Prima ha incantato la platea con i gorgheggi del suo violino, accarezzando Beethoven e rendendo anche il concerto di ieri sera al Politeama di Palermo – come capita per ogni suo concerto – un’esperienza indimenticabile. Poi, dopo avere concesso un bis da virtuoso, il violinista Uto Ughi ha preso il micfrono. E pure con quello strumento se l’è cavata discretamente. “Ringrazio l’orchestra sinfonica siciliana (ente che si dibatte tra debiti e problemi, ieri il concerto è cominciato con 30 minuti di ritardo per protesta) con cui ho sempre condiviso dei momenti ad altissimo livello. Qualcuno dice che non servono soldi per finanziare la cultura. Bè, io no sono d’accordo – ha detto il solista -. E’ importante ascoltare musica dal vivo e dobbiamo salvare questa eventualità. Ci sono professori precari che chiedono soltanto quello che è giusto: un lavoro garantito. Eravamo i primi al mondo per cultura con la Germania. Ora, che tristezza andare im giro per il mondo e sentire dire: eravate i più grandi. Dobbiamo tornare ad esserlo”. Un’ovazione ha salutato la fine della performance.
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