Indagini e tensioni in FdI: gli ultimi 30 giorni di 'Manlio' nel partito

Indagini e tensioni in FdI: gli ultimi 30 giorni di ‘Manlio’ nel partito

I retroscena delle dimissioni. Il certificato penale e le tensioni

PALERMO – La data in calce all’istanza depositata nella Procura di Palermo è del 29 luglio 2025. Mentre esplode il caso FdI Sicilia sulla stampa, Manlio Messina, tra i fondatori del partito in Sicilia, vicinissimo e fedelissimo di Giorgia Meloni – potrebbe essere lui “Uomo 6” nelle informative che coinvolgono il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e l’assessora al Turismo Elvira Amata – riceve una risposta dal cancelliere.

La partita che porta il parlamentare di FdI alle dimissioni è durata mesi, ma gli ultimi trenta giorni sono stati cruciali.

Era il primo luglio

Il primo luglio, dopo la notizia diffusa da LiveSicilia sull’esistenza di un’inchiesta a carico di Amata, Messina deposita un’istanza ai sensi del 335 cpp. Ovvero per conoscere se fosse iscritto a registro “nella qualità di indagato”.

La risposta arriva il 29 luglio, appena in tempo per l’audizione dai probiviri richiesta dal presidente dell’Ars e dall’assessora.

“Non risultano…”

“Non risultano iscrizioni suscettibili di comunicazioni”. Manlio Messina non risulterebbe dunque indagato dalla Procura di Palermo. Il pubblico ministero per un tempo massimo di tre mesi può decidere il segreto sulle iscrizioni. Le carte, esaminate da legali di fiducia, porterebbero, al momento, a una concatenazione: se Messina non è indagato, all’interno del partito nessuno può attaccarlo.

La Procura potrebbe iscriverlo in qualsiasi momento, in teoria, ma per il processo a porte chiuse che si celebra nel partito guidato dalla premier, il ‘certificato’ del deputato catanese può non bastare.

Il telefono diventa incandescente dopo l’ufficialità delle dimissioni di Manlio Messina, una parte del partito le riconduce alla sua presenza dietro molti fatti che hanno portato FdI all’onere delle cronache. Dal ruolo di assessore al Turismo con l’appalto di Cannes, alla prossimità politica con Marianna Amato, una delle indagate intercettate, ai rapporti di vicinanza con Elvira Amata.

E quell’Uomo 6 che riecheggia nell’informativa è rimbalzato nelle chat dei Fratelli d’Italia anche a cavallo del 19 luglio, l’anniversario dell’uccisione di Paolo Borsellino. Un simbolo.

Un passo indietro

Bisogna tornare indietro ancora un po’ per mettere insieme i pezzi, perché se è vero che qualcuno in FdI sostiene di avere capito il senso di una scelta, ovvero che Messina si sia ritrovato ‘col cerino in mano’ senza essere indagato, altri allargano il cerchio fino al braccio di ferro per il caso Auteri, deputato regionale coinvolto nell’ipotesi di affidamento di fondi pubblici ad associazioni vicine a propri familiari. Ipotesi che ha respinto. Manlio Messina si è schierato con Auteri. In solitudine.

E arriviamo al 5 marzo. Manlio Messina si dimette da vice capogruppo vicario alla Camera di FdI. “Pare – scrivevamo – che abbia voluto dare un segnale ai colleghi di partito. Nella Sicilia orientale, lo scontro tra gli esponenti di punta di FdI ha alimentato tensioni e veleni. Messina ha formalizzato le dimissioni da vice-capogruppo vicario, irrevocabili”.

“Considerata la situazione articolata che sta coinvolgendo il partito in Sicilia da diversi anni e ritenendo tutti responsabili di tale situazione, me compreso – diceva Manlio Messina – ho deciso di dare un segnale importante a tutta la classe dirigente nella speranza che si possa trovare finalmente unità di intenti sulle scelte e le azioni da mettere in campo”.

Cosa succede il 31 luglio

Di mattina Galvagno e Amata vengono ascoltati dai probiviri. Amata rinvia la propria audizione perché ha chiesto di essere interrogata. Poche ore dopo arriva l’ufficialità. Manlio Messina si è dimesso da FdI.

Si chiude a riccio. Fonti vicine al presidente dell’Ars negano categoricamente che Galvagno possa avere formulato accuse nei confronti di Messina anche indirette, stesso discorso per Amata.

Ma il refrain, sussurrato nel partito, non solo in Sicilia non si ferma: ‘Le nomine fatte erano tutte cose che decideva Messina. Questo non vuol dire che lui abbia fatto reati’. E qui sarebbe scattato il carattere “focoso” di “Manlio”. Anche perché, dopo le sue dimissioni da vice capogruppo, non ci sono state prese di posizione forti. In Sicilia, tra l’altro, è arrivato un commissario da “fuori”.

Tanto basta per lasciare il partito, rinnovando il sostegno a Giorgia Meloni. Come dire: sei rimasta solo tu.


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