"Villa Sofia, atroce quell'uomo a terra: i giovani in trincea..."

“Villa Sofia, atroce quell’uomo a terra: i giovani in trincea…”

Parla il dottore Bonsignore, segretario del Cimo. E racconta l'emergenza.
PALERMO - LA SANITA' IN CRISI
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Dottore Bonsignore, che effetto le fa vedere quell’uomo a terra?
“Mi fa un effetto devastante, atroce, mi procura indignazione. Soprattutto perché è in un ospedale, dove una cosa del genere non dovrebbe mai succedere”.

Giuseppe Bonsignore, medico, segretario regionale del Cimo, il combattivo sindacato che riunisce i medici ospedalieri, da anni è sul fronte della sanità. La vive, la sanità, come camice bianco e come sindacalista. E non la vive bene. Abbiamo raccontato di un uomo disteso a terra, nel pronto soccorso di Villa Sofia, immagine di un mondo che soffre e non per colpa di chi lo soccore con l’impegno. Il suo parere su quella vicenda l’ha offerto, il dottore Bonsignore. Ecco il resto.

Perché i pronto soccorso sono in crisi?
“Per la carenza di personale. Hanno fatto i concorsi, a Villa Sofia, e hanno assunto soltanto specializzandi, più due specialisti precari che già lavoravano lì”.

Gli specializzandi, cioè i giovani medici. Come funziona?
“Il primario, per me, ha fatto l’unica cosa che poteva fare. Ci sono due sale, con i giovani colleghi e con un tutor che vigila. I ragazzi sono bravi, preparati e si impegnano molto. Certo, non hanno ancora esperienza. Però, la cosa funziona”.

I pazienti aspettano ore, giorni…
“Questo succede, le dicevo, perché mancano i lavoratori. Un pronto soccorso come Villa Sofia dovrebbe avere almeno cinque sale visita, dato l’afflusso elevatissimo. Ce ne solo soltanto due, un po’ pochine”.

C’è il problema degli accessi impropri, di malati che non dovrebbero andare in un’area d’emergenza.
“Sì, vanno tutti a Villa Sofia, perché per molti palermitani è l’unica struttura a cui fare riferimento. E così il pronto soccorso diventa una sorta di ambulatorio permanente. D’altra parte, se uno deve aspettare sei mesi per una Tac… Sa come la risolve? Con ‘sole’ quindici ore di attesa in ospedale”.

E i giovani sono in trincea…
“Con l’elmetto e il coraggio. C’è un rischio sanitario? Sicuramente, perché sono bravissimi ma ancora inesperti e, forse, avrebbero bisogno di essere meno esposti, come accadeva ai miei tempi. Ma in tutta Italia, ormai, va così. Paghiamo quindici anni di politiche nazionali e regionali scellerate”.

E al pronto soccorso non vuole andarci nessuno, giusto?
“Sì, i medici possono scegliere perché c’è molta domanda e poca offerta. E non scelgono il Ps”.

Come ci siamo comportanti in corso di pandemia?
“Gli ospedali siciliani hanno retto, grazie alla buona volontà degli operatori sanitari e alla struttura commissariale. Ma tantissimi pazienti ordinari hanno dovuto rinunciare alle cure e sono tuttora in grave difficoltà, anche per patologie importanti”.

In futuro cosa ci aspetta?
“Abbiamo bisogno di una sanità migliore e di più lavoratori. A Villa Sofia e all’ospedale ‘Cervello’, a settembre, scade il contratto di duecento operatori socio sanitari. Va rinnovato con le assunzioni a tempo indeterminato. Altrimenti, l’emergenza che viviamo adesso sarà niente in confronto a quella che vivremo”. (Roberto Puglisi)

Giuseppe Bonsignore

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