FILIPPO GRAVIANO
Da Parma, collegato in teleconferenza, parla Filippo Graviano, chiamato come “teste di riferimento” rispetto alle dichiarazioni rilasciate da Gaspare Spatuzza. “Mi chiamo FIlippo Graviano, nato a Palermo il 27 6 61. Sono stato detenuto insieme a Spatuzza nel carcere di Tolmezzo. Siamo attorno al 2000-2001 però credo che il periodo che interessi a voi sia il 2003 e 2004”. Una sorta di anticipazione, tanto che il presidente della Corte lo ferma. “Io ho subito diversi interrogatori negli ultimi mesi proprio riguardo questo periodo” spiega Graviano che prende a parlare dei rapporti con il pentito. “Con Spatuzza, ma non solo con lui, nel carcere di Tolmezzo si parlava di legalità, rispetto delle regole, astenersi da comportamenti astuti. Si parlava anche di cultura ma con altri non con lui. Perché eravamo diversi i detenuti iscritti a corsi di studio, perciò capitava discorsi sullo studio in particolare, nel mio caso, ho la passione per la matematica. Quando era possibile paralavo con altri detenuti degli studi sulla matematica”.
Legalità? In bocca a un boss condannato per le stragi la parola necessita di precisazioni. “Il rispetto delle regole – spiega Filippo Graviano – agire in maniera corretta, sia fra detenuti sia verso gli agenti. Nelle piccole e nelle grandi cose. Il rispetto delle istituzioni in generale. Lui (Spatuzza, ndr) era interessato a lavorare, cercava lavoro in carcere, io ho cercato di spingerlo verso gli studi ma con me non ne ha voluto intraprendere”. Il pentito, infatti, si è interessato maggiormente di religione. “Lui ha volte cercava di introdurre l’argomento sulla religione ma non era molto ascoltato almeno fra i presenti, soprattutto nel mio caso. Lui mostrava questo interesse verso la religione”. Quando s’è incontrato con Spatuzza? “Apro una piccola parentesi, intorno al 2001 è successo che lui è andato definitivo in qualcheduno dei suoi processi e ha trascorso isolamento diurno. Per un paio d’anni non ci siamo rivisti anche perché poi dopo lui l’ho fatto io l’isolamento. Ci siamo rivisti attorno al 2004, sono date che voi potete accertare facilmente”.
Spatuzza racconta di aver avuto, nel 2004, un colloquio investigativo con Pierluigi Vigna, allora procuratore capo della Dna. Cosa ne sa Filippo Graviano. “Lui andò credo nel carcere di Regina Coeli, almeno così ha detto, che andava a fare delle visite, delle cure. Quando tornò mi disse che aveva incontrato il dottore Vigna. Sul contenuto c’è una certa divergenza fra quello che ricordo io e quello che lui ha detto durante un confronto che abbiamo fatto con Spatuzza”.Altra interruzione del presidente della Corta, Claudio Dall’Acqua. Il pg riprende chiedendo quali sono i suoi ricordi sul contenuto del colloquio che Spatuzza gli ha raccontato. Ma Graviano non ricorda. “Prima dice qualcosa poi ne dice qualcos’altro, io non ho interesse né a forzare da un lato, né dall’altro lato. Qualsiasi cosa potrei dire sono magari ricordi errati, non vorrei dire qualcosa di errato. Non ricordo le parole. In pratica lui avrebbe fatto questo colloquio, ora non so se sollecitato da lui o nell’interesse del dottor Vigna, dell’istituzione che rappresentava, sempre tendente… addirittura credo che mi abbia detto che in quell’occasione abbia firmato qualche documento, ma nel confronto mi pare ha detto no, io non voglio…”. Altro stop della Corte, Graviano continua a citare gli interrogatori della procura di Firenze. “Posso dire che lui ha incontrato vigna – riprende – sul contenuto dei discorsi non posso dire nulla di preciso. Lui è andato a fare una visita, non succede spesso, fate le indagini, comunque penso che sia 2003-2004. Quando lui ritornò da questa trasferta che aveva fatto anche per motivi di malattia, mi disse che aveva incontrato il dottore Vigna dovrebbe essere attorno al 2004, dopo l’isolamento”.
L’interrogatorio torna ancora sul concetto di legalità. “Io da parte mia è da circa dieci anni che ho messo questi valori al primo posto nella mia scala. Ora se ne ho parlato anche precedentemente con Spatuzza, io non sono certo. Posso dire che una volta ho spedito una lettera alla procura di Palermo, era il 2002-2003. Già in quell’occasione io parlavo di legalità, di disponibilità di parlare della mia condotta. Il procuratore Lari rilasciò un’intervista a un giornale su un indagine in corso. Poi la cosa venne amplificata da altre testate giornalistiche. Riguardava la corrispondenza fra detenuti ed emergeva il mio nome. Io ho sentito il dovere morale e civico per dare mia responsabilità per essere sentito. L’avvocato si era informato della lettera, era arrivata, e mi disse che poi avrebbero fatto degli interrogatori”. Ancora. “Per me legalità significa grandi e piccole cose. Quando io sacrifico il mio tempo ad aiutare altri detenuti nello studio per me è positiva. Quando mi comporto bene con gli agenti o i detenuti, per me è positiva. Il fatto che indirizzo mio figlio sugli studi quando mi capita io, nel mio piccolo, cerco di attivarmi per qualcosa di buono”.
