CALTAGIRONE (CATANIA) – Il fidanzato e un amico sono stati rinviati a giudizio per omicidio. Sono accusati di concorso nell’assassinio di Vera Schiopu, la 25enne moldava che fu trovata strangolata a morte in una campagna di Ramacca, il 19 agosto di un anno fa.
I rinviati a giudizio sono il fidanzato oggi 34enne, il rumeno Georghe Ciprian Apetrei, che è accusato anche di maltrattamenti ai danni della ragazza. E un amico di lui, Costel Balan. Nonostante quest’ultimo fu colui che avvertì i carabinieri, nonostante l’uomo sia stato scagionato e scarcerato dal Riesame perché avrebbe avuto un alibi, la Procura tira dritto.
La ricostruzione
La ragazza sarebbe stata vittima di un brutale femminicidio e i due restano entrambi accusati. I rinvii a giudizio sono stati chiesti al Gup dal procuratore facente funzioni di Caltagirone Alberto Santisi e dal sostituto Alessandro Di Fede. Il processo si svolgerà il mese prossimo in Corte d’assise a Catania.
Apetrei è tuttora detenuto dal giorno dell’omicidio. I due rumeni sono difesi dagli avvocati Alessandro e Michela Lapertosa. Balan invece è libero dal pronunciamento del Riesame. E il suo legale in aula aveva chiesto al gup il non luogo a procedere.
Il processo
Per il giudice invece si va a giudizio. E c’è da credere che sarà un processo lungo, considerato che si parte da un faldone dell’accusa di oltre mille pagine. È stata un’indagine intricatissima. L’ipotesi della Procura è che Apetrei, con l’aiuto di Balan, abbia ucciso Vera e poi simulato il suicidio impiccandola.
Immediatamente si notarono delle ferite sul corpo di Vera non compatibili, così sostennero i carabinieri, con la tesi che si fosse suicidata. E scattarono gli arresti.
L’autopsia
L’autopsia, eseguita dai consulenti della stessa Procura, poi però ha stabilito che Vera è morta davvero impiccata. Solo che secondo la relazione autoptica, la ragazza era troppo ubriaca per suicidarsi. Fu proprio questo particolare a fare sì che la posizione degli indagati fosse tutt’altro che alleggerita, nonostante, va ribadito, Balan avrebbe prodotto un alibi.
Apetrei non ha mai fornito una sua versione dei fatti. Le sue ultime parole, rivolte all’amico, sono state: “L’ho trovata così“. C’è infine ancora oggi il giallo relativo alle chat in lingua moldava di Vera, alla presenza di un terzo uomo sulla scena del delitto, che figurerebbe anche in alcuni atti dell’inchiesta.