PALERMO – Strade chiuse, circolazione deviata, limiti di velocità abbassati, traffico in tilt, transenne montate. Palermo, a settembre, rischia di regalare un pessimo rientro ai tanti che, terminate le ferie, si riverseranno in città per riprendere la vita di tutti i giorni. Il capoluogo siciliano è infatti un cantiere a cielo aperto, fra grandi opere e piccoli e grandi interventi di manutenzione necessari ma che si sono concentrati tutti nello stesso periodo. Una scelta dovuta alla necessità di eseguire i lavori prima dell’apertura delle scuole, ma che ha come effetto collaterale il caos sulle strade.
La situazione più critica, in queste settimane, si registra sul fronte del mare. I controlli anti-terrorismo sulle navi rallentano i tempi di imbarco e sbarco, creando una colonna di macchine che dal porto arriva fino al Foro Umberto I. Come se non bastasse, da questa settimana sono ripresi anche i lavori per il disinquinamento della fascia costiera che consentiranno di convogliare le acque nere della parte nord e centrale della città ad Acqua dei Corsari, evitando quindi di riservare il tutto in mare e riqualificando la costa che dovrebbe tornare balneabile. In totale il costo dell’opera è di 26 milioni di euro, ma il problema è che i cantieri interessano strade centralissime come il Foro Umberto I (meglio conosciuto come Foro Italico) ma anche secondarie, al pari di via Amedeo D’Aosta. Proprio di fronte al grande prato, creato nel 2000, si rischiano gli impatti maggiori: la Sikelia, incaricata di eseguire i lavori, si è dovuta già fermare una prima volta perché nella corsia lato monte ha trovato i resti delle antiche mura. Modificato il progetto, adesso gli operai si sposteranno lato mare (per ora da via Lincoln alla Kalsa), lasciando a doppio senso l’altra corsia. La fine dei lavori al Foro Umberto I è prevista per il 16 settembre, poi ci si sposterà verso il fiume Oreto e lì i disagi per il traffico saranno assai più pesanti visto il restringimento dell’ultimo tratto della carreggiata. I cantieri in via Amedeo D’Aosta dureranno invece circa 45 giorni.
Dal 5 settembre sarà invece la volta di via Crispi per l’anello ferroviario, l’appalto da 154 milioni di euro che ad oggi già interessa il porto, via Amari, viale Lazio-via Sicilia e piazza Castelnuovo, con alcune aree chiuse ma praticamente inutilizzate. Qui la vicenda è assai più complessa perché la Tecnis è finita al centro di un ciclone giudiziario, è guidata da un commissario governativo e soprattutto è in rotta di collisione con il Comune che vorrebbe lavori celeri e poco impattanti. Il primo settembre si terrà un vertice in Prefettura per cercare di rimodulare il programma dei lavori che ad oggi prevede che, dal 5 settembre, per spostare un cavo Terna, la via Crispi si trasformi in una gimcana per gli automobilisti. Il sindaco Orlando, con le elezioni alle porte, vorrebbe dare una accelerata anche a via Amari e viale Lazio, dove i lavori vanno avanti a passo di lumaca, per non parlare del Politeama dove i cantieri sono completamente fermi in attesa della variante per salvare gli alberi e modificare il progetto. L’Anac di Raffaele Cantone ha certificato che nel 2015 l’opera era appena al 3% del previsto e, dal momento che non ci sono le condizioni per la rescissione del contratto, il cantiere si preannuncia una vera e propria Via Crucis. Cantieri di piccole dimensioni sono in atto anche tra via Wagner e via Ruggero Settimo.
C’è poi il passante ferroviario, ossia il raddoppio del binario fino a Punta Raisi che a Palermo conta 17 stazioni, di cui nove nuove di zecca, e che costa oltre un miliardo di euro. La fine dei lavori è prevista per il 2018 (anche se si registrano ritardi) e i cantieri sono concentrati su tre linee: la Palermo Centrale-Notarbartolo (8,5 chilometri), la Notarbartolo-La Malfa (5,3) e La Malfa-Carini (16,2). I cantieri procedono, tanto che entro l’anno dovrebbe essere riaperto il collegamento su singolo binario con l’aeroporto, anche se pare difficile sia rispettato il termine del 2018. I lavori del tratto B interessano viale Francia, via San Lorenzo, via Nuova, tanto per fare qualche esempio: la mega-talpa Marisol è già montata, ma ancora non è stata messa in moto. Il vero nodo però è vicolo Bernava-via Imera, ossia quella manciata di metri che dovrebbero completare la galleria ma che si allagano da anni, bloccando i lavori. Tocca alla Regione dare il via libera definitivo all’abbattimento delle cinque palazzine, che consentirebbero di completare il tratto in sicurezza.
Chiudiamo con viale Regione siciliana. Fino a metà settembre resterà in vigore, da Oreto a Lazio, il limite a 50 chilometri orari, imposto dal Codice della Strada per i lavori di rifacimento del manto stradale ed eliminazione delle radici degli alberi che deformano la circonvallazione rendendola pericolosa. Il sottopasso all’altezza di via Belgio dovrebbe essere riaperto entro settembre, mentre all’altezza di via Basile in un paio di giorni gli operai hanno messo in sicurezza il sovrappasso, evitando che pezzi di calcestruzzo cadessero sulle auto.