Unico dirigente ‘top’ tagliato fuori | Il governo Crocetta fa ancora danni - Live Sicilia

Unico dirigente ‘top’ tagliato fuori | Il governo Crocetta fa ancora danni

L’esecutivo scelse Pennino ai Beni culturali senza rispettare le norme, scrive il giudice del lavoro. E così, arriva il risarcimento.

PALERMO – Alla fine, il “guaio” non è grosso. Il danno, cioè, in termini economici è poco più che simbolico. Ma simbolica è anche, a sua modo, la storia da cui quel danno deriva, iniziata durante il governo Crocetta e proseguita fino a oggi, quando il Tribunale del Lavoro ha condannato la Regione a “risarcire” l’ex dirigente Marco Salerno. Il motivo? Il governo aveva scelto al suo posto, come guida del dipartimento dei Beni culturali un altro burocrate, Gaetano Pennino. Ma lo aveva fatto non rispettando le norme e violando una serie di principi sanciti dalla Costituzione: trasparenza, imparzialità, efficienza, buon andamento della pubblica amministrazione.

A Marco Salerno, assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Calogero Marino, arriverà dal “nuovo” governo, incolpevole in questo caso, una somma che sfiora gli ottomila euro. A questi bisognerà aggiungere oltre 5 mila euro di spese legali a cui il giudice Matilde Campo ha condannato la Regione.

La vicenda come detto affonda alla scorsa legislatura. Il governo mette in moto l’ennesimo valzer di dirigenti generali. Per i Beni culturali viene scelto Gaetano Pennino. Ed è bene precisare che nella sentenza non si fa riferimento ai titoli dello stesso dirigente, quanto alla procedura seguita per sceglierlo.

Procedura “poco trasparente”, secondo il Tribunale del lavoro di Palermo. Che “bacchetta” severamente il governo Crocetta. Secondo il Tribunale, infatti, la Regione “ha – ed è pacifico – attribuito al Pennino il contestato incarico senza consentire «adeguate forme di partecipazione ai processi decisionali» a tutti i dirigenti ad esso potenzialmente interessati, attraverso la previa pubblicazione di un avviso informativo circa la sopravvenuta vacanza del posto e la promozione delle possibili candidature, sì da porsi nelle condizioni di operare una scelta comparativa fra i potenziali aspiranti al fine di individuare il dirigente che avesse le caratteristiche più rispondenti e la professionalità più idonea allo svolgimento dell’incarico”. Nessuna comparazione con altri dirigenti, insomma, risulta al Tribunale. Secondo il giudice, il governo Crocetta in quell’occasione ha violato “anzitutto” la legge regionale 10 del 2009, “prima ancora che” quella statale: la 150 dello stesso anno.

Ecco quindi il ricorso di Salerno. Che aspirava a quel posto con “una concreta chance – scrive il giudice – di conseguire l’incarico agognato, poiché è pacifico ch’egli fosse all’epoca l’unico dirigente inserito nella prima fascia”, oltre ad avere “ricoperto per quasi dieci anni incarichi di dirigenza generale”. Era una specie di “highlander”, Marco Salerno, unico tra gli oltre 1.400 dirigenti a “popolare” la prima fascia alla Regione. Eppure, il governo scelse un altro capodipartimento, senza operare alcun confronto. E così, il danno è fatto. E sarebbe stato assai più pesante per la Regione, se lo stesso Salerno nel frattempo non fosse andato in (pre)pensionamento. Una “uscita” dai ruoli della Regione che ha evitato la ripetizione di quella selezione per dirigente, richiesta in un primo momento da Salerno. E ha evitato anche che il risarcimento fosse molto più “pesante” della cifra riconosciuta a Salerno, poco più che simbolica. Come la vicenda da cui deriva.


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