PALERMO – E’ una tragedia di cui ancora non si conoscono i responsabili quella che riguarda la morte di Antonino Castiglia, l’operaio di 52 anni che ha perso la vita ieri, cadendo da un’impalcatura nell’atrio dell’ex Convento di Sant’Antonino. I documenti che devono attestare la presenza degli standard di sicurezza nel cantiere della Consart – la ditta presso la quale Castiglia lavorava e che aveva già effettuato i lavori di restauro a dicembre – devono ancora arrivare da Catania per essere esaminati nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Francesco Del Bene, che insieme ai tecnici dell’Asp dovrà fare luce su una vicenda avvolta nel giallo.
La documentazione, infatti, sarebbe già stata chiesta ieri dal direttore dei lavori, quando ancora non si era verificata la tragedia. Inoltre, come ha precisato il rettore Roberto Lagalla: “L’intervento doveva essere eseguito per ripristinare alcune tegole rubate qualche settimana fa, ma – aggiunge – non era ancora stato autorizzato dai tecnici dell’ateneo”. Insomma, secondo i primi accertamenti, quel ponteggio realizzato dalla ditta che ha sede a Valverde, in provincia di Catania, non sarebbe stato in regola. A smentire questa tesi potrebbe essere la documentazione che esaminerà Del Bene: “L’inchiesta va avanti – spiega – e ci sono già degli indagati, ma prima di sbilanciarci dobbiamo avere in mano la documentazione”.
Sul registro degli indagati ci sarebbero infatti i nomi di soggetti la cui posizione dipende proprio da quelle carte che la società cooperativa etnea dovrà consegnare nel più breve tempo possibile. Nel frattempo, oltre all’aspetto che riguarda le condizioni della sicurezza del cantiere e la posizione lavorativa di Castiglia, c’è quello delle cause del decesso. Come i compagni di lavoro hanno raccontato una volta giunti in ospedale, infatti, l’operaio avrebbe improvvisamente perso l’equilibrio per fare poi un terribile volo di sei metri.
Nessuno ha chiamato i soccorsi: il 52enne è stato caricato in macchina e trasportato al Civico, dove è però arrivato senza vita. Uno dei colleghi garantisce che l’impalcatura era sicura: “Abbiamo lavorato insieme tutto il giorno – dice – ma in quel momento l’ho perso di vista. L’abbiamo trovato a terra, non so quale movimento abbia provocato la perdita di equilibrio. Forse – aggiunge – invece di scendere dalla parte laterale del ponteggio, dove ci sono delle scalette, ha provato a scendere da dietro. Non lo so. So soltanto di avere perso un caro compagno di lavoro”.
Un dolore che si respira anche in via Filippo Corazza, a pochi metri dalla stazione centrale, dove l’operaio viveva con la famiglia. In quella casa le finestra sono chiuse, tutti attendono di sapere la verità. C’è anche l’ipotesi che, a cogliere all’improvviso Castiglia, sia stato prima un malore . Poi, quindi, la caduta fatale. Su questo potrà fare luce soltanto l’autopsia che sarà eseguita domani pomeriggio all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, dove la salma si trova da ieri sera.