Arriva il momento della domanda che tutti attendevano. Non potendo fare riferimento ai verbali, il pg chiede cosa Filippo Graviano avrebbe risposto a Spatuzza dopo che questi gli aveva raccontato del colloquio con Vigna. Secondo il pentito, infatti, Filippo Graviano gli avrebbe detto: “Se non arriva qualcosa da dove deve arrivare, è bene fare sapere a mio fratello che è bene che anche noi parliamo coi magistrati”. Filippo risponde: “Non mi disse nulla di particolare, quella domanda che ha tentato di farmi mi è stata già fatta in tre o quattro interrogatori… io non ho detto mai quelle parole a Spatuzza, non potevo dirle, io ho tentato di spiegarlo a chi mi ha interrogato”. Quindi Graviano prova spiegare. “Nel 1994 sono stato arrestato perché dovevo scontare 4 mesi, non avevo processi pendenti, nessuno aveva da promettermi qualcosa…
la prima ordinanza di custodia cautelare è il 12 aprile 1994, tre giorni prima di uscire dal carcere. Inoltre io le dico pure… dal 2004 al 2009 sono passati cinque anni. Se io avessi dovuto consumare una vendetta… non è che stavo in un hotel, l’avrei fatto! Non c’è motivo per aspettare così tanto…”. A questo punto il pg Nino Gatto legge lw dichiarazioni di Spatuzza. “Io ribadisco che per le mie scelte decido io, non decide né Spatuzza, né mio fratello. Ma questo discorso non c’è stato e non ci può essere stato… nel ’94 no avevo questi problemi. Dal 2004 a oggi sono passati tanti anni, se ci fosse stata una vendetta da consumare l’avrei consumata. Mi sono lontane. Voglio precisare per quello che sono le mie condanne, non ho mai cercato scorciatoie, non ho mai cercato un magistrato per chissà quali cose. L’unica volta fu quella della lettere, ho sentito il dovere civico di scrivere la mia disponibilità a essere sentito sulla mia condotta. Io sono certo di quello che faccio, non ho problemi ad esternarlo ai magistrati”. Il discorso poi divaga e finisce sulla condizione dei carcerati. “Non me la ha riferite Spatuzza… nella convinzione della popolazione detenuta, in pratica, ognuno pensa che il proprio male non viene dalle proprie colpe, ma per cose che può averci procurato qualcun altro… ritiene che i mali all’interno del carcere derivano da questi fatti, da questi eventi che si sono verificati”.
Il pg chiede se abbia mai conosciuto Paolino Dalfone legato, secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, alla questione dei tabelloni montati e poi smontati subito per eliminare ogni traccia di presunti collegamenti fra i Graviano e Dell’Utri. “Stiamo parlando di persone che se l’ho conosciute è stato 18-20 anni fa – risponde Graviano – Dalfone è venuto a testimoniare nel processo Lo Sicco. Potrei averlo visto in uno dei nostri cantieri. Mi pare fosse un artigiano con al seguito un paio d’operai”. Poi Nino Gatto chiede se conosce D’Agostino e Filippo Graviano nega, nonostante fosse stato arrestato con lui, il 27 gennio 1994 al ristorante “Il cacciatore” a Milano. “Che le posso dire, siamo entrati in un ristorante, il tempo di presentarci, lavarci le mani e c’hanno arrestato. Non abbiamo mangiato”. Il pg insiste e chiede se conosce Salvatore Spataro. Filippo Graviano pensa: “…Spataro Salvatore abitava di fronte casa mia quando eravamo bambini, non so se era casa sua o di sua nonna, non ho avuto più notizia”. A quel punto interviene il pg: “Ma v’anno arrestato assieme…”. Si crea scompiglio in aula, la corte richiama tutti all’ordine. Riprende ancora Graviano. “Cosimo Lo Nigro l’ho conosciuto in carcere”. E’ a questo punto che il presidente della Corte fa la domanda che tutti attendevano. “Conosce Dell’Utri?”. Risposta: “No”. Ancora: “Ha avuto rapporti con Dell’Utri?”. Risposta: “Assolutamente no”. “Diretti o indiretti?”. Risposta, l’ultima della testimonianza: “No”.
