"Tradita dalla sinistra, Miccichè invece... Che assessore sarò" - Live Sicilia

“Tradita dalla sinistra, Miccichè invece… Che assessore sarò”

Parla il neo assessore alle Attività sociali. Il rapporto con gli ex compagni, l'autismo e il futuro.
INTERVISTA A ROSI PENNINO
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4 min di lettura

PALERMO – Rosi Pennino, assessore alle Attività sociali, qual è la prima cosa da fare?
“La prima e anche la più urgente: curare, da subito, le ferite di Palermo”.

Molti anni fa, Rosi Pennino era ‘la compagna Rosi’, nel Palazzaccio del Pds in corso Calatafimi, a Palermo. Oggi la ritroviamo assessore del centrodestra, nella giunta del sindaco, Roberto Lagalla. Ma chi la conosce giura che la sua scelta, maturata da tempo, non ha niente a che vedere con il valzer dei cambiacasacca. Lei è la mamma di Sara, figlia sua e dell’ex marito, il senatore renziano Davide Faraone. Sara è una ragazza autistica. Da questa fortissima esperienza personale è nata la sfida di ‘Parlautismo’, l’associazione che raccoglie le famiglie di tanti ragazzi bellissimi e speciali. Rosi Pennino ne è anima e cuore. Ora, trasferirà la sua esperienza ai piani alti dell’amministrazione.

Dal centrosinistra al centrodestra. Qualcuno avrà avuto da ridire, no?
“Io ho incontrato Gianfranco Miccichè che ha dimostrato una capacità di ascolto enorme nei confronti dei nostri ragazzi e delle nostre famiglie di Parlautismo. Il mio percorso cambia con lui, è lui che mi ha offerto, per primo, la possibilità di occuparmi, a livello istituzionale, dei più deboli, come ho sempre fatto, nella mia vita. Gianfranco è uno spirito colto, appassionato e gentile”.

Lo stesso Miccichè che non le manda a dire a Nello Musumeci? Il presidente della Regione non lo troverà tanto gentile…
“Sì, un uomo di grande sensibilità e generosità. Una sorpresa, quando lo conosci davvero. I temi importanti, comunque, sono di tutti, mica è vero che appartengono alla sinistra e che a destra non se ne può parlare. Anzi, io ho trovato molta attenzione qui. Non c’è una carta d’identità di chi vuole lenire il dolore. Noi dobbiamo curare le ferite di Palermo, come dicevo”.

Ma lei, che è, comunque, di un’altra formazione culturale e politica, lavorerà a fianco con colleghi come Carolina Varchi, di Fratelli d’Italia, figura non vicinissima ideologicamente. La imbarazza?
“Per niente. Carolina è un’amica e una persona di valore che condivide l’impegno come lo vedo io. Il sindaco è un moderato ed è questa la cosa che conta. Io faccio un altro discorso che non prevede le appartenenze. Dobbiamo metterci subito al lavoro. Come sa, vengo dallo Zen. Ci sono nata e cresciuta e me ne occupo, come mi occupo dell’autismo. C’è tanta sofferenza che chiede una risposta. E poi su Miccichè vorrei aggiungere…”.

Aggiunga pure.
“Sulla situazione dei migranti ha mostrato una grande sensibilità, come sulle vicende di tutti i deboli. Questo, nel mio vocabolario, è sposare i valori in cui credo”.

Ma perché si arrabbia sempre, visto che ne stiamo parlando, con il governatore Musumeci?
“Perché è un istintivo, uno che, come si dice, ‘non se la tiene’. Quello che ha in testa e nel cuore lo esprime”.

E lei che ne pensa?
“Non entro nel merito dei loro discorsi, non mi compete. Mi sembrano, e credo sia evidente, due personalità completamente diverse”.

Perché la sinistra l’ha delusa?
“Sono rimasta delusa, spesso, per la mancata apertura su temi che vanno curati insieme al di là delle appartenenze, da certo perbenismo elitario: un tradimento delle cose in cui credo. Per una mentalità che sposa grandi battaglie sociali, ma spesso solo sulla carta, strumentalizzando argomenti che sono di tutti. Almeno, quello che ho visto io, a Palermo e in Sicilia, va nella direzione che le ho appena descritto”.

Ipocriti, insomma, questi di sinistra?
“Più che altro con la fissazione di fare l’esame del sangue a tutti, distribuendo patenti di legittimità. La campagna contro il sindaco Lagalla, in certi casi, è stata vergognosa”.

Ma si contestava l’appoggio di due condannati per mafia: Cuffaro e Dell’Utri…
“Si può pensarla come si vuole. Io penso, perché lo vedo, che Roberto Lagalla è un uomo libero che non si fa condizionare da nessuno. Ma, ripeto, una cosa è criticarlo, un’altra cosa è offenderlo, mettendo in dubbio la sua nota rettitudine”.

Chi è Roberto Lagalla?
“Una persona perbene. Un uomo paziente, che sa comprendere. Conosce la situazione delle famiglie autistiche e quanto sono impegnata. Mi ha chiesto, su un tema delicato che riguarda il sociale, con grande delicatezza paterna: te la senti? E io ho detto sì. I bisogni devono essere trasferiti nel cuore dell’amministrazione, non dobbiamo dormirci la notte”.

I bisogni di chi?
“Degli ultimi, di chi non ha voce, di chi non si aspetta più niente dalle istituzioni. Io lavorerò ventiquattr’ore al giorno per dare il meglio di me stessa”.

Non la spaventa il compito?
“Sono determinatissima e poi ho amici che possono garantite per me in alto loco”.

Chi?
“Loris, il mio amico frate che mi ha accompagnato all’investitura (nella foto). Anche lui è un ragazzo dello Zen. Mi ha assicurato che pregherà moltissimo per me”.


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