La Sicilia, almeno nella strategia dei suoi vertici politici, dichiara guerra al Covid, potenziando l’unica arma sicuramente efficace contro ricoveri e decessi: il vaccino. L’ultima ordinanza del governatore Musumeci, di fatto, almeno per certe categorie, introduce una sorta di ‘obbligo vaccinale soft’, non diretto, ma suggerito dalle circostanze.
Sicilia, obbligo vaccinale soft
Prendiamo in esame una parte della nota di Palazzo d’Orleans che ieri ha annunciato il provvedimento del governatore. “Le aziende sanitarie provinciali – si legge – eseguiranno una ricognizione completa e aggiornata di tutti i dipendenti pubblici, del personale preposto ai servizi di pubblica utilità e ai servizi essenziali, degli autotrasportatori, del personale delle imprese della filiera agroalimentare e sanitaria, degli equipaggi dei mezzi di trasporto per censire chi non è ancora stato sottoposto a vaccinazione e invitarlo formalmente a provvedere. In caso di indisponibilità o di rifiuto, il datore di lavoro dovrà, nei modi e termini previsti dai contratti collettivi, riassegnare il dipendente ad altro ruolo, che non implichi il contatto diretto con l’utenza”. Non si tratta, ovviamente, di una imposizione. Ma è un censimento con un invito formale, una mossa che ha molte possibilità di convincere i più riottosi alla somministrazione.
Appello ai datori di lavoro
“Faccio appello ai datori di lavoro – ha commentato il governatore -. Ci sostengano nella ricognizione di quanti ancora non hanno ricevuto il siero anti-Covid. Vaccinarsi non significa soltanto proteggere se stessi ma avere anche rispetto e senso di responsabilità verso gli altri”. Un richiamo alla responsabilità collettiva di buonsenso che, tuttavia, si scontra con il dibattito accesissimo sui vaccini. Una discussione social che vede i più sfegatati (e aggressivi) no vax, accanto ai dubbiosi, accanto a chi si vaccina, accanto a quelli che hanno – in tanto rumore di sottofondo – le idee leggermente confuse.
“D’accordo con l’obbligo”
“Io sono d’accordo con le decisioni del presidente Musumeci – dice il professore Antonio Cascio, infettivologo – anche se so che dirlo mi attirerà antipatie e critiche. Del resto, l’avevo pure suggerito. I non vaccinati possono ammalarsi gravemente, creando danno a loro stessi, nonché disservizi e problemi che ricadono sulla comunità, quando potrebbero evitarlo, vaccinandosi. Oltretutto, una persona con due dosi ha anche meno possibilità di contagiare. Io sono favorevole agli obblighi indiretti. Non sei vaccinato? Non vai al ristorante senza il tampone. C’è la libertà individuale, ma c’è in gioco il bene supremo della salute pubblica. Stiamo attenti, altrimenti a settembre avremo una ripresa di ricoveri e decessi”.
Vaccini a tappeto
Quella visione complessiva cui si accennava prevede che ci sia una sorta di vaccinazione a tappeto. Infatti, recita sempre la nota, è prevista: “La possibilità di ricevere il siero nei luoghi turistici, della movida o sul posto di lavoro, e il potenziamento dei punti vaccinali comunali”.
La Sicilia ‘sorvegliata speciale’?
Definire la Sicilia ‘sorvegliata speciale’ del Covid sarebbe un po’ troppo. Ma qualcosa da sorvegliare c’è. Secondo l’ultimo bollettino, quello di mercoledì 7 luglio, l’Isola risulta seconda nella classifica delle regioni italiane sui nuovi casi di coronavirus. Sono stati 109 i nuovi contagiati registrati nelle ultime 24 ore su 10.891 tamponi processati. L’incidenza resta a quota 1%. I dati delle terapie intensive non lasciano tranquilli. Alla luce dei numeri, dei contagi e delle varianti, la cautela di Musumeci non appare infondata.