PALERMO – “Non ho mai hai visto una persona così crudele, picchiava mio figlio… lo pregavo di allontanarsi… mi ha distrutto la famiglia”, disse un’anziana madre in aula a pochi metri dall’uomo che le avrebbe tolto la serenità. Quell’uomo, Roberto Bruno, è stato condannato a dieci anni e quattro mesi di carcere per usura.
Poche migliaia di euro schizzati a quota quarantamila per colpa, così ha ricostruito il pubblico ministero Gaspare Spedale, di interessi del 15 per cento mensili. C’è di più. Secondo i parenti della vittima le sue difficoltà economiche sarebbero legate ad un difficile momento della vita, segnata dalla morte del padre e dalla scelta, con le inevitabili conseguenze, di donare parte del fegato alla sorella. Ed è proprio prima di eseguire un controllo all’Ismett, all’esterno della struttura sanitaria per i trapianti, che sarebbe avvenuta l’aggressione. Così ha raccontato la sorella della vittima: “Bruno è andato fino all’Ismett. Voleva i soldi degli assegni, mi ha chiamato mia madre… calci, pugni… mia madre lo supplicava di lasciarlo stare… gli ha strappato la camicia… gli ha detto ti spacco il cuore”.
La vittima, che oggi ha cambiato città e lavoro, si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Salvatore Gambino e oggi ha ottenuto un risarcimento danni provvisorio di ventimila euro. Tremila la cifra ottenuta dall’altra parte civile, assistita dall’avvocato Elisabetta Billitteri.