MESSINA – Millantavano di fornire assistenza legale gratuita in processi civili mai intentati. Scoperta dai carabinieri di Messina un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Quattro le persone finite in manette: Vincenzo Vanaria, 58 anni, di Giardini Naxos, ex avvocato (radiato da quasi 14 anni), promotore e organizzatore dell’associazione a delinquere; Carmelo Paterini, 56 anni, di Savoca, con il ruolo di procacciatore; Cinzia Tavano, 48 anni di Giardini Naxos, e Domenico Risiglione, 60 anni, di Motta Sant’Anastasia, entrambi avvocati del foro di Catania e partecipi dell’azione criminale.
Le indagini hanno consentito di documentare come il promotore del sodalizio, spacciandosi per avvocato – pur essendo stato radiato dall’albo degli avvocati di Messina già dal 2004 – attraverso un’associazione di tutela dei consumatori di rilevanza locale, con sede nel comune di Giardini Naxos, prospettava rapidi e pressoché sicuri successi nelle cause legali da intentare contro il concessionario della riscossione o gli istituti bancari a decine di persone che necessitavano di tutela legale poiché in gravi difficoltà debitorie con l’erario o con istituti di credito.
In particolare, le investigazioni hanno permesso sin qui di fare luce su alcune decine di episodi, documentando come Vanaria – con la complicità dei legali e di una terza persona che si occupava di procacciare le potenziali vittime, attraverso un’abile opera di convincimento – abbia ottenuto dagli interessati l’immediata corresponsione di ingenti somme di denaro contante, per un importo complessivo di circa 100 mila euro, senza tuttavia far seguire a ciò nessuna delle azioni giudiziarie progettate.
Paterini svolgeva il compito a di ricerca di nuova clientela della “F.E.O. – Progetto Benessere”, che costituisce una vera e propria associazione paravento. Per quanto riguarda Tavano e Risiglione, sono coloro che ricevono da Vanaria i mandati “ad litem” e, con ogni evidenza, incontrano le potenziali vittime di cui dovrebbero gestire le azioni legali ma, una volta appurato delle rimostranze e delle richieste di rimborsi dei patrocinati, rinunciavano formalmente, anche qui evidentemente dietro richiesta di Vanaria, ai mandati ottenuti.
Il denaro veniva trattenuto ed utilizzato per scopi e fini privati dei truffatori. Ad esempio si pagavano gli affitti degli immobili in uso agli indagati oppure in un caso il denaro veniva utilizzato per pagare l’acquisto di una cucina per uno degli avvocati.
I casi documentati sono attualmente un quindicina, ma gli inquirenti sono convinti che ce ne siano molti altri e per questo hanno lanciato un appello affinché chi è stato truffato denunci tutto.