"Terremoto" a Catania, Ciancio indagato| L'editore: "Mai commesso illeciti" - Live Sicilia

“Terremoto” a Catania, Ciancio indagato| L’editore: “Mai commesso illeciti”

L'editore catanese Mario Ciancio è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura etnea, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo quanto scritto oggi dal quotidiano Il Fatto, il magnate delle comunicazioni siciliane, direttore-editore tra gli altri del quotidiano La Sicilia, è finito sotto la lente della magistratura per i suoi presunti legami con il boss Pippo Ercolano, nome di primo piano di Cosa nostra
La Procura etnea conferma
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L’editore catanese Mario Ciancio è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura etnea, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo quanto scritto oggi dal quotidiano Il Fatto, il magnate delle comunicazioni siciliane, direttore-editore tra gli altri del quotidiano La Sicilia, è finito sotto la lente della magistratura per i suoi presunti legami con il boss Pippo Ercolano, nome di primo piano di Cosa nostra. In particolare Ciancio sarebbe stato a conoscenza della punizione messa in atto dal boss, nei confronti di un cronista della testata di Catania, reo d’aver dato del mafioso ad Ercolano. Circostanza confermata ai magistrati, nell’agosto scorso, dal pentito Angelo Siino che accompagnò il capomafia nella redazione del giornale, dove Ercolano avrebbe minacciato i cronisti. Nei racconti di Siino, però, non si fa riferimento all’incontro tra il mafioso e Ciancio. La “piazzata”, però, costò cara ad Ercolano che, per volontà del cognato Santapaola,sarebbe stato estromesso temporaneamente dall’organizzazione..

I dubbi sull’editore catanese, poi, sarebbero stati alimentati anche dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino. Il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, infatti, avrebbe fatto riferimento alle circostanze che portarono all’ingresso di Ciancio nella dirigenza del Giornale di Sicilia. Un fatto di cui si sarebbe occupato lo stesso don Vito, su spinta di Provenzano.

Infine c’è la vicenda dei terreni dov’è stata costruita una filiale catanese della Rinascente. Nel 2001 un uomo vicino a Cosa nostra, parlando con il rappresentante del gruppo milanese, parlò di un incontro avuto con Ciancio, per vedere l’area, vicino l’aeroporto, dove avrebbero dovuto cominciare i lavori, e dove effettivamente iniziarono nel 2005 grazie ad una variante del piano regolatore generale. Dietro la realizzazione del centro commerciale c’erano gli interessi del fratello del senatore del Pdl Carlo Vizzini (e non il parlamentare azzurro, come erroneamente indicato precedentemente e con il quale ci scusiamo); del figlio, incensurato, di Tommaso Mercadante, l’ex deputato di Forza Italia inquisito per mafia. A costruire materialmente i lavori fu l’impresa dei fratelli Basilotta, costruttori vicini a Cosa nostra e tornati recentemente alla ribalta nell’inchiesta Iblis che coinvolge anche i fratelli Angelo e Raffaele Lombardo.

Le accuse a Ciancio si muovono nel solco tracciato l’anno scorso dalla trasmissione televisiva Report. Nel domenicale della Gabanelli erano contenute gran parte delle accuse che farebbero oggi parte del filone d’inchiesta della procura catanese. In quell’occasione Mario Ciancio quererò la trasmissione Rai chiedendo 10 milioni di risarcimento danni.

LA REPLICA DI CIANCIO
”Nessuna novità rispetto alla trasmissione ”Report” di un anno e mezzo fa, per la quale ho da tempo proposto una causa risarcitoria innanzi al Tribunale di Roma”. Lo afferma l’editore Mario Ciancio commentando l’indiscrezione del Fatto quotidiano su un’inchiesta della Procura di Catania. ”A parte l’originale titolo calunnioso – aggiunge Mario Ciancio – il Fatto Quotidiano ripropone le stesse, trite falsità ed insinuazioni. Se gli autori dell’articolo avessero letto tutti gli atti e i documenti che ho depositato davanti al Tribunale di Roma, avrebbero appurato che non ho mai commesso alcun illecito. Evitando, così, una nuova diffamazione in mio danno. Per la quale – conclude l’editore – mi riservo ovviamente ogni opportuna azione. Quanto alla presunta indagine penale, se davvero esistente, ne attendo fiducioso l’esito”.


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