"Un omicidio-suicidio annunciato": gli occhi dell'assassino

“Omicidio-suicidio annunciato”: gli occhi dell’assassino

Invano cerchiamo risposte. Che non arriveranno
LA STRAGE DI ARDEA
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Cos’hanno visto gli occhi dell’assassino? Cos’hanno visto gli occhi di Andrea Pignani che, ad Ardea, dopo essere uscito da casa con lo zainetto, i guanti e la pistola in pugno, ha ucciso due fratellini e un uomo di settantantaquattro anni, spalancando un abisso di lutto nella vita di tante persone?

“L’ho visto rientrare”

C’è un momento, fra la strage e il suicidio, in cui questo ingegnere informatico trentacinquenne e disoccupato entra nel campo visivo di un’altra persona: sua madre. Che ha raccontato ai carabinieri: “L’ho visto rientrare in casa con la pistola, era trafelato, confuso e con il viso tirato. Ho capito subito che aveva combinato qualcosa di molto brutto e sono uscita fuori. Lui si comportava come un estraneo. Da circa un anno viveva  autonomamente nel piano superiore e nella mansarda di casa. Quando aveva bisogno di acquistare qualcosa lo faceva ordinandolo su internet”.

Il profilo social

E adesso tanti si riversano sul profilo di Pignani-Hyde, per come si era ribattezzato, quasi nella ridefinizione di un doppio letterario di grande successo, per avere una risposta. Non la troveranno. Quello che è passato negli occhi dell’assassino apparterrà per sempre a lui, alla tragica mattinata in cui un ragazzo ha compiuto una missione di morte, con la pistola che apparteneva al padre. Ed è inutile, adesso, cercare indizi sul web. L’essenziale, il nucleo tremendo che ha prodotto una strage, era nascosto in un luogo oscuro e inaccessibile.

“Un omicidio-suicidio annunciato”

“Mi sembra un omicidio-suicidio annunciato – dice il professore Daniele La Barbera, psichiatra palermitano che ci aiuta a scandagliare il buio -. Aveva una pistola e non doveva averla. Si tratta di un dramma che ci sgomenta, che ferisce la nostra coscienza. Eppure, ci sono esponenti politici che chiedono una maggiore liberalità per le armi da fuoco, quando episodi del genere ci fanno capire che non è questa la strada. Più armi in circolazione significano più rischi. Poi c’è un altro aspetto da considerare. Oggi si è stabilita una sorta di delega onnipotente alla psichiatria, come se noi potessimo risolvere tutto e non semplicemente contenere. Ed è anche contraddittoria. Al tempo stesso, noi psichiatri, siamo accusati di curare troppo e di non curare abbastanza. In Italia le risorse per la salute mentale sono le più basse d’Europa, i servizi restano insufficienti. Ecco perché accadono fatti tremendi, ma, appunto, annunciati”.

I dettagli di una tragedia

Ora noi siamo qui che cerchiamo la piega, la sfumatura, il dettaglio rivelatore. E non lo troviamo. Né capiamo come da una solitudine corredata da qualche foto social sia esplosa la deflagrazione che ha seminato lacrime nella vita di tante persone. Ci chiediamo chi fosse il lupo nel bosco di una favola senza lieto fine. E scrutiamo il panorama con il cuore a pezzi. Noi scrutiamo, senza metterli a fuoco, gli occhi dell’assassino.


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