CATANIA – “Sì ma lui…viaggi Nizza, dieci anni, dieci anni”. Le intercettazioni dei finanzieri svelano nuovi volti ed equilibri della mafia catanese. E un collegamento diretto, per il rifornimento di cocaina, oro bianco dell’industria che governa sui quartieri popolari, direttamente da Santo Domingo. Senza passare dalla ‘ndrangheta. Un colpo di mano dei catanesi. Un modo per fare soldi su soldi e alimentare contatti diretti con i produttori facendo lievitare gli incassi.
Dentro, in questo sistema, ci sarebbero i principali clan della città. Compresi i Nizza e quello che traspare, dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Anna Maggiore, è che i finanzieri stanno seguendo una pista della quale, l’operazione “Comprade”, è solo l’inizio.
Le cimici registrano la conversazione tra Stefano Borgese, accusato di traffico di droga, e la moglie Patrizia Parenti. I due sono all’interno di una macchina, pensano di essere al sicuro, e parlano dei viaggi “sì ma lui…viaggi Nizza, dieci anni, dieci anni, ma poi non è che partiva con sua moglie sai, che stanno andando a trovare la famiglia di sua moglie? Ogni due mesi, piglia e partiva solo…mi sembra un poco esagerata la cosa. Ti immagini, pigliano sta fotografia “narcotrafficanti”…ah me l’accollano a me, accanto al marito, compagno, portavano un chilo da Santo Domingo, i due sono…sei anni fa e lei gli ha detto del suo primo…nessuna pietà”.
Intercettazione che va letta, secondo la ricostruzione dei magistrati, insieme a un’altra, registrata il 19 marzo del 2015 tra Giuseppe Galati e Francesco Di Prima, detto “Frasciame”. Entrambi sono finiti al centro dell’operazione portata a termine ieri dai finanzieri. Non si fidano dei Nizza, i signori dello spaccio di Librino falcidiati dai pentimenti. Fabrizio Nizza, fratello del boss Andrea, ha scelto di collaborare con la giustizia e quando i due trafficanti vengono intercettati, Fabrizio ha già iniziato a parlare. Loro non si fidano neanche di Andrea che è stato latitante fino a poche settimane fa. Rivendicano che la loro “fortuna” è stata quella “che con Andrea Nizza non abbiamo fatto niente…perché questi Nizza sono diventati tutti quanti sbirri…mi stai capendo?”. Poi ricordano una fornitura di droga a questa famiglia mafiosa. “Glielo abbiamo fatto allora…una sola volta…quand’è che è stato e poi non l’abbiamo più fatto…però se noi avevamo un rapporto con qualche pentito…qualche cosa…noi eravamo persi…perché cascavamo pure noi…ma non per colpa mia…per colpa di quello, del pentito, mi stai capendo? Per questo io ti dico: <<Puoi stare tranquillo…non appena a me mi escono…stai tranquillo…è normale che uno…per dire…prende le sue precauzioni…perché non è che io ora faccio le cose…io li faccio diventare scemi”.
Un altro passaggio sul quale puntano l’attenzione i giudici mette a nudo il più grande timore dei trafficanti, quello di essere accusati di associazione mafiosa. Perché loro, rifornivano la mafia.
Galati, in particolare, faceva il posteggiatore, lo rivendica quasi come una copertura nei confronti degli inquirenti “che ti vogliono far scattare l’associazione e lì ti fottono!”. “Allora – continua il giovane trafficante – mi hanno dato…lo sai qual è stata la deposizione che ho fatto io? Perché ci sono stati i finanzieri che mi conoscevano…che io facevo il posteggiatore, dici: <<Questo qua che ha entrate e uscite da Santo Domingo, che sua moglie è di là, poi questo ragazzo se era quel tempo che faceva questo lavoro, come mai il parcheggiatore sotto l’acqua e sotto il vento?”. A questo punto della conversazione le cimici registrano quella che sarebbe la strategia concordata con il legale per creare una copertura: “E con l’avvocato abbiamo studiato tutta una cosa che questo era il primo che facevo…che io sono salito là sopra senza soldi…mi hanno fatto credito in base ad un cugino di mia moglie…là di un cugino…che là mi ha dato fiducia e io sono sceso con questa cosa…per il momento di crisi”. Per questo, e grazie a questa strategia, “a me stanno dando – dice Galati – semplice corriere”. Non sa, il trafficante, che in quel momento gli uomini della tributaria lo stanno intercettando e che, grazie ai suoi contatti, hanno iniziato a ricostruire la mappa del traffico di droga di importanti famiglie mafiose. “Le guardie – conclude il trafficante – vedono che io lavoro per qualcuno e questa famiglia, si assume persone come me…”. E se una famiglia assume un trafficante, per guadagnare di più sul traffico di droga, per la legge si chiama associazione mafiosa.
Bisogna attendere ancora qualche settimana per vedere se le ipotesi degli investigatori, seguendo la pista delle intercettazioni, porteranno ai piani alti della mafia, ricostruendo il nuovo asse che ha fatto affari, slegato dalla ‘ndrangheta. I presupposti ci sono tutti.