Trapani, Lagalla e la borsa di studio: inchiesta archiviata

Lagalla e “l’aiuto per una borsa di studio”: inchiesta archiviata

Il giudice chiude il caso per "infondatezza della notizia di reato"
IL PROVVEDIMENTO
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PALERMO – “Infondatezza della notizia di reato”. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trapani, Massimo Corleo, ha archiviato l’inchiesta per abuso d’ufficio che coinvolge il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.

Si tratta di uno stralcio dell’indagine “Artemisia” della Procura trapanese, sfociata in un processo a carico dell’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto e di altri 17 imputati. Avrebbero costituito un centro occulto di potere, una super loggia, capace di condizionare la vita pubblica e amministrativa in alcuni Comuni trapanesi.

In questo contesto i pubblici ministeri ipotizzarono che Lo Sciuto si fosse attivato affinché l’Università di Palermo, allora Lagalla era il magnifico rettore – assegnasse una borsa di studio alla figlia di una persona che stava molto a cuore all’ex deputato regionale eletto nel Mpa e poi transitato in Forza Italia. E cioè il dottore Rosario Orlando, già responsabile del centro medico legale dell’Inps e componente delle commissioni di invalidità civile.

Le intercettazioni

“Mi ha dato la carta di sua figlia, ora vado da Lagalla, con la speranza che gliela sistemo”, diceva Lo Sciuto. La “carta” era una borsa di studio di 6000 euro: “Vediamo se ci riusciamo, me la gioco tutta, che devo fare, e noi abbiamo la strada aperta”. Il giorno dell’appuntamento Lo Sciuto disse al suo autista: “A posto, me la sistema la cosa”.

La posizione di Lagalla, che fu interrogato, fu subito stralciata e la stessa Procura aveva chiesto l’archiviazione. Il 21 ottobre scorso, ma Livesicilia ha appreso la notizia solo ora, è arrivata l’archiviazione.

Più borse di studio di quelle assegnate

Il legale dell’attuale sindaco, l’avvocato Lillo Fiorello, aveva subito respinto l’accusa che vi fosse stata l’interferenza del rettore. Ipotesi, quest’ultima, smentita da alcune testimonianze. In ogni caso non furono utilizzate neppure tutte le borse di studio disponibili. E il giudice per le indagini preliminari lo conferma.

“Non c’è prova, ipotetiche ingerenze”

Non risulta raggiunta la prova dell’ingiustizia del danno – scrive il Gip Corleo – atteso che dalle attività d’indagine svolte e dalla documentazione acquisita dall’Università di Palermo è emerso che i posti messi a concorso non sono stati tutti assegnati, dunque è ben possibile che Miriam Orlando, figlia dell’odierno indagato, avrebbe verosimilmente ottenuto la borsa di studio anche senza le ipotetiche ingerenze di Lo Sciuto e Lagalla“.

“Ho atteso con paziente fiducia che la giustizia facesse il suo corso nella personale e consapevole certezza della infondatezza, oggi pienamente confermata, di ogni addebito a carico della mia condotta professionale ed istituzionale – commenta Lagalla -. Resta l’amarezza per il ritardato accertamento di una verità che, se attentamente ricercata, sarebbe risultata evidente ben prima della conclusione delle indagini preliminari.”


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