TRAPANI – Il “trucco” delle pietre. E’ il retroscena dei lavori di costruzione del porto turistico di Castellammare del Golfo, inaugurato in pompa magna nel febbraio 2022 alla presenza del governo regionale quasi al completo (all’epoca guidato da Nello Musumeci). Adesso si scopre che l’impresa, tanto elogiata per quei lavori, avrebbe condotto una maxi frode.
Il provvedimento del Gip
Il provvedimento a firma del gip del Tribunale di Trapani, il giudice Samuele Corso, ed eseguito nei giorni scorsi dai Carabinieri di Trapani contro la spa European Costruction Company, di Priolo Gargallo (Siracusa), è un sequestro preventivo per equivalente, per bloccare somme e beni il cui valore corrisponde alla presunta frode di 2 milioni di euro che sarebbe stata fatta nel corso dei lavori per la costruzione del nuovo porto di Castellammare del Golfo. Parte offesa l’assessorato regionale alle Infrastrutture che ha elargito il finanziamento per la esecuzione dell’appalto.
L’indagine
L’indagine ha visto iscritti nel registro degli indagati sei persone, Giuseppe Pirri, 42 anni, ingegnere, e presidente del Cda dell’impresa, Carmelo Misseri, 67 anni, socio di maggioranza della ditta Sics spa (in ati con la European Costruction Company), Renato Contino, 77 anni, tecnico incaricato per l’analisi delle opere in calcestruzzo, Paolo Carpinteri, 68 anni e Marcello Giummo, 43 anni, tecnici dell’impresa European Costruction Company, il primo direttore del cantiere, Maurizio Scozzari 53 anni, responsabile all’epoca dei fatti (2019) dell’ufficio locale marittimo della Guardia Costiera di Castellammare del Golfo, in generale indagati per corruzione, istigazione alla corruzione, frode nelle pubbliche forniture.
“Noi ce lo dobbiamo tenere buono”
L’inchiesta è un troncone dell’indagine antimafia denominata “Cutrara” e ha “fotografato” circostanze risalenti al 2019. I carabinieri intercettando le attività del capo mafia Francesco Domingo, si sono imbattuti in questa vicenda di malaffare e mala amministrazione, lavori pubblici oggetto di trattative anche per aumentare i guadagni dell’impresa esecutrice. Assunzioni “raccomandate”, come quella del figlio del luogotenente Scozzari della Guardia Costiera, per contraccambiare sui controlli che non sarebbero stati condotti.
“Noi ce lo dobbiamo tenere buono” è stato sentito dire Marcello Gummo (responsabile tecnico dell’impresa) riferendosi al luogotenente Scozzari con Paolo Carpinteri (direttore del cantiere), ma dinanzi alle sollecitazioni del comandante della Guardia Costiera locale, fatte per sms, Gummo aggiungeva: “digli che si sta calmo e che queste cose per telefono non le deve scrivere. Compare che sei cretino che continui a scrivere per telefono. Ma ci vuoi fare attaccare a tutti. Digli di cancellare tutte le chat…se questi messaggi li legge qualcuno lo attaccano…se lo inculano”.
“Il trucco delle pietre”
Escluso il coinvolgimento di soggetti appartenenti di Cosa nostra, e quindi esclusa l’infiltrazione mafiosa, la Procura antimafia di Palermo ha trasmesso gli atti per competenza alla Procura di Trapani.
Il sequestro preventivo per equivalente è stato chiesto al fine di “congelare” beni e denaro che potevano essere distratti.L’ipotesi della frode in pubbliche forniture oltre che emergere dalle intercettazioni, è stata confermata da due consulenti tecnici nominati dalla Procura. Titolare delle indagini è il sostituto procuratore Francesca Urbani.
La frode ha riguardato la parte dei lavori relativa all’eliminazione del materiale roccioso posto sul fondale. Nella sostanza il committente Regione avrebbe pagato una maggiorazione non dovuta relativa alla eliminazione dai fondali del materiale roccioso. Sulle carte venne certificata una particolare natura delle rocce sul fondale, rocce pesanti e difficili da togliere se non facendo ricorso a interventi tecnici particolari e quindi costosi, nella realtà di rocce così dure sui fondali non ce ne erano. I tecnici del cantiere annotarono che le pietre sul fondo portuale avevano “una resistenza e durezza maggiore della realtà”, così come provato da “cubetti” finiti però spariti (le regole di appalto non prevedevano la loro conservazione).
Le intercettazioni
Ma l’intrallazzo è finito tutto intercettato. I Carabinieri infatti ascoltarono due tecnici dell’impresa Renato Contino e Paolo Carpinteri, quest’ultimo “factotum” dell’impresa European Costruction Company e indicato dal gip come il “regista della frode”, parlare della problematica; il primo informava il secondo che “era tutto materiale friabile…ci sono pietre dentro vuote”.
