Un patto tra il Pd e i 5 Stelle? | Anche i dem siciliani dicono no - Live Sicilia

Un patto tra il Pd e i 5 Stelle? | Anche i dem siciliani dicono no

Solo Lumia favorevole a un "confronto serrato". Cracolici: "Solo fumo su un'idea che divide e che non esiste".

Dopo le Politiche
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PALERMO – Aprire o no a un confronto con i 5 Stelle in Parlamento? Matteo Renzi, quasi dimissionario, ha già detto il suo no. Lasciando intendere, come riportano i retroscenisti dei quotidiani nazionali, che nel Partito democratico ci sia invece qualcuno che ci pensa. In realtà, a oggi, solo Michele Emiliano e la sua corrente di minoranza si sono espressi in favore di questa prospettiva. Anche Andrea Orlando, leader dell’altra mozione di minoranza, più consistente di quella del politico pugliese, ha detto che di alleanze con i grillini i dem non devono farne.

E i siciliani? Nell’Isola, con un partito ancora sotto choc per la batosta elettorale, con i coltelli affilati nella resa dei conti post-voto, la prospettiva di un dialogo con quel Movimento 5 Stelle che da anni ricopre di insulti di ogni sorta il Pd non torva proseliti. Se non tra gli esponenti della corrente Emiliano, come Beppe Lumia. L’ex senatore chiede per il partito “una reggenza composta dal vicesegretario Martina e dai rappresentanti delle tre mozioni” per arrivare al congresso. E sui 5 Stelle spiega: “La mia posizione non è quella di una corsa subalterna a un’alleanza, ma è sbagliata anche una demonizzazione. Io penso semmai che si debba avviare un confronto serrato per capire se ci sono proposte da condividere e se queste proposte siano sostenibili”.

Il segretario Fausto Raciti, rieletto a questo giro, non vede come percorribile questa strada. “La mia opinione personale è che intanto non mi risulta che i 5 Stelle abbiano chiesto sostegno ad alcuna forza politica. Poi, bisogna vedere da dove partirà il presidente Mattarella, se dalla coalizione più votata, quindi il centrodestra, o dalla lista, il Movimento 5 Stelle. Ma se è vero che il Pd è il Pse in Italia, il Pd e il Pse non mi sembrano compatibili né con Salvini né con i 5 Stelle. Io penso semmai che i due vincitori di questa campagna elettorale, peraltro compatibili, abbiano la responsabilità di fare loro delle proposte, non il Pd”.

Giuseppe Lupo, capogruppo dem all’Ars e leader in Sicilia della corrente Areadem di Dario Franceschini, non crede a possibili collaborazioni romane. “Il confronto con i 5 Stelle? All’Ars c’è già perché siamo entrambi opposizione al governo regionale. Al Parlamento nazionale invece penso che chi ha vinto le elezioni debba governare. Noi le abbiamo perse e quindi dobbiamo fare opposizione”.

“Assolutamente no. Abbiamo perso le elezioni, deve andare al governo chi le ha vinte. Il Partito democratico deve rimanere all’opposizione”, dice il deputato regionale renziano Luca Sammartino. Che aggiunge: “Anzi, mi auguro di vedere presto i risultati che hanno promesso agli elettori”.

Antonello Cracolici non solo non vede una possibilità di alleanza ma ritiene che lo stesso dibattito sia in realtà una sorta di arma di distrazione di massa per spostare l’attenzione da quello sul partito e sulle responsabilità della sconfitta. “Per me è abbastanza nitido che il Pd non può fare nessun governo né con i 5 Stelle né con il centrodestra – dice Cracolici -. Mi sembra un po’ di fumo buttato su un’idea divisiva che non c’è. È veramente fuori dal tempo chi pensa che noi possiamo avviare un percorso di sostegno a un governo 5 Stelle. Anzi, io mi auguro che nasca un governo 5 Stelle-Salvini”. Renzi vuole spostare l’attenzione sollevando il problema? “La sensazione ce l’ho. Solo il solito Emiliano nel partito ne parla, ma già lui propose ai 5 Stelle di entrare nella sua giunta. È un ulteriore elemento di dibattito sovrastrutturale rispetto a una crisi strutturale del Pd. Il dramma vero è che non abbiamo più un partito nella società italiana che è in grado di fare da argine. Noi sapevamo già di perdere. Si è favorito un sistema in cui una parte del tuo elettorato ha ritenuto che il voto utile fosse quello dei 5 Stelle per frenare il destra-centro. E già questo era avvenuto in Sicilia alle elezioni regionali”.


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