PALERMO – “Condannate Mario Re e Giustino Strano a otto anni ciascuno di carcere”. È pesante la richiesta del pubblico ministero Amelia Luise per l’ex primario del reparto di Prima rianimazione dell’ospedale Civico di Palermo e per il responsabile del servizio di Medicina iperbarica. Sono accusati di truffa. Il processo si svolge davanti alla prima sezione del Tribunale, presieduta da Fabrizio La Cascia.
L’inchiesta è quella che portò all’arresto del primario di Cardiochirurgia pediatrica Carlo Marcelletti (morto suicida) e di Giuseppe Castorina, amministratore della Med Line che ha patteggiato una pena di
tre anni e ha iniziato a collaborare con i pm. L’indagine svelò nel 2008 una serie di irregolarità nella gestione degli appalti per le forniture di materiali e strumenti al Civico e di truffe e peculati ai danni dell’azienda ospedaliera. Grazie alla compiacenza dei medici, e sfruttando l’escamotage dell’urgenza, le forniture sarebbero state gonfiate. O addirittura risultava acquistata della merce mai consegnata nei reparti.
Oltre a Re e Strano, sono sotto processo anche Anna Claudia Leonardi (amministratrice della Emolife), Adriano Cipriani (vice di Marcelletti alla divisione di Cardiochirurgia pediatrica), Salvatore Colletto, Maria Rosa Caci (lavoravano entrambi nel reparto di Marcelletti) accusati, a vario titolo, di
turbativa d’asta, peculato, truffa e falso. La requisitoria sarà completata il 7 novembre.
Il grande accusatore è l’imprenditore Giuseppe Castorina. Ecco cosa ha dichiarato in aula nei mesi scorsi sollecitato dalle domande del pubblico ministero Sergio Demontis: “Lui (Mario Re ndr) aveva tutta una serie di benefit. Tra cene, congressi, viaggi. Noi di cene spendevamo da tre a quattromila euro al mese. E poi una Smart cabrio che ho fatto un passaggio di proprietà senza corresponsione di denaro da parte sua. Lui ha comprato un Mercedes S320. L’ha comprato lui, ha fatto un leasing e la rata mensile che lui pagava veniva prelevata in contanti da me o da Rampolla, e portava ogni mese, ogni due mesi, al professore a casa sua. Almeno per questa macchina almeno cinquantamila euro li abbiamo usciti sicuro. Gli portavo ogni tanto un pezzo di uova di tonno”. E poi ci sarebbero stati i viaggi mascherati come “trasferte per i congressi” e gli abbonamenti in Tribuna allo stadio Barbera: “Facevo quattro abbonamenti l’anno, per me, mio figlio, il professore e suo figlio. Tribuna centralissima. Mi pare la centralissima costava o mille o mille e duecento euro a persona. Ogni anno ero duemila e quattrocento euro”. L’elenco dei benefit proseguirebbe con “Mont Blanc” e posti di lavoro: “Gli ho assunto una sua compaesana. Che lui me l’ha sponsorizzata”.
Da Mario Re a Giustino Strano. Cambierebbe il medico, ma non il modus operandi. Almeno a giudicare dalle parole di Castorina: “Sulle forniture, praticamente era stato creato in gara un kit che in realtà non aveva senso di esistere, ma era un kit che costava circa trecento euro, che era stato fra l’altro preparato ad arte da me, dove praticamente quando consegnavamo parte del materiale veniva addirittura pure buttato, perché lui non è che poteva usare. Poi la domanda secca: “Giustino Strano che ci guadagnava? Risposta. “I soldi. Pigliava il dieci per cento sulle forniture. Il dieci per cento dell’imponibile su qualsiasi tipo di fornitura. Io usavo delle scatole di sigari vuote dove dentro mettevo i soldi che gli ho consegnato”.
Dopo la requisitoria toccherà alle difese che in passato, nel caso di Mario Re e Giustino Stranno (assistiti dagli avvocati Ugo Castagna, Mauro Torti e Valentina Castellucci), hanno bollato le accuse di Castorina come “Inverosimili, intattendibili, incoerenti e vaghe”.