Per aggirare quello che sulla carta era diventato un ostacolo per ottenere maggiore denaro, addirittura i due vennero sentiti ipotizzare di prendere altrove i massi, per dimostrare ciò che nella realtà era impossibile potere provare: “reperite una decina di massi (a parlare così era Contino ndr), li portate qui con un furgone, una decina di massi, si fa massa volumica, poi uno di questi massi si pesa e si mette in acqua…tre, quattro o cinque massi poi si tirano fuori e si tagliano”.
“Con la pietra che ho tirato fuori…imbroglio mezzo mondo”
Nelle intercettazioni è finita la conversazione tra Carpinteri e un trasportatore locale di pietre, tale Antonino La Porta. Quest’ultimo, che stava lavorando per il porto ma anche per la rimozione di una frana vicina, pare ignorando la vera origine della richiesta, avrebbe dovuto garantire a Carpinteri una pietra che gLI aveva chiesto dI collocare in un pozzo.
Dopo questo colloquio Carpinteri informava Contino che aveva trovato una roccia molto similare a quella di mare: “ho trovato un blocco che ci assomiglia (dice Carpinteri ndr)…Renato si vede che è arenaria tagliandola a cubetti nessuno se ne accorge”. Anche l’ad dell’impresa, Giuseppe Pirri venne informato da Carpinteri di quello che per chi indagava era un intrallazzo.
Pietre oggetto di una frana , “poi messe a mare, buttate sott’acqua per essere recuperate dopo , così da poi ottenere i campioni che servono”.
“Per le truffe non hai bisogno di fare scuola”
La Porta fu sentito dai Carabinieri, successivamente riferì il contenuto al padre, Vito, titolare dell’impresa, tradendo che forse loro qualcosa l’avevano percepita: “…noi gliele abbiamo portato a gratis (riferendosi alla richiesta di Carpinteri ad avere le rocce provenienti da una frana ndr) lui le ha volute se la fotte lui…quei cornuti dei talebani (riferimento rivolto agli investigatori ndr) hanno visto queste cose, subito hanno fotografato mimchia cosa sono…meno male che tu gli hai detto gratuitamente”.
E in altra conversazione, tra Carpinteri e l’imprenditore Misseri si confermava che “più le pietre risultavano dure, maggiore era la possibilità di ottenere di più attraverso la liquidazione del Sal (stato avanzamento lavori ndr)”. “Oggi (diceva Carpinteri a Contino ndr) è arrivato l’ingegnere (Misseri ndr) era tutto zucchero e miele…si è complimentato dicendo che io avevo fatto meglio di lui”. Carpinteri poi con Contino aggiungeva che Misseri gli aveva detto che suo figlio Antonino (anche lui impiegato nel ìcantiere) “per fare le truffe non ha bisogno di far scuola…ma nonostante questo non si era accorto di nulla …Renato questi sono complimenti…con la pietra che ho tirato fuori ho imbrogliato mezzo mondo”.
La ricostruzione del Gip
La ricostruzione fatta dal gip coinvolge altri soggetti. Emerge uno scenario dove i tecnici pubblici incaricati dei controlli non avrebbero svolto in maniera compiuta i propri doveri. Alcuni di questi, dipendenti del Genio civile, sono stati sentiti durante le indagini. Poi, non sapendo di essere intercettati, sono stati ascoltati a scambiarsi notizie su quanto loro chiesto dai carabinieri, per confrontarsi su eventuali discrasie che potevano emergere. Ma la sensazione che emerge dal provvedimento di sequestro del giudice è che anche loro avrebbero potuto sapere, se non della frode direttamente, quantomeno dell’anomala conduzione delle prove sul materiale roccioso. Nessuno dei tecnici risulta, tra l’altro, avere mai assistito ai prelievi dal fondale del porto.
La relazione dei consulenti
I consulenti hanno consegnato alla Procura di Trapani una documentata relazione anche corredata da fotografie, dimostrando che il materiale roccioso presente sui fondali non è compatibile con quello certificato dall’impresa. Ma c’è di più.
Tra gli atti che provano l’inesistenza di fondali rocciosi, i Carabinieri hanno acquisito documentazione presso il Comune di Castellammare a proposito di saggi tecnici condotti tra il 2004 e il 2005: “in questi atti – si evidenzia – si legge che i fondali risultavano essere sabbiosi”.
Altro che rocce pesanti. In questo modo i prezzi sono passati da 11,79 euro a 77,50 euro al metro cubo, per un guadagno illecito superiore al milione e 700 mila euro.