E’ in arrivo un vero e proprio terremoto che rischia di decapitare la burocrazia comunale palermitana, mandare in tilt l’amministrazione e provocare nuovi guai per il sindaco Diego Cammarata. La sentenza del Tar che ieri ha respinto la richiesta di annullamento di una decisione della Presidenza della Regione, che a sua volta annullava un concorso interno al Comune di Palermo risalente al 1998 con cui otto funzionari sono divenuti dirigenti assumendo posizioni di rilievo all’interno dell’amministrazione, rischia di avere conseguenze imprevedibili per il funzionamento di un ente che non naviga certo in buone acque.
Il concorso, indetto nel 1997, prevede l’immissione in organico di otto dirigenti tecnici, ovvero ingegneri, da reperire all’interno della pianta organica dell’amministrazione in virtù della legge Bassanini. Analoga selezione viene bandita per decine di dirigenti amministrativi. L’anno dopo viene stilata la graduatoria ma un professionista esterno all’amministrazione presenta ricorso straordinario alla Presidenza della Regione per chiedere che il concorso venga aperto anche agli esterni. La decisione di Palazzo d’Orleans arriva solo nel 2002, in base a un parere del Cga (Consiglio di giustizia amministrativa che in Sicilia svolge le funzioni del Consiglio di Stato), e prevede l’annullamento della delibera di indizione del concorso sostenendo l’inapplicabilità della legge Bassanini in Sicilia, regione a Statuto speciale, senza un’apposita norma di recepimento.
Solo nel 2002 i dirigenti (alcuni dei quali frattanto hanno raggiunto posti di vertici nell’amministrazione) vengono a conoscenza del ricorso e decidono un ricorso al Tar per chiederne l’annullamento, ma stamane il tribunale ha dato loro torto. I nome dei sette dirigenti (uno nel frattempo è andato in pensione), che adesso rischiano di tornare ad essere semplici funzionari e ai quali potrebbe essere richiesta la restituzione delle indennità, sono già trapelati anche se la sentenza verrà notificata al Comune soltanto tra qualche ora. Si tratterebbe di Concetto Di Mauro (capoarea per le Infrastrutture), Vincenzo Polizzi (dirigente coordinatore Urbanistica), Girolamo D’Accardio (capoarea del settore Manutenzione), Antonio Martinico (sospeso per procedimento giudiziario), Sergio Romano (Ufficio autonomo per la sicurezza), Vincenzo Costa (Centro storico) e Bruno Orlando (Manutenzione). Nessuno può prevedere quali saranno le conseguenze della sentenza, ma l’eventuale mancanza dei dirigenti bloccherebbe di fatto l’attività dei settori interessati e i vertici dell’amministrazione comunale starebbero cercando con il sindaco, in queste ore, una soluzione. Per indire un nuovo concorso, infatti, servirebbero tempi lunghi e nel frattempo si potrebbe attendere l’esito del ricorso che i sette hanno già preannunciato, nominare ad interim i destituiti dalla sentenza o affidare le deleghe agli altri dirigenti del Comune. In ogni caso, però, a risentirne sarà il regolare funzionamento degli uffici.
Ma la vicenda potrebbe avere ripercussioni ancor più pesanti, configurando il danno erariale dal momento che nel 2002 la Regione aveva annullato la delibera con cui era stato indetto il concorso. La comunicazione della decisione della Regione sarebbe stata inspiegabilmente ignorata per anni, rimanendo nei cassetti del Comune fino all’odierna sentenza del tribunale amministrativo che comanda adesso l’invio dei documenti alla Corte dei Conti.
I dirigenti preferiscono al momento non rilasciare dichiarazioni, anche se manifestano tutta la propria amarezza per la vicenda. Secondo i legali di alcuni di loro, infatti, la legge Bassasini era applicabile in Sicilia e comunque, anche se il concorso fosse stato aperto agli esterni, una quota agli interni sarebbe stata riservata consentendo ad alcuni di loro di divenire dirigenti. Nessun commento da parte dell’assessore al Personale Roberto Clemente, mentre sia il capo di gabinetto del sindaco, Sergio Pollicita, che il direttore generale del comune, Gaetano Lo Cicero, risultano irreperibili. “Questo è l’ennesimo esempio di come questa città sia stata amministrata al di fuori di ogni regola – commenta Davide Faraone, capogruppo del Pd a Sala delle Lapidi – calpestando il merito e facendo prevalere l’appartenenza. Dalle grandi opere ai dirigenti, dalle Ztl alla Tarsu, tutte le grandi scelte di questa amministrazione stanno cadendo sotto i colpi dell’illegittimità giuridica, dell’inefficienza politica e dell’ignavia. Non mi interessa entrare nel merito giudiziario, sarà la magistratura a decidere cosa fare, ma l’opinione su questa amministrazione resta pessima”.
Secondo il capogruppo del Pdl Giulio Tantillo: “L’iter di questo concorso è iniziato prima dell’amministrazione Cammarata, anche se bisogna ammettere che qualcosa non ha funzionato. Va trovata una soluzione nell’interesse dei dirigenti e di coloro i quali avevano diritto a partecipare”.