Un fulmine a ciel sereno, che rischia di trasformarsi in una vera e propria tempesta. Le dimissioni del vicesindaco di Palermo, Ugo Marchetti, rappresentano il primo passo falso della nuova giunta Orlando, insediatasi a Palazzo delle Aquile da appena tre mesi e che si ritrova così a perdere uno dei suoi pezzi più pregiati.
Perché Ugo Marchetti non era semplicemente il vicesindaco della quinta città d’Italia, come se già questo ruolo non fosse di per sé delicatissimo, ma era anche assessore ad un Bilancio che fa acqua da tutte le parti e soprattutto un tecnico di altissimo profilo, già generale della Guardia di Finanza e magistrato della Corte dei Conti, che nei piani del Professore avrebbe dovuto rappresentare, agli occhi del mondo, la prova di un cambio di passo a piazza Pretoria e l’avvio di una nuova stagione fatta di conti in ordine e trasparenza.
E invece, dopo nemmeno due mesi dal suo giuramento, l’ex militare ha rassegnato le sue dimissioni con una lettera consegnata ieri sera al sindaco, che ha provveduto così ad informare gli altri assessori. L’annuncio pubblico, invece, è stato dato solo oggi con uno scarno comunicato, accompagnato da uno strettissimo riserbo sulle motivazioni che avrebbero spinto Marchetti al clamoroso passo indietro. Bocce cucite, quindi, che si apriranno forse mercoledì in occasione di una conferenza stampa convocata per discutere della situazione finanziaria del Comune e che seguirà la riunione di giunta indetta per lunedì. E che un malessere dentro la maggioranza stesse covando, lo dimostrano anche le dimissioni, ritirate sul nascere, del capogruppo dipietrista Aurelio Scavone.
Ma nel palazzo le voci corrono e quelle sui motivi delle dimissioni del generale si fanno di ora in ora più insistenti. Alla base della scelta del generale non ci sarebbero motivazioni personali, quindi, ma divergenze di vedute col primo cittadino proprio sul bilancio e sulla gestione delle società partecipate, nonché su alcune nomine effettuate nelle ultime settimane. Al generale, peraltro già rientrato alla magistratura contabile di Roma, non sarebbe infatti andate a genio alcune scelte di Orlando, a partire dalla nomina del direttore generale Luciano Abbonato. Non per la persona in sé, quanto per la scelta di ricorrere a una figura esterna, che percepirà 180mila euro l’anno da un Comune quasi al dissesto, nonostante il divieto assoluto di nuove assunzioni sancito per legge. Il tutto motivato da un parere dell’Avvocatura comunale che, secondo alcuni osservatori, sarebbe stato fin troppo compiacente.
Nomina che è stata solo l’ultima di una lunga serie che ha portato ai vertici delle partecipate e nei cda di enti pubblici e privati fedelissimi del primo cittadino, che ha così ricompensato compagni di partito di vecchia data che l’hanno sostenuto nell’ultima campagna elettorale: da Emilio Arcuri a Giovanni Ferro, da Ettore Artioli a Marcello Capetta. Designazioni che risponderebbero più a un criterio di vicinanza politica che di meritocrazia, che sarebbe dovuta invece essere alla base del bando con cui il sindaco ha ricercato professionisti ed esperti per i cda.
Ma soprattutto ad incrinare l’idillio tra il Professore e il generale ci sarebbe stata la gestione delle aziende ex municipalizzate, in primis Gesip e Amia che sono ormai al collasso. La prima è stata finanziata in questi mesi raschiando praticamente il fondo del barile e attingendo da tutti i capitoli di spesa possibili e immaginabili, grazie anche a una deroga sul regolamento di contabilità. Il tutto in attesa che da Roma arrivino stanziamenti straordinari, richiesti più volte e quasi pretesi per mantenere l’ordine pubblico ed evitare una rivolta sociale. La seconda, se possibile, sta anche peggio: oltre all’emergenza Bellolampo, l’Amia è infatti al centro di uno scontro senza precedenti con i commissari nominati dal ministero, e di cui Orlando ha chiesto a più riprese la testa in alcune missive inviate al governo. Azienda che ha deliberato, alla vigilia di Ferragosto, la messa in liquidazione della controllata Essemme. Senza considerare che ad oggi il commissario Baldassarre Quartararo non ha ancora presentato la bozza di concordato preventivo, attesa per fine luglio, che dovrebbe quantomeno risolvere il problema dei creditori, Tribunale permettendo.
Una gestione, quella di Orlando, che Marchetti non avrebbe particolarmente gradito anche alla luce del fatto che dal prossimo anno il bilancio del Comune dovrà essere “consolidato”, e cioè tenere conto anche dei bilanci delle società. Per questo il generale aveva chiesto a fine giugno l’istituzione di un’apposita commissione di inchiesta interna a Palazzo delle Aquile per far luce sui conti delle aziende, già al centro di indagini della magistratura ordinaria e di quella contabile. Una proposta finita nel cassetto e sostituita con una più “morbida” cabina di regia dei cui effetti non vi è ancora traccia.
E anche sul bilancio non sarebbero mancate le divergenze, anche se in quel caso i dissidi avrebbero riguardato anche altri assessori, ognuno con un’idea diversa di come dovrebbe essere la prossima manovra. Troppo, insomma, soprattutto per un militare abituato più all’ordine e alla disciplina che alla sottile arte del compromesso tipica della politica. Una rigidità sui conti che non si sarebbe ben sposata con la gestione Orlando, anche se secondo alcuni avrebbero influito almeno in parte la distanza dalla famiglia, rimasta a Roma, e le difficoltà del compito.
Difficile prevedere cosa accadrà adesso. Lunedì, in giunta, il primo cittadino tenterà di tirare le somme di quanto successo e cercherà soprattutto di individuare il successore di Ugo Marchetti, visto che il suo passo indietro sarebbe irrevocabile. Nomi ancora non ne circolano, ma storicamente sono due gli orlandiani esperti di “conti”: il primo è Luciano Abbonato, che però è stato recentemente nominato direttore generale e che quindi dovrebbe in tal caso dimettersi dall’incarico praticamente ancor prima di cominciare; il secondo è Maurizio Caruso, storico consigliere della Rete, già presidente della commissione consiliare sul Bilancio e attualmente tesoriere di Idv, nonché candidato alle prossime regionali. Per il posto da vicesindaco, invece, la scelta potrebbe ricadere su Francesco Giambrone, assessore alla Cultura e fedelissimo del sindaco che vanta anche una lunga esperienza politica, e che proprio qualche giorno fa era stato incaricato dal sindaco di consegnare, in sua vece, otto compattatori all’Amia. Una circostanza che non era passata inosservata, visto che sarebbe stato più logico delegare Marchetti, ma che alla luce delle dimissioni del generale appare come il chiaro segnale di un malessere che covava da giorni.