Troppe tasse, chiusi gli alberghi |Lapunzina: "Non condivido" - Live Sicilia

Troppe tasse, chiusi gli alberghi |Lapunzina: “Non condivido”

Chiudono gli alberghi a Cefalù

E' questa la decisione assunta dai proprietari delle strutture ricettive del centro turistico in provincia di Palermo dopo l’ultima delibera comunale del 30 ottobre che ha ratificato un incremento dell’Imu dallo 0,4% alla tariffa massima dell'1,06%. Ma il sindaco va al contrattacco: "L’aumento è entrato in vigore anche a Palermo e Taormina".

CEFALU’ – Si spegnono le luci nelle hall degli hotel di Cefalù. E’ questa la decisione maturata dagli albergatori del comune in provincia di Palermo che, riunitisi in assemblea, hanno deliberato la chiusura di tutte le strutture ricettive di una delle mete turistiche più ambite della Sicilia. A dare il colpo di grazia alle strutture ricettive del territorio cefaludese l’ultima delibera comunale del 30 ottobre, che ha ratificato un aumento dell’Imu dallo 0,4% alla tariffa massima dell’1,06%.

Gli imprenditori ritengono che le imposte richieste dall’amministrazione porteranno alla scomparsa delle aziende. “Mancano spiragli di dialogo”, sottolinea Angelo Miccichè de ‘Gli Alberi del Paradiso’. “Tarsu, Imu, Ires e Irap, oltre alla tentata introduzione della tassa di soggiorno, stanno destabilizzando e scoraggiando il nostro comparto”, afferma Francesco Randone, proprietario dell’hotel Baia del Capitano. “Da anni subisco le pressioni da parte dell’Agenzia delle Entrate con sanzioni del 30% dell’imposta dovuta perché non riesco a rispettare le scadenze ordinarie per cause di forza maggiore, stante la grave crisi economica”, dichiara Gerret Curcio dell’Hotel Kalura.

Secondo Salvo Cimino, proprietario del Villa Gaia e del Carlton Hotel “oggi non siamo più liberi imprenditori ma facchini del sistema tributario”. Non troppo distante il parere di Mario Castiglia, patron del Riva del Sole: “A causa delle tasse siamo fuori mercato”. Per Mauro Lombardo del Cefalù Sea Palace, invece, “non ha più senso lavorare per accumulare debiti”.

Non si è fatta attendere la replica del sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, che in mattinata ha diramato un comunicato stampa: “Siamo consapevoli del momento assai difficile, per via della grave crisi economica, con ripercussioni principalmente sulle famiglie, ma anche sugli operatori economici di tutti i settori, ivi compresi, ovviamente, gli albergatori. Dei quali ascoltiamo e comprendiamo il grido d’allarme. Non condividendo, però, la ‘serrata’, specie se rivolta, assai impropriamente, contro il comune di Cefalù. Gli operatori del turismo sono persone, in genere, ben informate, cui non può sfuggire la ricaduta, sugli enti locali, delle manovre del governo nazionale. I pesanti tagli ai trasferimenti richiedono l’aumento di imposte come l’Imu, così come è accaduto nella stragrande maggioranza dei comuni”.

Il primo cittadino sottolinea, inoltre, che “l’aumento al 1,06% per gli immobili oltre la prima abitazione, non è una peculiarità di Cefalù. Alla stessa stregua hanno operato città come Palermo, o centri turistici come Taormina. L’aumento della imposizione copre, per l’appunto, a mala pena, i tagli di trasferimenti, in un comune pieno di debiti lasciati dalle allegre gestioni delle precedenti amministrazioni, nei cui riguardi tutti, anche gli albergatori, avrebbero dovuto essere più attenti, pretendendo quella lotta agli sprechi che noi stiamo operando. Riteniamo che quegli alberghi, non tutti in verità, che hanno chiuso i battenti lo abbiano fatto per quella pausa stagionale che a novembre è una consuetudine. Detto ciò, siamo, come sempre, pronti ad ascoltare proposte sensate, per ciò che è nelle nostre possibilità. Se qualcuno, però, ha in mente di ‘consegnare’ le chiavi delle attività, precisiamo che l’indirizzo giusto non è il municipio di Cefalù, bensì quello di Palazzo Chigi”.


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