Non entravano motorini oggi all’Oratorio dei Bianchi. Un sabato mattina nuvoloso ha chiuso Palermo dentro una cappa e scoraggiato, forse, chi voleva andare al mare. Se il fine settimana è un’occasione di vacanza per i turisti, forse potrebbe esserlo anche per quei palermitani che lavorano tutta la settimana, vorrebbero godersi le bellezze della loro amata-odiata città.
Tornando all’inizio, stamattina all’Oratorio dei Bianchi non c’era anima viva. Non c’erano neanche i cartelli sui cancelli che indicassero l’entrata o il nome del museo. C’era un passante però al quale viene spontaneo chiedere almeno dove sia l’entrata: “da quel cancello di là”. Provare a spingerne le porte, nella speranza che si apra, non serve a granché. Più avanti c’è una porta e un campanello. Suoniamo una, due volte. Niente. Continuando a percorrere il perimetro dell’edificio si arriva ad un ampio portone: anche qui nessuna targa, solo un foglio con degli orari corretti a penna.
Il museo resta chiuso sabato e domenica. Lo ribadiamo anche al passante che incrociamo di nuovo: “signorina…” e alza le spalle, le braccia, mentre la rassegnazione, scende, si insinua. L’Oratorio dei Bianchi non è l’unico museo a restare chiuso il fine settimana, c’è il Museo del Risorgimento V.E. Orlando situato in un settore della chiesa di San Domenico. Non basta però uno sguardo veloce su Internet, che contiene informazioni piuttosto contraddittorie sugli orari. Alla Cappella Palatina proviamo con una telefonata: l’ultima visita alle 17 anche il sabato. Ma non meriterebbero di tenere le porte aperte anche la domenica pomeriggio oltre che di mattina? Lo stesso, si legge su internet per il Museo Salinas.
Un vero e proprio museo, che non chiude mai, sembra costituito invece dagli oggetti abbandonati attorno all’Oratorio dei Bianchi. I resti di un mobile appoggiato al cancello, di alcune imposte, di una tavoletta del water e di un motorino. Qui vicino però c’è almeno un cartello. Recita: “Divieto assoluto di abbandono e deposito rifiuti sul suolo pubblico”.