CATANIA – Un microfono, una cuffia e poi tanta passione, professionalità e forse un pizzico di follia. Le gambe mosse in maniera frenetica sotto la scrivania, un cursore che saliva per aprire alla gente il sentimento delle tue parole o la melodia di una semplice canzone o di uno stile, lo stesso, che rappresentava negli anni d’oro Radio Delfino. Un salto perfetto nel mare del boom radiofonico, dove Gianni De Luca e Radio Delfino scolpivano sentimenti in ogni luogo. Oggi se ne va e scompare dalla classica modulazione di frequenza quel Delfino libero di nuotare verso sconfinati mari.
Il mio è un semplice ricordo, quello del ragazzino che amava quel modo di fare musica, poi tirato dentro dalla passione, nel dare sfogo all’istinto giornalistico. Un collante giornaliero con i tifosi nel pionieristico progetto della Radio tutta a tinte rossazzurre dove sgorgava solo passione quando aprivi quella saracinesca cigolante alle prime luci della mattina.
Radio Delfino ha fatto la storia, illuminando con i suoi format e le sue melodie le generazioni di catanesi. Il risveglio di una Catania che nei primi anni novanta provava a venire fuori dall’opprimente buio della malavita e illuminava i suoi percorsi anche grazie alle radio libere, espressione di una ribellione totale anche e soprattutto attraverso al musica. Radio Delfino era tutto questo e Radio Delfino era la radio di una generazione, che ha permesso anche ad un ragazzo come me, innamorato di giornalismo, di scoprire che forse la strada era proprio quella.
Il rock, il pop raffinato degli anni Ottanta partendo da un garage con i suoi odori e i suoi sapori. Perché Radio Delfino è simbolo di una Catania che reagiva, che voleva finalmente specchiarsi, per farsi ammirare, sempre più bella, esaltando anche le grandi eccellenze artistiche di una città da sempre gravida di talento. Perché Catania l’abbiamo vissuta così e vogliamo non perdere quel sentimento anche se oggi, quel Delfino, quella Radio scompaiono. Oggi però tutto questo vogliamo che sia solo un arrivederci e non un addio, perché sarebbe troppo, nonostante una semplice lacrima d’emozione solca in questo momento il viso di ognuno di noi, noi quelli della generazione di Radio Delfino.