Tracuzzi alla prova del romanzo| Stromboli e il papà Carmelo - Live Sicilia

Tracuzzi alla prova del romanzo| Stromboli e il papà Carmelo

Fabio Tracuzzi, in una foto tratta dal suo profilo facebook

La presentazione di 'Carmelo, beato lui. Il vulcano Stromboli e il cane Pipino' è stata ospitata al Centro Culturale Zo.

La copertina del libro

CATANIA – E alla fine arriva il romanzo. Fabio Tracuzzi mette tutto nero su bianco. Come giornalista, lo fa quotidianamente. Ma con Carmelo, beato lui. Il vulcano Stromboli e il cane Pipino (Giuseppe Maimone Ed.) si va di molto oltre la cronaca immediata. Si scava tra i sentimenti, tra le pieghe delle memoria. Un percorso forse obbligato, quasi un atto dovuto, per chi la terra di Sicilia l’ha raccontata sotto il versante delle storture, delle pagine untuose, terribili. Non lo è forse la tragica morte di Pippo Fava? Tracuzzi era al suo fianco. Non al momento della fine, sia chiaro. Ma in quelle due splendide avventure – giornalistiche e non – che furono Il Giornale del Sud e I Siciliani. Poco prima c’è Stromboli e una pizzeria: L’Ombrellone Rosso. E con lui gli amici Checco, Leone e Michele. Cosa c’entra con il romanzo e con una carriera fatta di carta di petrolio e inchiostro? Si tratta tuttavia di curriculum umano. E i libri, si sa, non si scrivono da soli.

Insomma, pagine che raccontano, foto che accompagnano. Un atto d’amore senza se e senza ma. Verso un uomo, Carmelo – suo padre – e verso un’isola, Stromboli. Ricapitolando: Carmelo col suo cane, Pipino, e la montagna. Ma raccontare Carmelo è impossibile se non lo vedi, lì su quell’isola nera, straordinaria magica. E oggi dopo anni, tanti e comunque ancora troppo pochi dalla sua morte, conoscere Carmelo diventa quasi indispensabile per chi ha amato Stromboli com’era e che, malgrado tutto, continua ad amarla. E tra scritti inediti, pagine corrette e articoli di giornalisti che hanno frequentato Stromboli e Carmelo, Fabio Tracuzzi cerca, riuscendoci, di ricomporre magie e momenti forse dimenticati o comunque relegati in un angolino del nostro cuore. Carmelo, più di venti anni fa, diceva, lui che l’aveva vissuta da sempre, che “ Stromboli non è più come era una volta”. E viene fuori un legame in un certo senso carnale fra don Carmelo e il vulcano che diventano simili complementari, l’amore e la rabbia che esplode improvvisa, la ruvidezza, Stromboli com’era e com’è diventata

Un momento della presentazione (Foto tratta dal profilo facebook dell'autore)

E come era una volta? Con queste pagine si riesce a farlo capire, a far scoprire le pulsazioni di questo scoglio nero. Un libro per tutti quelli che arrivano e sono tanti, sempre di più, ai quali non sembra interessare più di tanto di dove si trovano, cosa vivono, cosa sentono, cosa respirano. Attraverso queste pagine, queste foto, questo atto d’amore l’autore riesce a far capire loro un po’ di più di questa isola straordinaria. E il rispetto che merita. Un libro per tutti quelli che, e sono ancora tanti anche se molti non vengono più, che hanno vissuto Stromboli con Carmelo e che adesso si mimetizzano in un angolino dell’isola schiacciati dai rumori e dalla maleducazione dei nuovi visitatori. In attesa perenne che il peggio passi e che si possa tornare alla Trave o al Capitello(i due ristoranti di Carmelo di cui si parla anche nel volume)per una serata da ricordare, Un tuffo nel passato? Un’operazione nostalgica? No, piuttosto una speranza in un futuro migliore.

 


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