PALERMO – Era andato in ufficio, al terzo piano della palazzina Rai di viale Strasburgo, fino a lunedi’ scorso: “Sto un paio d’ore, do un’occhiata all’ultimo numero di Mediterraneo, e poi vado a casa. Mi sento stanco”. Non se la sentiva piu’ di lottare Giancarlo Licata, giornalista Rai, una vita in cronaca. Sapeva che quel male che aveva scoperto quattro anni fa non lo aveva sconfitto, era tornato piu’ forte e insidioso, lo aveva fiaccato, come i cicli di chemio continui. Ma non rinunciava, con coraggio e dedizione, a seguire la sua ultima creatura, battezzata insieme all’amico Salvatore Cusimano, il magazine Mediterraneo diventato un appuntamento fisso e seguitissimo nei Paesi del bacino del Mediterraneo.
E’ morto Giancarlo Licata, e con lui se ne va un pezzo di storia di Sicilia. Responsabile della sede Rai siciliana dal 1994 al 2001, ma prima ancora inviato nella trincea della cronaca nera più cruenta. Erano gli anni delle stragi e Licata seguì quei fatti per i tg nazionali, li fissò nella sua memoria, li passò ai raggi X, perchè come amava ripetere citando Sofocle, “ciò di cui ha bisogno l’uomo è la memoria dell’asino che mai scorda dove mangia”. E Giancarlo non ha mai dimenticato quei momenti, raccontandoli in un docufilm prodotto insieme al nostro gruppo editoriale e a Rai Teche: “La tela strappata” ha raccontato le 1367 ore che separarono la strage di Capaci da quella di via D’Amelio.
Stava vivendo una seconda giovinezza Giancarlo, nonostante la delusione per la chiusura della redazione di Raimed nella sede di Palermo, un’altra sua creatura. Ma Mediterraneo, il magazine firmato Licata, aveva qualche settimana fa raggiunto il traguardo delle settecento puntate, consacrate da una mostra – Fermo Immagine – esposta quest’estate a Villa Filippina a Palermo. E poi c’erano altri mille progetti, un vulcano di idee: una fiera del libro da organizzare il prossimo anno, un altro romanzo, un’altra avventura.
Come le altre, affrontate in una carriera costellata da numerosi riconoscimenti: il premio internazionale Ischia nel 2008 come giornalista dell’anno per l’informazione sul Mediterraneo; il Prix “Faro d’oro du meilleur magazine” assegnato nello stesso anno dal Centre Mediterraneen de la Communication Audiovisuelle di Marsiglia; il premio internazionale euromediterraneo “Vignola” dei Rotary Sicilia-Malta (2008); il premio “Alfredo Cattabiani” (2004); il premio internazionale “Mondello” (2004); il premio dell’Accademia del Mediterraneo per l’informazione (2003).
Nel 2009, con l’opera prima “Il bambino del sentiero” è stato finalista della 50a edizione del Premio Riccione per il teatro, il più autorevole riconoscimento per la scrittura teatrale contemporanea. Lo scorso anno poi ha dato alle stampe (Novantacento edizioni) “Una rondine fa primavera”, il racconto di 30 anni di storia palermitana, frammemti in bianco e nero di una citta’ che era tornata da qualche mese a scommettere su Leoluca Orlando. Nel dicembre scorso, infine, l’onorificenza di cui andava fiero, firmata dal presidente Napolitano: Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Ci scherzava su Giancarlo: “Da commentatore a commendatore, si vede che sono fatto vecchio”. Aveva da pochi mesi tagliato il traguardo dei 60 anni. Aveva una vita davanti.
Giancarlo Licata lascia la moglie e tre figli. I funerali si svolgeranno domani alle 11 a S. Orsola. Alla famiglia le condoglianze più sincere dalla redazione di Live Sicilia e dal gruppo editoriale Novantacento.