GIUSEPPE GRAVIANO
“Ho inviato una lettera a cui ho scritto tutto e non sono in grado di essere sottoposto a interrogatorio per il mio stato di salute. Per il momento io non sono in condizione. Ha letto il manuale che le ho inviato stamattina?”. L’esordio di Giuseppe Graviano è criptico. Prova a spiegare il suo legale. “Il mio cliente fa riferimento al memoriale che le ha inviato stamattina via fax, può leggerlo?”. Ma il presidente del collegio giudicante taglia corto: “Non ritengo che sia utile leggere la lettera, si avvale della facoltà di non rispondere?”. “Mi avvalgo” è la risposta, compendiata ancora una volta dal legale: “E’ lo stato carcerario, il 41-bis”. Ma il discorso si chiude lì con la Corte che chiede a Giuseppe Graviano di dichiarare le proprie generalità. “Sono Giuseppe Graviano nato a Palermo il 30 9 1963”.
COSIMO LO NIGRO
Viene chiamato a testimoniare Cosimo Lo Nigro, colui che – secondo Spatuzza – era presente a uno degli incontri con Giuseppe Graviano, a fine ’93 a Campofelice di Roccella. “Non ho nessun problema a rispondere” dice Lo Nigro che accetta anche di farsi riprendere dalle telecamere. “Ho conosciuto Spatuzza, l’ho conosciuto prima del 1995 data del mio arresto. Lo rispettavo come un fratello più grande, una bellissima amicizia… in premessa faccio presente che io il 10 settembre ho avuto un interrogatorio con Nicolsi e Crimi (pm della procura di Firenza, ndr) in cui ho fatto un confronto con Spatuzza”. Il presidente della Corte lo ferma quindi il pg gli chiede se conosce i fratelli Graviano. “No, questi signori da ‘fuori’ non li conosco, li ho conosciuti in carcere. Sono quattordici anni e passa che sono stato a Tolmezzo e in altri carceri. Anche in qualche processo ci siamo conosciuti in questo interrogatorio che ho avuto il 10 settembre…”. Ancora uno stop dalla Corte, “deve rispondere alle domande” dice Claudio Dall’Acqua. “I Graviano da fuori non li conosco però può essere che compravano il pesce nel mio negozio, io fuori non li conosco, in carcere ho avuto il piacere e l’ho fatto presente in quell’interrogatorio. Siamo stati anche processati assieme. A Tolmezzo ho conosciuto il signor Filippo, a Firenze… comqunque da libero no, da detenuto si”. “E Nino Mangano lo consce?” chiede il pg. “Sì, lo conosco. L’ho conosciuto fuori, prima del mio arresto, avevamo rapporti di amicizia”. Quando? “Prima del ’95”. Andando al dunque il pg Nino Gatto chiede dell’incontro a Campofelice di Roccella. “Già ho risposto che non ci sono mai stato. Non lo conosco e non ci sono mai stato… non può essere che non lo conosco ‘signò prucuratò’…”.
LO NIGRO
Viene chiamato a testimoniare Cosimo Lo Nigro, colui che – secondo Spatuzza – era presente a uno degli incontri con Giuseppe Graviano, a fine ’93 a Campofelice di Roccella. “Non ho nessun problema a rispondere” dice Lo Nigro che accetta anche di farsi riprendere dalle telecamere. “Ho conosciuto Spatuzza, l’ho conosciuto prima del 1995 data del mio arresto. Lo rispettavo come un fratello più grande, una bellissima amicizia… in premessa faccio presente che io il 10 settembre ho avuto un interrogatorio con Nicolsi e Crimi (pm della procura di Firenza, ndr) in cui ho fatto un confronto con Spatuzza”. Il presidente della Corte lo ferma quindi il pg gli chiede se conosce i fratelli Graviano. “No, questi signori da ‘fuori’ non li conosco, li ho conosciuti in carcere. Sono quattordici anni e passa che sono stato a Tolmezzo e in altri carceri. Anche in qualche processo ci siamo conosciuti in questo interrogatorio che ho avuto il 10 settembre…”. Ancora uno stop dalla Corte, “deve rispondere alle domande” dice Claudio Dall’Acqua. “I Graviano da fuori non li conosco però può essere che compravano il pesce nel mio negozio, io fuori non li conosco, in carcere ho avuto il piacere e l’ho fatto presente in quell’interrogatorio. Siamo stati anche processati assieme. A Tolmezzo ho conosciuto il signor Filippo, a Firenze… comqunque da libero no, da detenuto si”. “E Nino Mangano lo consce?” chiede il pg. “Sì, lo conosco. L’ho conosciuto fuori, prima del mio arresto, avevamo rapporti di amicizia”. Quando? “Prima del ’95”. Andando al dunque il pg Nino Gatto chiede dell’incontro a Campofelice di Roccella. “Già ho risposto che non ci sono mai stato. Non lo conosco e non ci sono mai stato… non può essere che non lo conosco ‘signò prucuratò’…”.