PALERMO – Senza giustificazione niente certificato di elettore del centrosinistra. Così sentenza il regolamento delle primarie, cui si attengono ligi i coordinatori provinciali. In realtà a far chiarezza è una delibera del coordinamento nazionale, precisamente la numero 26: “tutte le richieste di nuova registrazione, ai sensi del art. 14 comma 4 del Regolamento nazionale in qualunque modo pervenute ai coordinamenti provinciali devono avere una consistenza ed una specificità personale delle motivazioni. Le motivazioni dell’impossibilità personale di registrarsi devono essere coerenti e credibili rispetto alla facoltà che era data di potersi registrare fisicamente oppure online nei 22 giorni compresi dal 4 novembre al 25 novembre”.
Per cui non basta giustificare la propria assenza dalla città il giorno del voto, bensì in tutti i giorni in cui era possibile registrarsi. Un’impresa titanica in cui sono riusciti in pochissimi, a Palermo sono stati solo 32. In tutta la regione sarebbero invece circa 200 i nuovi elettori che possono vantare un certificato di elettore del centrosinistra nuovo di zecca. Il partito in serata ha ufficializzato i numeri dei “nuovi ammessi” al voto: sono appena 121, nonostante ai coordinamenti provinciali siano pervenute, in totale, quasi 4mila richieste. Il numero dei votanti, però, potrebbe ugualmente crescere rispetto alla consultazione di domenica scorsa, dal momento che gli elettori registrati sono più dei 144 mila già votanti al primo turno. Ricordiamo che si potrà votare dalle ore 8.00 alle ore 20.00.
Il numero uno dei renziani in Sicilia, Davide Faraone, tuona contro il coordinamento “Hanno mortificato la partecipazione dei cittadini. C’erano quasi novemila persone che avrebbero voluto partecipare. Con che faccia chiederemo a queste persone il voto fra sei mesi?”. Faraone attacca la classe dirigente: “Non comprendo il diniego da parte della coalizione, evidentemente hanno paura. Un gruppo dirigente ed un candidato non si possono permettere di aver paura. Il nostro obiettivo resta comunque di far sì che Renzi in Sicilia ottenga il 50,1% dei voti”. Al primo turno in regione Bersani ha raggiunto il 51.9%, mentre Renzi il 30%.
La guerra dei numeri però è significativa. Dal coordinamento regionale delle primarie fanno sapere che le richieste inoltrate sono poco più di duemila, molte delle quali con giustificazioni non rispondenti ai dettami del regolamento. Ad accendere la miccia dello scontro era già stato il dibattito con vasta eco a livello nazionale fra Renzi e Bersani, o meglio fra il sindaco di Firenze e la macchina organizzativa della coalizione. Fra le polemiche dei giorni precedenti anche l’acquisto su diversi giornali di intere pagine per invitare i cittadini a registrarsi, violando la norma del regolamento che impediva ai candidati di acquistare spazi pubblicitari. Domani la resa dei conti: solo dopo si saprà se il Partito Democratico uscirà davvero rafforzato dalle primarie, o se queste si riveleranno un boomerang.