PALERMO- Ma cosa cercava tutta quella gente che, oggi, allo stadio ‘Barbera’, è accorsa per dire addio a Totò Schillaci, in un ideale abbraccio alla famiglia? Quei palermitani, arrivati da ovunque, spesso con qualunque maglietta rosanero, volevano incontrare un ragazzo come loro, nel suo passo d’addio. Un ragazzo come noi.
Non si spiega un così grande e meritato amore, se non con una identificazione in qualcuno che deve essere umano, speranzoso, immenso e fallibile come te. Non si capisce il dolore che ci attanaglia, alla stregua di un lutto familiare, con l’incanto di una prodezza da capocannoniere. Ci vuole molto di più.
Siamo tristi perché è morto uno di noi. Perché Totò Schillaci era uno come noi. Era davvero, Totò, un ragazzo come noi, fissato nell’intercapedine di un titolo mondiale vagheggiato e dissolto. Esiste, forse, qualcosa di più potente ed eterno di un rimpianto?
Totò Schillaci era uno di noi, lo sentivamo vicino. Col suo approccio sincero-ruvido, con la sua fallibilità. A differenza di altri che scambiano il successo sportivo per un pulpito, dopo l’exploit al Mondiale, non aveva fondato una scuola di pensiero.
Non aveva pretesto di trasformarsi in un fenomeno di costume assoluto, né in un messia incespicante e ottuso, nemmeno in un simbolo. Era rimasto, semplicemente, Totò.
Ed era il semplice Totò con cui potevi parlare, prendere un caffè, chiacchierare amabilmente, se lo trattavi da persona, non da personaggio. Se – per dirne una – non ti diffondevi in torrenziali discorsi retorici sul ‘riscatto delle periferie’. Una definizione con cui la politica si sta gonfiando, come la rana della favola, nel profluvio di note in fotocopia.
E restano sempre abbandonate quelle periferie – ovviamente per colpa della politica da comunicato – che salgono alla ribalta del mondo, ma soltanto se qualcuno di pertinenza vince la classifica dei cannonieri. Altrimenti del loro destino non importa quasi a nessuno.
Totò era Totò. Un esempio di coraggio e generosità, per la sua gente, senza spocchia. Per questo, oggi, lo hanno cercato in tanti, e si sono affollati, pur di dargli l’ultimo saluto. Per questo stiamo soffrendo. Per questo noi continueremo a volergli bene.