"Varate misure per le imprese | Sarà la legislatura del confronto" - Live Sicilia

“Varate misure per le imprese | Sarà la legislatura del confronto”

Intervista a Gaetano Armao. "Assunzioni e sanatorie? Norme volute dal Parlamento".

Finanziaria
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PALERMO – Della Finanziaria votata dall’Ars Gaetano Armao sceglie le norme mirate allo sviluppo come quelle qualificanti della manovra. Una legge assai diversa alla fine da quella, snella ed essenziale, che era nei piani della giunta. “Come sempre avviene”, osserva l’assessore regionale all’Economia. Che ricorda il nuovo corso della giunta sul fronte dei rapporti con lo Stato, dopo la stagione degli accordi siglati da Rosario Crocetta.

La Finanziaria che alla fine è stata votata dall’Ars è molto diversa da quella snella che avevate votato in giunta.

“Sì, come sempre avviene. Io non perdo la mia antica vocazione di docente di contabilità pubblica e ricordo che ci sono tre modelli di leggi di bilancio/finanziaria. C’è quello in cui il governo si presenta con un bilancio e l’assemblea elettiva può votarlo o bocciarlo, quello britannico. Poi c’è il modello parlamentare italiano così come si è evoluto: l’impianto viene presentato dal governo, poi viene negoziato in una delle due camere finché assume una configurazione sulla quale il governo mette la fiducia. Il terzo modello è quello in cui bilancio e finanziaria vengono elaborati con una coerenza dal governo e poi, non esistendo l’ipotesi uno e due, vanno in assemblea. È quello che succede a livello regionale. A questo punto si ha un modello che chiamerei composito, una parte è scritta dal governo un’altra dal Parlamento. Sarà opportuno valutare se questo è il modello più appropriato o meno, ma allo stato è questo”.

Le parti che la convincono di più di questa finanziaria?

“Quelle relative al sistema delle imprese: 53 milioni di consolidamento finanziario dell’Irfis, 84 milioni di nuove assegnazioni per il credito agevolato, 50 milioni di fondo di garanzia per Confidi e pmi, la semplificazione nell’utilizzo dei fondi europei. E poi lo smobilizzo dei crediti incagliati nel settore rifiuti per circa 700 milioni. E rivendico anche i 600 milioni di euro che abbiamo appostato in entrata derivanti da una norma del 2006 che prevedeva una retrocessione della accise, una norma che non ha mai dato luogo ad alcun tipo di entrata”.

È una scelta politica che si inquadra in una strategia più ampia?

“Sì, nell’ambito di quel rapporto negoziale da noi avviato con toni concilianti ma rigorosi che è passato anche dalla decisione di impugnare il bilancio dello Stato”.

In questo quadro si inserisce il proposito di Nello Musumeci di ottenere la defiscalizzazione della benzina.

“Questo fa parte di una serie di questioni che stiamo ponendo allo Stato per affrontare temi derivanti da quegli accordi scellerati firmati nella scorsa legislatura”.

Ma questa cosa della benzina non è un’idea un po’ velleitaria?

“È una delle questioni. Aspettiamo l’insediamento del governo nazionale per parlarne”,

Ci sono anche delle misure di tipo sociale, destinate alle categorie più deboli.

“Sì, 276 milioni in favore dei disabili gravissimi non li aveva mai stanziati nessuno in Italia. Un investimento così massiccio non ha precedenti. Poi c’è il quoziente familiare introdotto per la prima volta”.

E poi ci sono le misure per i Comuni. Avete voluto cercare una sorta di pax istituzionale dopo le sofferenze di questi anni degli enti locali?

“Con i Comuni, con i dipendenti comunali e degli enti pubblici. Costituiamo ad esempio un fondo pensioni per le Camere di commercio, così come facemmo nel 2010 per la Regione. Le pensioni oggi gravano sul loro bilancio e questo le sta portando al default”.

Ci sono poi le misure controverse. Partiamo dall’assunzione in massa per quasi tremila ex Pip in una partecipata al cento per cento della Regione. Che ne pensa?

“E’ un emendamento di matrice parlamentare. Noi l’abbiamo condiviso perché nel triennio non genera oneri ulteriori per il bilancio”.

Ma la norma passa o sarà impugnata dal governo?

“È possibile che passi. Molta gente lavora in modo serio dentro le strutture della Regione. E la circostanza che ci siano persone che lavorano accanto ad altre, le une con stipendio normale e le altre con sussidio senza diritti è una situazione che va sanata”.

Sanata come quella di quanti avevano occupato abusivamente una casa popolare? Anche a loro avete pensato…

“Anche questa è una cosa di matrice parlamentare. In un sistema con la fiducia una cosa come questa avrebbe avuto difficoltà a passare”.

Ma non è un messaggio un po’ deviante quello che passa da norme come questa: come dire, cercate una scorciatoia che tanto poi si sana tutto?

“Questa è una scelta fatta dal Parlamento. Capisco che se si guarda interamente la finanziaria in parte ha una filosofia di efficienza e dall’altra di risposta alle domande più variegate. Ma è l’effetto di un sistema che distribuisce tra governo e parlamento le decisioni. L’alternativa è non farla”.

C’è anche un problema di fragilità della maggioranza dietro, no? Che è poi un problema visto anche negli ultimi anni.

“È evidente, ma nella precedente legislatura non c’era la maggioranza e si è costruita attraverso una transumanza. Credo sia molto più serio fare un confronto alla luce del sole con le opposizioni senza mercanteggiamento e scambi”.

In questa manovra delle norme proposte dalle opposizioni sono passate.

“Sì, ad esempio quella sul reddito di inclusione, molto positiva, quella sul reddito di libertà per le donne vittime di violenze, quella sull’insularità”.

È questa la strada della legislatura: confronto tra maggioranza e opposizioni?

“Io credo che il leit motiv di questa legislatura sarà il confronto. Non solo perché è il nome della testata della sinistra democristiana nella quale ho militato con Sergio Mattarella. Ma perché il confronto è la politica. Altro è chi come i grillini si trincerano dietro il no a tutto”.

Buona parte della vostra finanziaria originale è andata a finire nel collegato. Che speranze ha che quelle norme siano approvate?

“La sessione di bilancio rimane aperta. Ci confronteremo con le altre forze politiche sul merito delle questioni, dall’Agenzia per la casa, all’unione tra Ircac e Crias”.


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