“Tutti conoscevano i miei personaggi, ma nessuno conosceva Sergio Friscia. Sulla carta d’identità avrei potuto mettere, accanto a professione, “Attore”. Tra parentesi ‘Quello che fa…’”. E in effetti, la galleria è quanto mai variegata. Lollo il “flesciato” ma anche il Signor Di Giovanni del settimo piano; Piero Pelù e il commissario Montalbano; il Boss di Saranno Mafiosi e il Wrestler Wucciria Man di Bulldozer; e ancora, Beppe Grillo a “Striscia la notizia”, e Giuliano dei Negramaro. E per chi lo segue dai tempi delle tv private palermitane anche l’irresistibile Signor Calogero da Agrigento o lo spassoso Salvo Spesso, parodia di Salvo Sottile. Uno nessuno e centomila, Sergio Friscia imperversa da anni sul piccolo schermo con la sua simpatia. E la sua è una vita da mediano, tanto lavoro, tante risate ma anche tanta lunghissima gavetta. Una vita da mediano, anzi, “Un girovita da mediano”, dice lui scherzando sul suo peso non esattamente da fuscello. Si intitola così l’autobiografia del comico palermitano, insospettabile cintura nera di arti marziali, pubblicata da Rai Eri.
Come si diventa un uomo dai mille volti? Sergio Friscia traccia in questo libro il racconto di una carriera quasi trentennale: dagli inizi come deejay alla radio a fine anni Ottanta – con l’inevitabile gavetta da animatore nei villaggi turistici – ci porta nei dietro le quinte delle radio nazionali (Radio Kiss Kiss ed RDS ) e poi di un programma di culto come “Macao”, su Raidue, dove lo volle Gianni Boncompagni, e che fu la sua consacrazione sulla tv nazionale, dopo le scorribande palermitane di L’Imitati Network e compagnia bella.
Nel suo racconto, l’attore dalla vita larga non dimentica le avventure da “trapiantato”, la storia personale eppure universale di un ragazzo siciliano deciso a dimostrare il suo talento, a costo di dormire da “diversamente affittuario” in uno studio di architetti romani, di tentare la fortuna nella quasi aliena Milano, di sognare persino l’America. Un intimo diario comico che è il racconto di una scalata al successo, ma anche una panoramica spesso esilarante delle grandi contraddizioni e delle complicate opportunità del nostro Paese, dal Sud al Nord e dalle stalle alle stelle. Con retroscena divertenti, come quello in cui Friscia racconta la sua prima volta in una fiction di mafia, la gioia di svestire i panni del “comico” per fare finalmente il cattivo, il killer, salvo poi scoprire alla lettura del copione che il suo personaggio si chiamava Pocket Coffee. “Tempo dopo – racconta Friscia nel libro -, ho fatto un’altra fiction, Squadra antimafia. Mi hanno fatto fare carriera promuovendomi da killer a boss. Il boss Nardo Abate. La prima cosa che ho fatto quando mi hanno dato il copione, è stato andare subito a vedere se Abate si chiamava solo Nardo Abate, o se avesse anche lui un soprannome tipo, che ne so, Mon chéri”.
Un girovita da mediano, Rai Eri, 222 pagine, 18 euro.