PARIGI – Da Messina a Parigi per conquistare la Francia a colpi di pedali. Dopo aver trionfato nella 101/a edizione del Tour de France, Vincenzo Nibali entra nella storia del ciclismo mondiale, prima ancora che nello sport italiano. Il corridore siciliano si mette infatti alla ruota di Bottecchia, Bartali, Coppi, Nencini, Gimondi e Pantani, l’ultimo capace 16 anni fa a salire sul gradino più alto del podio degli Champs Elysees e a far risuonare l’inno di Mameli. Note che alla fine hanno commosso lo ‘squalo dello Stretto’, in lacrime al momento della premiazione.
Gli occhi lucidi e l’emozione, però, non offuscano la lucidità di un ragazzo che alla soglia dei 30 anni, nel momento della gloria, non dimentica di ringraziare chi ha permesso di realizzare il sogno di una vita. “In primis mia moglie Rachele e la piccola Emma (la figlia, che è subito andato a baciare dopo il traguardo,ndr), senza di loro e senza il sostegno dei miei genitori, che mi hanno seguito sin da bambino, oggi non sarei qui – ricorda il corridore dell’Astana -. Avevo già anticipato che nessuna gioia poteva essere paragonabile a questa vittoria. Un’emozione così forte credo di averla provata poche volte nella vita. E’ ancora più bello di quanto potessi immaginare, è veramente indescrivibile. Ho costruito questo successo giorno dopo girono”.
E non potrebbe essere più vero. Il ragazzo partito a 15 anni dal Sud per diventare atleta in Toscana, ha convinto dall’inizio alla fine della Grande Boucle. In questo Tour si è preso subito la leadership in classifica generale col successo nella seconda tappa (a Sheffield, In Inghilterra), per poi vincere altre tre frazioni, sui Vosgi, sulle Alpi e sui Pireni (con l’arrivo sull’Hautacam).
Il dominio di Nibali – interrotto per 24 ore solo dal francese Gallopin – non è stato contraddistino solamente dalle azioni in salita. Anzi, il momento chiave della sua galoppata in maglia gialla è stato probabilmente ad Arenberg (5/a tappa), sui settori di pavé della Roubaix che hanno stroncato il campione uscente Chris Froome (ritirato dopo due cadute) e ridimensionato le aspirazioni di Alberto Contador (anche lui costretto al ritiro alla 10/a tappa). Inutile dire che col britannico e lo spagnolo in gara fino alla fine Nibali avrebbe avuto sicuramente maggior filo da torcere. Ma nei 3664 chilometri del Tour Nibali ha dimostrato una forma fisica e un equilibrio nervoso da numero uno assoluto.
Un dominio che alla fine gli ha permesso di brindare a champagne, tra pacche sulle spalle e l’affetto di famigliari e amici. “L’emozione è forte, magari non riesco ad esternarla però dentro di me ho dovuto prendere tante volte il respiro – confessa dopo la premiazione -. E’ qualcosa di speciale, irripetibile. Ho vinto il Tour de France, finalmente è finito e anche io posso recuperare le energie perché sono veramente stanco”. “E’ stata una grande fatica, non è facile arrivare fino alla fine con la maglia presa al secondo giorno – sottolinea -. Ora mi riposerò per poi ripartire da zero con nuovi obiettivi. Il Mondiale? Perché no”. Lo squalo, dopo aver raggiunto Merckx, Gimondi, Hinault, Anquetil e Contador nel ristretto club di corridori capaci di vincere in carriera Vuelta di Spagna, Giro d’Italia e Tour de France, non vede l’ora di andare a caccia di nuovi traguardi da tagliare.
“E’ una gioia immensa, una gioia senza fine, ho i brividi in tutto il corpo”: lo afferma Salvatore Nibali, il papà di Vincenzo, commentando dagli Champs Elysees, l’exploit del figlio al Tour de France. Circondato dalla moglie, dai parenti e dagli amici, Salvatore Nibali ha aggiunto: “Lo sapevo fin dall’inizio che si sarebbe arrivati a questo punto, da quando aveva 14 anni, dalla sua prima gara”. “Non è una meraviglia, è una gioia enorme”, ha concluso il signor Salvatore, ringraziando tutti “immensamente”.
