PALERMO – Tre nuove assunzioni in arrivo alla Sas, la società partecipata della Regione frutto della fusione tra Beni culturali, Multiservizi e Biosphera. Fusione accompagnata da polemiche e rivendicazioni. Soprattutto di chi non è riuscito a transitare dalle vecchie alla nuova società (è il caso, ad esempio, dei 129 ex interinali).
Il cda della Sas ha deliberato tre nuove assunzioni. Si tratta di tre ex dirigenti, che non erano stati compresi nelle procedure di licenziamento collettivo propedeutiche all’assunzione. E in effetti, la legge 223 del 1991, che prevede appunto il licenziamento collettivo, non è prevista per chi ricopre un incarico dirigenziale. Forse anche per questo, due dei tre ex dirigenti sarebbero assunti in Sas dopo una “retrocessione” a ruolo di funzionari direttivi. Un sacrificio necessario all’assunzione.
I tre lavoratori coinvolti nella vicenda sono Antonio Zagarella (lui verrebbe assunto in qualità di dirigente), Giovanni Farina e Vincenzo Cottone (loro due retrocederebbero a “funzionari”). Sulla loro assunzione, però, si scagliano i sindacati, promettendo anche di portare le carte alle Procure.
“Parrebbe – attaccano infatti i Cobas Codir – che il consiglio di amministrazione della Società Consortile Servizi Ausiliari Sicilia abbia deliberato l’assunzione, senza procedura di evidenza pubblica, di un dirigente e di due funzionari direttivi conclamando di fatto un fabbisogno di personale all’interno della medesima società. Parrebbe anche – aggiungono – che la Società Consortile Servizi Ausiliari Sicilia assuma questo personale prelevandolo dagli elenchi che il liquidatore di Multiservizi Spa avrebbe trasmesso, ‘motu proprio’ all’assessorato all’Economia allegandoli ad un accordo sindacale del 27 luglio 2012 in applicazione della Legge 223/91, legge utilizzata per fare transitare tutti i lavoratori non dirigenziali della dismessa Multiservizi verso la Società consortile”.
In effetti, il Cda, presieduto da Giuseppe Di Stefano, ha deliberato queste assunzioni. Ma uno dei membri del Consiglio di amministrazione, l’avvocato (nonché capo della segreteria tecnica di Rosario Crocetta) Stefano Polizzotto, ha chiesto che venisse posto, come “step” necessario, il parere dell’assessorato competente, cioè quello all’Economia.
Già, perché sulla legittimità di queste assunzioni, i dubbi sono tanti: “Gli elenchi dei lavoratori inviati dalla Sas all’assessorato, – proseguono i Cobas Codir – sono illegittimi, e non sono mai stati comunicati alle Organizzazioni Sindacali e non sono state sottoscritte dalle stesse. Tali elenchi sono illegittimi perché inseriscono figure dirigenziali contrarie allo stesso dettato della Legge 223/91. Infatti nessun accordo di definizione delle procedure di quella legge può prevedere l’assunzione di dirigenti. I soli lavoratori ad avere titolo sono operai, impiegati e quadri assunti a tempo indeterminato e licenziati da aziende che hanno proceduto a licenziamenti collettivi e che hanno avviato e concluso una procedura di licenziamento collettivo; in un accordo sindacale – aggiungono – che si è sottoscritto alla Presidenza della Regione non si prevedeva l’assunzione di figure dirigenziali, mentre tutti i funzionari direttivi sono stati regolarmente assunti con l’accordo del 27 luglio scorso”.
Insomma, le nuove assunzioni non sarebbero previste dalla legge e non rispetterebbero alcun accordo sindacale. Per questo motivo, i sindacati puntano a estendere la protesta a sedi molto più “istituzionali”: “Se la società consortile dovesse veramente procedere all’assunzione di tale personale – proseguono i sindacalisti – il Cobas-Codir denuncerà tali assunzioni a tutti gli organi competenti affinché possano indagare su questo ennesimo e vergognoso sacco alle casse della Regione Siciliana. Inoltre il Cobas/Codir, in una ipotesi del genere e in caso di condanna dei vertici societari per danno erariale, si costituirà parte civile al fianco di tutti i disoccupati e cittadini siciliani, perseguendo, in tutte le sedi giudiziarie opportune, tutte le istituzioni e tutti coloro che hanno favorito, anche con il silenzio, questo affronto alla legalità”. E alla protesta si associa anche la Fisascat Cisl: “Ci sembra davvero assurdo – denuncia Mimma Calabrò – che la società si convinca a proporre nuove assunzioni, per di più dalla dubbia legittimità, e poi alza mille ostacoli per riconoscere 50 euro come scatti di anzianità a gente che guadagna appena mille euro al mese”.