PALERMO– Il vaccino antinfluenzale? Consigliato a tutti, nei tempi di una imprevedibile pandemia, per evitare che i sintomi del malanno di stagione, confondendosi con quelli del Covid, rendano il sistema sanitario simile a una polveriera.
Le fasce protette
Come riassume l’Ansa in una puntuale scheda: ‘Oltre ai malati con patologie croniche e agli over-65, il vaccino antinfluenzale è quest’anno raccomandato anche ai bambini da 6 mesi a 6 anni ed a tutti i soggetti a partire dai 60 anni di età. L’estensione della indicazione al vaccino è motivata dall’emergenza pandemica e l’obiettivo è cercare di evitare la concomitanza dei sintomi influenzali con quelli da Covid nella stagione invernale, oltre che l’intasamento di Pronto soccorso e servizi sanitari’. Le categorie di popolazione ‘fragile’ e ‘raccomandata’, le fasce protette, avranno, dunque, il vaccino gratuito e garantito.
E le farmacie?
E gli altri che rimangono di quei tutti a cui è consigliata la vaccinazione, oltre le persone indicate? Il dottore Roberto Tobia, farmacista palermitano, segretario nazionale di Federfarma spiega: “Se non sono inserito nella lista dei fragili e voglio vaccinarmi contro l’influenza, come è altamente consigliato dalle autorità sanitarie, il percorso è questo, per esempio. Devo andare dal medico che mi farà la ricetta e poi recarmi in farmacia, per comprare il vaccino, tornando successivamente dal medico per completare il tutto”.
Ma le farmacie reggeranno a una comprensibile mole non piccola di domanda? “Ecco il problema – dice il dottore Tobia -. In questo momento una parte di popolazione, parliamo dei trentenni, dei quarantenni, dei cinquantenni, la popolazione attiva, è destinata a incontrare difficoltà e molti rischiano di restare scoperti. Le regioni hanno aumentato le quote vaccinali per l’influenza da destinare alla popolazione protetta, con una dose residuale per i farmacisti. La quantità per le farmacie, oggi, è di 250 mila dosi in tutta Italia, vale a dire dodici vaccini per ogni esercizio: del tutto insufficienti, infatti è evidente che non basteranno. Abbiamo sensibilizzato il ministro Speranza sull’argomento, per rimodulare ulteriormente le quote, siamo in una fase interlocutoria”.
Un passaggio cruciale perché tra poco scatterà la ‘corsa’ alle vaccinazioni anti-influenzali. Oltretutto – fanno notare gli esperti – produrre vaccino non è esattamente come produrre qualsiasi altra cosa. Si vedrà cosa deciderà il ministro, se le regioni accresceranno le quote destinate alle farmacie, se sarà necessario importare fiale dall’estero. I farmacisti, che sono un presidio essenziale sul territorio e che hanno già fatto fronte a un urto non indifferente, attendono sviluppi.
“In guerra, ma la Sicilia è pronta”
Oggi, via radio, il presidente Musumeci ha lanciato il suo appello alla responsabilità. “Che ci sia stato un calo di tensione è fuori di dubbio – ha detto Musumeci – i numeri parlano chiaro. Ma, nei mesi scorsi, la Sicilia ha evitato il peggio, grazie al rispetto delle norme. Oggi ci sono persone, magari, convinte che la battaglia sia stata vinta, ma non è così, purtroppo. Bisogna convincerle che il Covid c’è, perché questo maledetto virus non guarda in faccia nessuno. Faccio appello alla mia gente e a chi viene da fuori. Abbiamo comprato due milioni di tamponi rapidi, per renderci autonomi. Abbiamo una sufficiente dote di vaccini anti-influenzali. Siamo pronti, eventualmente, a una condizione di maggiore emergenza. Anche nella struttura ospedaliera stiamo lavorando per rendere sicuri gli accessi nei pronto soccorso, per dividere l’area Covid dal resto. Qualche struttura secondaria del territorio deve essere dedicata interamente a questo (al coronavirus, ndr) come si fa in tempo di guerra. Siamo in guerra. Un po’ di sacrifici per evitare grandi problemi”.