Borgo Vecchio: pizzo, droga e morti| Le rivelazioni del pentito Tantillo - Live Sicilia

Borgo Vecchio: pizzo, droga e morti| Le rivelazioni del pentito Tantillo

Giuseppe Tantillo

Depositati due verbali del picciotto del clan mafioso di Borgo Vecchio.

PALERMO - LE DICHIARAZIONI
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PALERMO – Sono i tanti omissis a confermare che la collaborazione di Giuseppe Tantillo è solo all’inizio. Nei due verbali depositati – gli interrogatori sono del 16 maggio e del 20 luglio scorsi – i fatti riferiti dal picciotto del Borgo vecchio e resi pubblici sono per lo più noti. Prima di lui ne aveva parlato, ad esempio, Francesco Chiarello che aveva consegnato ai carabinieri un libro mastro pieno di nomi.

Alcuni dei commercianti citati da Tantillo hanno collaborato con i magistrati. Ce ne sono altri, però, ancora top secret che saranno presto convocati dagli investigatori per raccontare la loro versione. Se non collaboreranno rischiano l’incriminazione per favoreggiamento. I verbali finora depositati servono ai pubblici ministeri Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli come riscontro alle indagini già ultimate sul clan di Porta Nuova. Ecco giustificato il lungo elenco di fotografie mostrate a Tantillo. Ritraggono i personaggi che avrebbero gravitato nel mandamento, dai ruoli di vertice fino alla manovalanza. A cominciare da Paolo Calcagno: “Capo del mandamento di Porta Nuova, anche ai tempi di D’Ambrogio era autorevole infatti all’epoca ho appreso da Nino Ciresi che era una persona battezzata e autorevole, al borgo prelevava anche una parte del provento delle estorsioni e per ogni problema ci rivolgevamo a lui. Quando morì Di Giacomo (Giuseppe Di Giacomo, ucciso alla Zisa nel 2014, ndr) ci riferì che si pensava che i Lipari lo avessero ucciso”. Per proseguire con il fratello Domenico: “È stato a capo della famiglia del Borgo Vecchio, ci occupavamo di droga ed estorsioni”. Nei verbali ci sono trentacinque nomi. Anche in questo caso sono i quattro nomi omissati su cui si concentra il nuovo filone di indagini.

La droga
Pochi gli episodi raccontati da Tantillo che conosciamo per intero. Tra questi quelli su un affare di droga: “È capitato una volta che Rocco Marsalone con suo figlio ce ne ha comprato un chilo, 45.000 euro. Noi abbiamo dato i soldi a Marsalone Rocco ed è andata a comprarla, da quello che so io nella zona di Falsomiele ma non so la persona precisa”. Una parte dei soldi erano arrivati da un prestito di Giuseppe La Torre: “… gli avevamo detto di che gli facevamo guadagnare qualcosa perché noi avevamo qualche 32.000 mila euro 33.000 mila euro lui ci ha prestato il resto”.

Altri affari di droga avrebbero avuto per protagonista Alessandro Bronte: “… si lamentava che non trovasse droga buona quindi noi ci siamo girati tramite Calcagno dicendo se conosceva qualcuno e ci ha presentato Alessandro Bronte in cui lui ci aveva detto che ci poteva aiutare e abbiamo comprato 300 grammi da lui, di cocaina… lui passava da Borgo Vecchio e ci diceva se avevamo di bisogno… noi ci dicevamo sempre 200 grammi e la pagavamo per esempio 10.200 euro”.

I soldi
Un capitolo omissato riguarda i soldi raccolti con la vendita della droga e il pizzo. Tantillo raccoglieva le somme “… dopo li contavo e li davo ai detenuti e li mandavo a tutti i detenuti che ci avevamo lì”. Dunque, una parte degli incassi serviva per aiutare economicamente le famiglie dei carcerati. Il resto “noi li mettevamo da parte nel fondo cassa se capitava di fare un affare o aprire un negozio noi prendevano questi soldi e li usavamo”. Sulle attività commerciali finanziate dal clan Tantillo dice “che io li posso citare”. Ed in effetti li ha citati, ma la verbalizzazione è stata segretata.

Le armi
Così come poco si sa delle armi. Di certo, però, il clan ne aveva a disposizione: “… le armi erano tutte per noi anche per il mandamento che se veniva qualcuno… le abbiamo acquistate da albanesi zingari questi che li rubavano.

I morti di Villa Sofia
Nei verbali del pentito Francesco Chiarello, tra le tante imprese che avrebbero pagato il pizzo, c’era pure “Pompe Funebri di Totò Vinciguerra (500 euro al mese). Il titolare non voleva pagare e Ingrassia e Tonino Siracusa gli hanno bruciato i locali. Quando sono subentrato io, poiché era amico di Gino Abbate, versava 500 ero tramite Pecoraro Maurizio a me”. Vinciguerra è già stato convocato in passato dagli investigatori e ha negato di avere pagato. Ora Tantillo aggiunge che “una volta con Giuseppe Fricano (del mandamento di Resuttana, pure lui arrestato nei mesi scorsi, ndr) abbiamo parlato per un discorso delle estorsioni per quanto riguarda a Vinciguerra pompe funebri che è in via Archimede in cui aveva un appalto all’ospedale di Villa Sofia… per i morti diciamo ma a quanto pare dopo si sono accordati perché lui era venuto da me per chiamarlo e nell’evenienza hanno parlato in cui si erano accordati che gli faceva avere dei soldi per i carcerati”.


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