Unioncamere Sicilia presenta | i dati dell’Osservatorio economico - Live Sicilia

Unioncamere Sicilia presenta | i dati dell’Osservatorio economico

Anche gli imprenditori siciliani scelgono la strada del risparmio. Per il 45% di loro, la soluzione migliore per superare le difficoltà del momento è ridurre i costi, migliorando così l’efficienza aziendale. Si taglia il superfluo e si limita la spesa. Investimenti compresi. La maggior parte delle imprese pensa di non farne. Quelli che si faranno, saranno pochi e mirati specialmente su marketing, rete commerciale e capitale umano. Morale della favola, tra gli imprenditori siciliani vince la prudenza, soprattutto se si guarda al mercato interno dove il 33% delle imprese si aspetta una “forte diminuzione” del fatturato.

Sono questi alcuni dei risultati di un’indagine su “Le aspettative degli imprenditori siciliani nel prossimo semestre”, condotta dall’Osservatorio economico di Unioncamere Sicilia e presentata stamattina a Palermo nel corso di un incontro organizzato nell’ambito della X Giornata dell’economia.

«Di fronte a questo momento di incertezza economica – ha detto il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace – gli imprenditori siciliani rispondono con la prudenza e cercano di non fare il passo più lungo della gamba. Se da un lato questo atteggiamento è comprensibile, dall’altro è necessario ingegnarsi per non rimanere schiacciati dalla crisi. Innovazione, internazionalizzazione e marketing sono senza dubbio le armi migliori che consentono di essere competitivi sul mercato». «Il recupero di efficienza delle imprese – ha osservato Matteo Caroli, coordinatore dell’osservatorio economico di Unioncamere Sicilia – è senz’altro importante ma occorre puntare anche su differenziazione e aumento del valore percepito della propria offerta».

In base alle risposte al questionario somministrato a un campione significativo di imprese operanti nell’Isola, le aziende guardano con più fiducia oltre i confini nazionali. Il 19% degli intervistati si aspetta un “aumento” del fatturato estero, il 4% addirittura un “forte aumento”, mentre un 17% lo giudica “stabile”.

La stragrande maggioranza delle imprese (circa il 79%) teme ulteriori aumenti dei costi degli input produttivi (materie prime, semilavorati, servizi, ecc…). Leggermente inferiore, ma sempre molto elevata, è la diffusione delle imprese che si aspettano incrementi del costo del lavoro.

Per le aziende siciliane i principali ostacoli da affrontare nel prossimo semestre sono la “Crescente riduzione del mercato interno” (26%), il “Continuo aumento dei costi di produzione” (22%) e la “Restrizione del credito da parte delle banche” (15%). Il 14% degli imprenditori mette in cima alla classifica dei problemi l’“Inefficienza della pubblica amministrazione” e un 11% l’“Inefficienza delle infrastrutture e dei servizi pubblici”. Poco temute, infine, la “Concorrenza dei paesi emergenti” (7%) e la “Perdita di produttività” (5%). Secondo gli imprenditori siciliani, infine, la migliore exit strategy per superare la crisi prevede il “Recupero dell’efficienza e la riduzione dei costi” (45%), l’“Aumento del valore della propria offerta” (15%), l’“Internazionalizzazione” (10%), il “Miglioramento della qualità del capitale umano” (9%). “Innovazione” e “Alleanze con altre imprese” sono ritenute strategiche soltanto dall’8% degli intervistati. «In Sicilia – ha sottolineato Caroli – l’attitudine alla collaborazione è ancora poco diffusa. L’isola, infatti, è agli ultimi posti tra le regioni italiane per numero di imprese coinvolte nelle reti d’impresa. La sola provincia di Catania mostra una presenza relativamente diffusa, mentre in quattro delle nove province non risulta alcuna impresa coinvolta in reti d’impresa».

Unioncamere Sicilia ha anche sondato l’opinione di alcune imprese non finanziarie e delle banche sulle questioni inerenti la gestione finanziaria e il credito. È emersa una visione delle problematiche piuttosto diversa: le imprese non finanziarie lamentano soprattutto “Una scarsa attenzione dei gruppi bancari alle imprese locali”; mentre le banche evidenziano la “Debolezza economica e patrimoniale” di gran parte delle imprese.


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