“Come regalo da Vincenzo voglio una delle maglie gialle. Dovrebbe venire qui ad agosto forse il 20 e ci sarà una grande festa”. Lo ha detto Carmen Nibali, sorella di Vincenzo, che ha atteso l’arrivo del fratello a Parigi in Municipio a Messina insieme agli altri tifosi per festeggiare il ciclista messinese. “Ho sempre avuto – prosegue – un ottimo rapporto con mio fratello, é sempre stato molto determinato e testardo”. “Un episodio curioso – prosegue – è avvenuto quando aveva 10 anni e gli hanno rubato una delle prime bici: è scoppiato a piangere. Non smetteva più era disperato e mio padre gli ha dovuto comprare un’altra bici. Mio padre lo segue da quando era piccolo perché anche lui è appassionato di bici quando a tredici anni Vincenzo voleva smettere gli ha dato uno schiaffo e mio fratello ha reagito ed è di nuovo salito sulle due ruote. Questa è la vittoria più bella sono sempre stata sicura che avrebbe vinto perché è un grande campione”.
“Vincenzo ha dimostrato di essere ancora una volta il numero uno al mondo. Ha vinto con un vantaggio stratosferico a quei livelli e ha dominato nonostante le difficoltà che ci sono state in tutto il tour” . Lo dice Cosimo Bongiovanni, cugino di Vincenzo Nibali, insieme a diverse decine di messinesi riuniti in Municipio che fanno parte del fan ”Club Vincenzo Nibali Messina Centro” e seguono lo ‘squalo dello Stretto’ da anni. “Sono spesso con lui – prosegue il cugino che è anche ciclista – Quando viene qui andiamo in giro in bici ed è stupendo. Lui già da piccolo ha iniziato a vincere, è stato sempre determinato. E’ una persona molto semplice ed è scaramantico: non se avete notato che indossa sempre solo la maglia gialla e non si veste tutto dello stesso colore e poi la bici la predispone sempre solo l’ultima tappa, o alla più importante”. Giovanni Mondello, ex ciclista detto “il capitano” tra gli sportivi locali che ha gli occhi lucidi vedendo sul grande pannello la gara di Vincenzo, in diretta. “Ho fatto gare nei dilettanti e negli amatori. Vincenzo lo conosco da piccolissimo, si può dire che lo seguo dalle sue prime pedalate. Mi ricordo che aveva appena 9 anni ed era con suo cugino in bici e già faceva le prime volate. Aveva sin da allora una grande grinta. Io ad un certo punto vedendo le sue capacità gli ho toccato le gambe e gli ho detto tu da grande diventerai un campione perché già mi rendevo conto che aveva doti formidabili. Qualche anno fa ho detto anche a suo padre con il quale siamo ottimi amici che prima di arrivare a 30 anni avrebbe vinto il giro di Francia”.
“Non ci sono parole. E’ uno dei giorni più belli della mia vita. Una grande vittoria”: il team manager di Astana, Alexandre Vinokourov, non contiene l’emozione per la vittoria di Nibali al Tour. “Dopo il Giro d’Italia, Vincenzo era pronto mentalmente per conquistare il Tour – ha detto all’Ansa il team manager, sottolineando che in Francia “siamo venuti per vincere”. E “penso che oggi lui abbia molta fiducia nella squadra. Da noi ha trovato il supporto che cercava”. L’ex corridore ha anche ricordato la vecchia amicizia che lo lega al siciliano. “Tra noi – ha detto – ci sono anzitutto amicizia e profondo rispetto tra corridori”.
“Questa e’ una vittoria per la citta’ e il ciclismo ed e’ la vittoria di un grande uomo”. Lo ha detto Maurizio Guanta, padre di Edy, un bimbo di 7 anni che convive con la distrofia Muscolare di Duchenne e Becker, una malattia genetica rara che colpisce un bambino su 3.500. “Da diversi anni Nibali – spiega Guanta – è coi noi per la ‘Pedalata contro la Duchenne e Becker’, organizzata dalla Associazione ‘Amici di Edy onlus’ a Messina per raccogliere fondi per la ricerca. Vincenzo, nel 2009, ha conosciuto il piccolo Edy e da allora, sostiene con passione e dedizione la causa. Enzo è un amico splendido, una persona sensibile e generosa. Io sono un suo grande tifoso e faccio parte del club di supporter di Messina”.
“Il trionfo di Vincenzo Nibali al Tour de France è un momento di orgoglio per tutti i siciliani. Un trionfo che ci ha emozionato e che sin dalla prima tappa ci ha unito nel sostegno al nostro campione messinese”. Lo ha detto il presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando, che ha anche annunciato che presto “Anci Sicilia organizzerà un incontro con Nibali per festeggiare la sua storica vittoria”.