l’esponente azzurro- trenta minuti prima dell’inizio dei lavori d’aula per avere l’alibi di aver tentato un dialogo col consiglio. Non si rifiuta il confronto con una delegazione di lavoratori quando questi ultimi chiedono con forza di parlare col capo dell’amministrazione. In questi casi – sottolinea Condorelli – non si manda un proprio assessore, quand’anche di pertinenza o il migliore della squadra, a giustificare irremovibili decisioni. Non si invitano tre giorni dopo i lavoratori -conclude- a discutere di una sentenza già inflitta”.
Non è certo più tenero con il sindaco, il vicecapogruppo del Pdl, Manlio Messina che spiega a LivesiciliaCatania il perché della fine della maggioranza. “Credo che qualsiasi buon osservatore che mastichi di politica abbia capito lo spirito della seduta di lunedì, forse, abbiamo assistito al momento più triste di questa amministrazione” dice Messina. “Quando si parla del lavoro, di pane, di famiglie che con ottocento mille euro al mese a stento riescono a campare, è già difficile trattare l’argomento, ma è ancora peggio se devi affrontare questo argomento in maniera quasi disarmata, ti arriva una delibera tra capo e collo, da votare entro la mezzanotte del giorno successivo, e se non la voti vanno a casa questi lavoratori; se non decidi per la vendita invece vanno a casa anche i consiglieri comunali”.
La denuncia di Manlio Messina non ammette fraintendimenti: “Non c’è stato alcun dialogo. Perché, pane al pane, vino al vino, non abbiamo potuto decidere. Non ne abbiamo avuto la possibilità. Volevamo dialogare con l’amministrazione ma ci ha posto davanti ad un out-out. La cosa è stata palese”. “Non si può pretendere che noi consiglieri – denuncia Messina – siamo lì a premere un pulsante solo perché lo chiede l’amministrazione e solo perché fai parte di una maggioranza”. Il dato nuovo, dunque, è ormai delineato e su questo versante il giudizio di Condorelli e Messina è unanime: “E’ inutile nasconderlo, la maggioranza non esiste più”.