Il “papello” originale è ora in cassaforte. Massimo Ciancimino ha consegnato nelle mani dei pm Antonio Ingroia, Nino Di Matteo e Paolo Guido, il documento che comprenderebbe le richieste della mafia per mettere fine alla stagione delle stragi. Ciancimino ha detto di aver dato ai magistrati tutto il contenuto della cassetta di sicurezza della banca del Liechtenstein. Fra questi documenti, una serie di appunti in cui il padre parla dei rapporti con alcuni politici nazionali e siciliani. Su questo versante sarà nuovamente interrogato la prossima settimana. Agli atti, finora, sono circa 40 i documenti, tra lettere di don Vito e altre carte, che Massimo Ciancimino ha dato alla procura.
“Ho prelevato il contenuto della cassetta di sicurezza della mia famiglia e ho consegnato ai magistrati il documento da cui avevo tratto la fotocopia che avevo già consegnato nei giorni scorsi”, ha detto Massimo Ciancimino dopo avere annunciato la consegna del “papello”. Il figlio di don Vito ha detto ai pm dell’indagine sulla trattativa fra Cosa nostra e Stato, di avere prelevato dalla cassetta anche documenti e carte del padre. Fra questi, una lettera scritta qualche anno dopo la strage di via D’Amelio, in cui il sindaco del “sacco di Palermo” paragonava la propria posizione a quella di Paolo Borsellino: entrambi sarebbero stati vittime di “traditori”; don Vito per l’arresto, avvenuto nel dicembre del 1992, alla vigilia della cattura di Riina, Borsellino perché assassinato grazie al “tradimento” di persone che avrebbe considerato amiche. Si tratta comunque di riflessioni di Ciancimino padre, non si sa se e quanto agganciate a fatti realmente conosciuti dall’ex esponente democristiano. Sull’originale del papello adesso si potranno svolgere gli accertamenti tecnici, diretti a capire l’epoca del confezionamento e l’autore.