TRAPANI – Il clima alla vigilia è quello dell’ultima spiaggia. Serse Cosmi si presenta in conferenza stampa per affrontare i temi legati a un Perugia-Trapani ricco di significati: in palio non ci sono solamente i tre punti, ma anche la possibilità di riemergere dopo un crollo verticale. Il contesto non sarà dei più semplici, ma in situazioni del genere le qualità tecniche e morali di una squadra possono emergere e mutare il senso di una stagione sin qui fallimentare: “In settimana il direttore ha espresso chiaramente alcuni concetti, non ho nulla da aggiungere – afferma il tecnico -. Noi dobbiamo pensare alla sfida di Perugia: il ‘Curi’ è un campo per pochi. Bisogna avere idee chiare, personalità e coraggio. Altrimenti ci si consegna all’avversario e al pubblico. Per me, di solito, questa non è una partita normale, oggi lo diventa. Devo concentrarmi solo sul Trapani, considerato il momento. Affronteremo un’ottima squadra, Bucchi sta facendo bene: sono molto legato a lui, è un ragazzo intelligente, con idee e qualità. Farà strada”.
Da un allenatore emergente a un altro navigato eppure in bilico. Cosmi non ci gira attorno e va subito al nocciolo della questione: “Conosco la mia posizione, so quali sono le mie responsabilità e cosa si può fare per venirne fuori. La paura dell’esonero è l’ultimo dei miei pensieri, anzi: se un mio eventuale allontanamento desse al Trapani la matematica certezza di salvarsi, ci metterei un secondo a lasciare. Ma la realtà è ben diversa. Non posso, non voglio e non devo scappare da una situazione complicata eppure non impossibile da risolvere”. Così su Coronado e Petkovic: “Igor è importante, pensare che da solo possa risolvere tutti i nostri problemi sarebbe follia. E’ convocato. Bruno non è al massimo, a dirlo sono le sue prestazioni. Da maggio a oggi non ha mai terminato una settimana di allenamenti: tolto Maradona, nessuno è mai riuscito a fare bene senza preparazione”.
Ma il tecnico perugino non ha alcuna intenzione di arrendersi. La possibilità di ribaltare la situazione è concreta, basta veramente poco per riaccendere la miccia: “L’errore da non commettere è quello di pensare di averle provate tutte, la rassegnazione non può e non deve subentrare. Sinora ne ho provate tante, ma non tutte. Per riaccendere la squadra e l’ambiente ci vuole capacità, voglia e anche un pizzico di fortuna. Poi bisogna gestire il dopo ma sarei ben lieto di pormi il problema. Una chiave c’è sempre, spero di essere all’altezza del compito a cui sono chiamato. Lo sport è una metafora della vita: ho detto ai giocatori che le situazioni dure si risolvono trovando in se stessi la forza. Sperare che qualcuno vada a risolverti i problemi ti complica ulteriormente le cose. Riuscire a venir fuori da questo momento, significa poter affrontare altre difficoltà avendo già un riferimento legato a un’esperienza di sport. Possiamo farcela”.