Istigazione al terrorismo islamico | Ricercatrice condannata e libera - Live Sicilia

Istigazione al terrorismo islamico | Ricercatrice condannata e libera

Kadiga Shabbi

Pena sospesa per la donna libica rimasta otto mesi in carcere.

PALERMOCondanna a un anno e otto mesi, pena sospesa e immediata scarcerazione. Così ha deciso il giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Jannelli al processo che vedeva imputata Kadiga Shabbi, la ricercatrice universitaria libica fermata per istigazione a delinquere in materia di reati di terrorismo. In cella c’è rimasta otto mesi. Il pm aveva chiesto 4 anni e sei mesi, ma è caduta l’aggravante della transnazionalità del reato. La donna potrebbe essere espulsa. Soddisfazione esprimo i legali dell’imputata, gli avvocati Michele Andreano e Salvatore Gambino, pronti ad appellare la condanna certi dell’innocenza della donna.  

Shabbi lascia il carcere dove era finita al termine di una battaglia giudiziaria. Il Tribunale del Riesame di Palermo, accogliendo l’appello della Procura, aveva disposto la custodia cautelare in carcere. Il giudice per le indagini preliminari non aveva convalidato il fermo ed aveva rigettato la richiesta di arresto avanzata dai pm, disponendo solo l’obbligo di dimora. Infine anche la Cassazione diede ragione all’accusa.

Sulla decisione avevano pesato le nuove “prove” acquisite dai pm Calogero Ferrara ed Emanuele Ravaglioli. Nel pc dell’indagata, infatti, erano stati rinvenuti una serie di scatti fotografici che svelerebbero i contatti fra la donna e alcuni personaggi legati ad Al Quaeda. Si tratta di immagini inneggianti alla jihad, la riproduzione di una sorta di proclama della guerra santa, guerriglieri islamici davanti a corpi ammassati in una fossa comune, il pavimento insanguinato di una stanza e la foto di un bambini kamikaze. Non solo materiale scaricato da Internet, ma inviato all’indagata forse da alcuni amici, tra cui dei militanti dell’organizzazione Ansar Al Sharia Libya bandita dalla Nazioni Unite.

Attraverso i social la donna avrebbe fatto propaganda a gruppi estremisti islamici e avrebbe avuto contatti con organizzazioni terroristiche come Ansar Al Sharia Libya e Libia Shield One e con foreign fighters ritornati in Europa dopo avere combattuto nei conflitti in Libia ed in Medio Oriente. 


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