Una settimana in coma | Poi il risveglio: "Sono un miracolato" - Live Sicilia

Una settimana in coma | Poi il risveglio: “Sono un miracolato”

Francesco Ianniello, 30 anni appena compiuti, è stato colto da un infarto mentre giocava a calcetto ed è giunto gravissimo in ospedale. Ora si è risvegliato: "Non ricordo nulla - dice - solo quei momenti in cui ho aperto gli occhi e ho riabbracciato i miei figli".

La storia di Francesco
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PALERMO – Il confine tra una tranquilla partita con gli amici e una settimana di agonia è stato segnato da un malore in campo. Ancora una volta, come nel caso di Antonino Lo Cascio, morto tragicamente dopo il calcetto martedì scorso, una partita è stata improvvisamente sospesa e si è conclusa con una corsa disperata verso l’ospedale. Stavolta però il finale è stato diverso. Quella di Francesco Ianniello è infatti una storia di coraggio, forza, fede e speranza che vanno oltre ogni realtà oggettiva. Lui ha compiuto trent’anni i primi di marzo, pochi giorni dopo quello che la sua famiglia definisce “un miracolo”: ad accoglierlo nella sua abitazione di via Oreto sono stati gli abbracci e i baci dei suoi due bambini e della giovane moglie, Vanessa. Coloro che pensavano di non rivederlo mai più, di aver perso per sempre quel sorriso che rende speciali le loro giornate.

Francesco, colto da un arresto cardiaco in campo, ha lottato tra la vita e la morte per una settimana. Come nel caso di Antonino, le sue condizioni erano state subito considerate gravissime. Il rianimatore del pronto soccorso del policlinico, Fabio Failla, quella sera ha fatto di tutto per strapparlo alla morte. E grazie al lavoro dell’intera equipe, intervenuta tempestivamente, il cuore di Francesco aveva ripreso a battere.

Poco prima, ai campetti che si trovano vicino all’ospedale, il ragazzo aveva detto agli amici di non sentirsi molto bene. Un compagno di squadra si era accorto del suo malessere e l’aveva raggiunto, offrendogli un bicchiere d’acqua e qualcosa da mangiare: pensava si trattasse di un calo della pressione. Francesco invece si è accasciato e del sangue ha cominciato ad uscirgli dalla bocca e dal naso. L’incubo è inziato lì, quando il trentenne non ha dato più segni di vita. Gli amici hanno tentato una respirazione bocca a bocca ed hanno effettuato un massaggio al petto, ma il battito del cuore era troppo flebile.

L’hanno così immediatamente caricato in macchina e portato al pronto soccorso vicino. Lì Francesco è stato defibrillato tre volte e intubato. Il massaggio cardiaco ha poi fatto il resto, riportandolo alla vita. “Sono stati momenti terribili – racconta Vanessa, sua moglie -. Ho creduto di averlo perduto per sempre. Quella telefonata avrebbe potuto stravolgere la mia vita, temevo che i nostri bambini sarebbero rimasti senza il loro papà, perché anche i medici non erano ottimisti”.

Il cuore di Francesco, infatti, aveva ricominciato a battere, ma era stato diagnosticato qualcosa di molto serio alla base del suo malore, al punto da rendere necessario un intervento di angioplastica. “Non ricordo nulla di quei momenti – racconta oggi Francesco – ho avuto un blackout dal momento in cui sono svenuto fino al mio risveglio”. Il ragazzo è infatti poi stato trasferito dal reparto di Cardiologia del policlinico, a quello di Rianimazione, dove è rimasto ricoverato per una settimana, in coma farmacologico. “Era terribile vederlo in quelle condizioni – dice il padre Salvatore – sembrava non ci fossero più speranze. Ero disperato, io e mia moglie non avevamo più lacrime. Tornare a casa e pensare che nella notte avremmo potuto ricevere una terribile telefonata ci distruggeva. Ma dovevamo farci forza per il bene di sua moglie e dei bambini, ancora troppo piccoli per sopportare un dolore del genere”.

Quando tutto sembrava perso, invece, le condizioni di Francesco sono incredibilmente migliorate. “I medici non ci illudevano, ma un giorno lui si è mosso. E l’indomani, era il primo di marzo, i segnali di ripresa si sono fatti più forti”. “Quando ho aperto gli occhi – dice Francesco – non riuscivo a capire perché mi trovassi lì. Mi sono sentito confuso, non credevo di essere vivo. Invece poi ho visto i volti dei miei familiari e tutto mi è sembrato più chiaro. Mi hanno raccontato quello che mi è successo con le lacrime agli occhi. Non potevo crederci, sembrava un sogno. Invece, coi giorni che passano – aggiunge Francesco – so che è la realtà. Dopo aver saputo di Antonino, il ragazzo di Ficarazzi che non ce l’ha fatta, penso di essere stato miracolato. Adesso – conclude – dovrò sottopormi a diverse visite approfondite, dovrò seguire una lunga cura, ma sono vivo, posso abbracciare i miei figli e ringrazio Dio di esserci. Così come ringrazio i medici del policlinico che si sono impegnati per salvarmi la vita. Vorrei soltanto potere trovare un lavoro che non mi faccia affaticare fisicamente – conclude Francesco Ianniello – e per questo lancio un appello per la mia famiglia, per la quale non posso al momento affrontare alcuna spesa: se qualcuno può, ci aiuti”.


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