TRAPANI – Terremoto nella sanità trapanese. La guardia di finanza ha eseguito 13 misure cautelari: due indagati sono finiti in carcere, otto ai domiciliari, per altri tre sono state disposte misure interdittive e obblighi di dimora. L’indagine, denominata “Aspide”, è stata coordinata dai pubblici ministeri Sara Morri e Francesca Urbani e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, riguarda in totale 17 soggetti indagati per corruzione, induzione indebita a dare utilità, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, truffa ai danni di Ente pubblico, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale, rivelazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale e false attestazioni di presenza in servizio.
L’inchiesta avrebbe fatto scoprire un ormai collaudato meccanismo di “addomesticamento” e “manipolazione” di procedure di gara, pubblici concorsi ed affidamenti di incarichi dirigenziali all’interno delle strutture sanitarie trapanesi attuato, in un contesto collusivo e secondo una logica clientelare, con la compiacenza di alcuni pubblici ufficiali. Oggetto del mercanteggiamento illecito anche la fornitura di attrezzature sanitarie necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19 da destinare ai reparti di terapia intensiva, e tutto a vantaggio sempre di una stessa società fornitrice.
Si è scoperto che in queste fasi di valutazioni controllore e controllato coincidevano nella stessa persona e questo dopo che i vertici dell’Asp avrebbero apposta esternalizzato i servizi di valutazione, progettazione, collaudo e predisposizione dei capitolati. Sono stati rilevati profili di illiceità anche in ordine ad altre procedure di affidamento di forniture per i servizi sanitari nonché relative all’assunzione di personale dirigente ed amministrativo presso l’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani. Le condotte illecite si sarebbero estrinsecate nel partecipare anzitempo a soggetti esterni ed a candidati, poi risultati vincitori della selezione, il testo da cui sarebbero state tratte le domande da porre in sede d’esame; in taluni casi sarebbero state anche fornite specifiche indicazioni in merito al contenuto delle domande stesse ed in una circostanza sarebbe stato rilevato il ruolo attivo di un componente della commissione prestatosi ad agevolare un candidato affinché selezionasse la busta contenente i quesiti concordati.
Nel corso delle indagini sono emerse una serie di altre condotte illecite: dal medico che nell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria, sostituendosi di fatto agli uffici preposti, avrebbe gestito personalmente la propria “agenda delle visite” intervenendo nelle procedure di pagamento da parte dei pazienti (incassando materialmente in contanti l’importo della visita eseguita), alla omissione della comunicazione del “contatto stretto” e della positività al virus da Covid-19 (con compiacenza del responsabile di laboratorio), alla richiesta di prestazioni sessuali nei confronti di una donna bisognevole di supporto nella procedura di rinnovo della patente di guida, per finire alle false attestazioni di presenza in servizio tramite abusiva timbratura del badge elettronico.